Sebbene sia forte la voglia di esimersi dal commento di una prestazione tanto inattesa quanto indecorosa, è ancora più impellente la necessità di esercitare un diritto di cronaca a favore di chi non ha voce, di chi ha percorso centinaia di chilometri tra ieri ed oggi per raggiungere il Flaminio e subire un’immeritata umiliazione al cospetto di una squadra dalla storia inconsistente e dal modesto seguito.
Questo pezzo è per tutti quelli che avrebbero voluto vedere oggi negli occhi dei calciatori del Catanzaro, almeno per qualche secondo, la voglia di onorare quella maglia. Tuttavia, le principali responsabilità della disfatta non sono da individuare direttamente nell’area tecnica e nei calciatori (che in tale contesto hanno disputato un campionato oltre ogni aspettativa più rosea), ma da imputare alla precaria gestione della compagine societaria, incapace di produrre un programma di lungo respiro e all’affannosa ricerca di aiuti economici da soggetti pubblici. Ma questo è un ragionamento a parte, che vorrei posticipare in coda all’articolo. Per ora, fermiamoci a commentare la partita del Flaminio.
Dal momento che non c’è stata competizione ed il Catanzaro nulla ha fatto per vincere questa partita o creare difficoltà al proprio avversario (parola dello stesso Auteri nel dopo-gara), abbiamo deciso di inaugurare il concetto di “pagelle a perdere”.
Bruno 9 – Nel primo è spettatore non pagante, non fa filtro, non costruisce, non ne indovina una. Ti accorgi che è in campo quando rifila ad un avversario un dritto alla Cammarelle. Mette nelle condizioni la Cisco di passeggiare sui resti del Catanzaro nel secondo tempo.
Di Maio 8,5 – L’aria laziale lo rende estroso, cerca in ogni modo di innescare gli avanti della Cisco. Il capolavoro è la marcatura presepe, in collaborazione con capitan Gimmelli, sullo stacco di testa di Ciofani.
Gimmelli 8 – Sullo scatto riesce a perdere diversi metri anche da Ciofani, di cui tutto si può dire tranne che sia un fulmine di guerra.
Ciano 8 – La fascia sinistra del Catanzaro è un corridoio aperto per Babù. Che saluta, ringrazia ed infila un golasso.
Mosciaro 8 – Amarcord del miglior Moscelli, calcia sul portiere il rigore che potrebbe riaprire i giochi. Per il resto, si nasconde perfettamente dietro le rassicuranti sagome di Di Fiordo e Doudou.
Longoni 8 – Replica la stessa prestazione incolore dicembrina del Flaminio, mix di leziosimi inutili e di lunghe pause. Dimostra di essere un calciatore sopravvalutato, con scarsa capacità di incidere e trascinare, con più citazioni sui giornali che sui taccuini degli addetti ai lavori.
Montella 7,5 – Cerca di seguire le orme del compagno Bruno, trattenendo a più riprese e prendendo a calci gli avversari. “Macchia” la sua prestazione con qualche spunto e procurandosi il rigore.
Benincasa 7,5 – Tanta corsa, naturalmente a vuoto, e pochissime idee.
Corapi 7 – Non emerge, al cospetto dei proprio compagni, perché i suoi errori sono meno gravi e ricorrenti. E poi, nonostante tutto, prova a metterci il consueto impegno.
Vono 7 – Prende 4 gol, è vero, ma ne evita almeno altrettanti. Non è mai sicuro, e poi siamo davvero certi che quei due colpi di testa fossero imprendibili?
Di Cuonzo 6,5 – Offende poco, ma è l’ultimo a consegnarsi all’avversario. Un paio di buone sgroppate meritevoli di migliore fortuna.
De Franco, Lodi, Berger 6 – Entrano a frittata servita, il contributo che possono dare alla causa della Cisco è limitato.
Veniamo quindi all’intricato nodo della questione societaria. L’inattesa ricapitalizzazione dell’ancien regime è un messaggio chiaro: loro non hanno voglia di mollare. Le parole di circostanza non hanno alcun riscontro nei fatti. A questo punto, il mio ultimo pensiero è rivolto alle istituzioni. In un clima di crisi economica, con aziende costrette a chiudere bottega dalla congiuntura avversa e dall’improvvisa riduzione dei fatturati, con una manovra che impoverisce ulteriormente gli enti locali depauperandoli di risorse importanti, in una città, provincia e regione che non offrono servizi minimi essenziali ai cittadini, ritenete corretto continuare a finanziare questo gioco al massacro, che continua ad alimentare l’illusione di molti e gli interessi di pochi?
Lo dico a malincuore, ma l’FC Catanzaro non è un’azienda con un’utilità sociale, non ha impatto occupazionale né genera alcun indotto, ma serve solo per mantenere in piedi un carrozzone di piccoli interessi personali. Di conseguenza, non deve rappresentare una priorità per le vostre agende.
Parafrasando un recente editoriale del grande Eugenio Scalfari, vi trovate al cospetto di gente che “vuole fare i castelli con la sabbia asciutta”. Pertanto fate il vostro dovere, lasciate stare il facile consenso, tutelate i cittadini e le attività produttive del nostro territorio. Piuttosto che finanziare la perpetrazione di una gestione dissennata di una società privata.
La comunità civile ve ne sarà grata.
Francesco Guerrieri