Il consiglio regionale della Calabria ha approvato a maggioranza, in seconda lettura, la modifica dello statuto che riduce da 50 a 30 i consiglieri regionali. La nuova regola, resa necessaria dalla recente sentenza della Corte Costituzionale, prevede che nel prossimo consiglio regionale prenderanno posto 30 consiglieri più il presidente dell’assise legislativa. Lo statuto così modificato, inoltre, detta anche il numero degli assessori regionali, che dovranno essere in numero non superiore ad un quinto dei consiglieri regionali, uno dei quali diverrà vice presidente della giunta, ossia sei assessori. Di questi, 3 potranno essere esterni, gli altri 3 dovranno essere “pescati” tra i consiglieri regionali. Il consigliere che diverrà assessore, inoltre, sarà sospeso dall’incarico e al suo posto, finché sarà assessore, sarà cooptato il primo dei non eletti. Contro quest’ultima previsione si è detto il consigliere Damiano Guagliardi, della Federazione della Sinistra, che ha chiesto al consiglio di adottare la stessa regola dettata per i consigli comunali, allorquando i consiglieri nominati assessori decadono dalla carica. “La vostra – ha concluso Guagliardi nella dichiarazione di voto – è la difesa della casta”.
Il Movimento Cinque Stelle annuncia battaglia contro la nuova legge elettorale regionale, approvata dal Consiglio. A prendere posizione sono il deputato Francesco Molinari e il senatore Sebastiano Barbanti i quali evidenziano attraverso un comunicato “profili di incostituzionalità che faremo valere – aggiungono – nelle sedi opportune, la nuova legge elettorale approvata ieri dal Consiglio Regionale della Calabria. Mentre fuori dal Palazzo gli attivisti pentastellati – dicono – davano vita ad un sit in di protesta contro questa legge anti-M5S, dentro l’Aula si consumava un delitto alla partecipazione democratica dei gruppi politici che non intendono scendere a compromessi, fare alleanze e accordi con i partiti che rappresentano la casta. In altre parole che non intendono partecipare alle prossime elezioni regionali in coalizione con altri partiti, come nel caso del Movimento 5 Stelle”. La nuova legge elettorale, fanno rilevare, “prevede infatti una soglia di sbarramento al 15% per i partiti che si presentano da soli, mentre la soglia scende al 4% per quei partiti che si presentano in coalizione. Inoltre prevede la ripartizione del territorio regionale in tre circoscrizioni elettorali (Reggio Calabria – “Sud”, Cosenza – “Nord” e Catanzaro-Vibo Valentia e Crotone – “Centro”), invece che in cinque quante sono le province calabresi: su questo ora -spiegano – si attende il parere dell’ufficio legislativo del Consiglio per redimere un profilo di illegittimità costituzionale. La casta cambia le regole del gioco l’ultimo giorno utile, quindi, con uno sprint finale che non si era mai visto tra i banchi dell’aula. E corre ai ripari al “pericolo” Movimento 5 Stelle con questo obbrobrio normativo approvato da un Consiglio regionale decaduto, che avrebbe dovuto prendere atto – si legge ancora – della fine consiliatura e ratificare le dimissioni di un presidente di Regione condannato a sei anni di reclusione per reati commessi quando era ancora sindaco di Reggio Calabria. La politica che difende gli indagati, i pregiudicati e i condannati, le pensa tutte pur di lasciare i cittadini fuori dalle istituzioni, come se il potere e la gestione della cosa pubblica fossero esclusiva dei partiti e degli interessi privati che rappresentano. Come Movimento 5 Stelle – concludono – promuoveremo un ricorso di incostituzionalità al fine di ristabilire le regole del gioco democratico. Nonostante i loro maldestri tentativi siamo certi che i cittadini riusciranno comunque ad entrare a Palazzo Campanella”.