Grecìa Comune, in nome delle speciali origini storiche.
Immagino che dopo aver letto la presente nota, qualcuno o forse tanti penseranno che sia un’assurdità o, nella migliore delle ipotesi, una provocazione. Ma se è vero che Lido, come Piterà, come Sant’Elia, come Cava, come Signorello, come Campagnella, richiedono una autonomia sotto forma di nuovi enti comunali da istituirsi, allora anche il quartiere Grecìa ha diritti da rivendicare. E siccome sembra che qualche “mente geniale” residente a Catanzaro Lido abbia fatto scuola, oggi registriamo mille richieste per dividere il territorio. Non le condividiamo, ma se così deve essere, anche noi della Grecìa vogliamo esserci. Se diventare Comune Autonomo significa raggiungere la felicità su questa terra, anche noi vogliamo goderne e lo facciamo in nome della nostra specificità oltre che della tanto invocata autodeterminazione dei popoli sancita dalla Costituzione Italiana.
Il nostro quartiere, nucleo originario della città di fondazione bizantina, conserva ancora memorie affascinanti e sono individuabili i siti delle prime chiese dai titoli greci. Dove oggi sorge la bellissima chiesa del Carmine, secondo quanto affermano gli storici, nell’antico passato doveva sorgere probabilmente la sede principale del clero greco, ovvero S.Nicola Favatà. A tutt’oggi il nucleo abitativo “greco” mantiene il carattere edilizio prettamente “popolare”, eccezion fatta per alcuni palazzi di costruzione sette-ottocentesca limitrofi al complesso seicentesco carmelitano ma soprattutto si attesta quale nucleo arabo il quale, pur non avendo elementi di datazione certi, potrebbe risalire alla presenza islamica documentata dall’occupazione del territorio nel corso del X secolo e da permanenze, nel quartiere e dei rioni della Vallotta e di S. Barbara ad esso limitrofi, sia linguistiche che architettonico-urbanistiche del primo insediamento urbano.
Queste affascinanti origini che ci rendono orgogliosi del nostro quartiere, ne fanno una peculiarità all’interno della città di Catanzaro che merita di essere valorizzata. E siccome in questi ultimi mesi abbiamo scoperto che la valorizzazione di un territorio passa dal secessionismo, dall’autonomia, dall’indipendenza, anche il quartiere Grecìa vuole la sua fetta di torta. Non in segno di rivalsa verso qualcuno, ma solo per meglio usufruire delle proprie risorse e – ripetendo anche noi la solita cantilena che ormai tutti dicono – per spendere i nostri soldi all’interno del nostro circondario. Non vogliamo più che con le tasse raccolte nei quartieri “greci” si debbano costruire opere nei quartieri “latini”.
Un Comune autonomo ci salverà!
Il nostro quartiere, nucleo originario della città di fondazione bizantina, conserva ancora memorie affascinanti e sono individuabili i siti delle prime chiese dai titoli greci. Dove oggi sorge la bellissima chiesa del Carmine, secondo quanto affermano gli storici, nell’antico passato doveva sorgere probabilmente la sede principale del clero greco, ovvero S.Nicola Favatà. A tutt’oggi il nucleo abitativo “greco” mantiene il carattere edilizio prettamente “popolare”, eccezion fatta per alcuni palazzi di costruzione sette-ottocentesca limitrofi al complesso seicentesco carmelitano ma soprattutto si attesta quale nucleo arabo il quale, pur non avendo elementi di datazione certi, potrebbe risalire alla presenza islamica documentata dall’occupazione del territorio nel corso del X secolo e da permanenze, nel quartiere e dei rioni della Vallotta e di S. Barbara ad esso limitrofi, sia linguistiche che architettonico-urbanistiche del primo insediamento urbano.
Queste affascinanti origini che ci rendono orgogliosi del nostro quartiere, ne fanno una peculiarità all’interno della città di Catanzaro che merita di essere valorizzata. E siccome in questi ultimi mesi abbiamo scoperto che la valorizzazione di un territorio passa dal secessionismo, dall’autonomia, dall’indipendenza, anche il quartiere Grecìa vuole la sua fetta di torta. Non in segno di rivalsa verso qualcuno, ma solo per meglio usufruire delle proprie risorse e – ripetendo anche noi la solita cantilena che ormai tutti dicono – per spendere i nostri soldi all’interno del nostro circondario. Non vogliamo più che con le tasse raccolte nei quartieri “greci” si debbano costruire opere nei quartieri “latini”.
Un Comune autonomo ci salverà!
Odoardo Trapasso