Si è visto costretto a rivolgersi ad un gruppo di usurai per avere il denaro in modo da gestire un ristorante e con il ricavato riacquistare la sua attività posta all’asta. Sono gli ultimi sviluppi della vicenda che ha portato stamane all’arresto di otto persone nel Catnzarese accusate di usura ed estorsione aggravate dalle modalità mafiose. Gli arresti sono giunti al termine di un’indagine compiuta dalla squadra mobile e coordinata dalla Dda di Catanzaro. E’ proprio dal racconto fatto dall’imprenditore agli investigatori che emerge un quadro desolante sul fronte economico e creditizio. L’odissea dell’uomo ha inizio nel 2010 quando l’imprenditore, titolare di un ristorante in provincia di Catanzaro, si trova a dover fare i conti con la crisi economica. Improvvisamente le entrate si riducono fortemente e le spese aumentano in modo vorticoso. Nel giro di pochi mesi il ristoratore si trova a dover fare i conti con il fallimento della sua azienda e la messa all’asta del ristorante. La disperazione dell’uomo, secondo quanto emerge dalle indagini della squadra mobile di Catanzaro, e’ totale ma lui, con molta caparbieta’, tenta di rimettersi a lavoro per riacquistare il suo ristorante. In quei mesi cerca in tutti i modi di ottenere un prestito rivolgendosi a banche, finanziarie e anche agli amici piu’ stretti, ma cio’ che riesce ad ottenere e’ solamente una raffica di rifiuti. Dopo tante insistenze riesce ad individuare un villaggio turistico a Cropani dove puo’ gestire un ristorante ed un bar. Anche in questo caso, pero’, per avviare l’attivita’ servono soldi e per questo motivo si rivolge ad un gruppo di usurai che gli prestano 10 mila euro. Il lavoro inizia e, per i primi mesi, riesce a fronteggiare le rate da pagare e salda il suo debito. La speranza e’ sempre quella di liberarsi da quella spirale per tornare a gestire la sua precedente attivita’. Improvvisamente pero’ i presunti usurai lo estromettono dalle attivita’ del villaggio di Cropani e lo obbligano a pagare una fantomatica penale di 35 mila euro. Da questo momento in poi la situazione degenera al punto tale che l’imprenditore viene picchiato e minacciato anche di morte. Dopo l’ennesima aggressione, in occasione della quale gli usurai minacciano di bruciarlo vivo, l’uomo decide di denunciare l’accaduto e fa scattare l’operazione che ha portato agli otto arresti di oggi. In merito alla vicenda, il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, ha ricordato che “è proprio nei momenti di crisi economica che il fenomeno dell’usura si aggrava ancora di più”. Per il procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri, questa vicenda e’ il “caso emblematico di come da un piccolo prestito si possa aprire una voragine, con pretese assurde per riavere il denaro”.
Le richieste usurarie si sono concretizzate, in tempi recenti, anche con episodi di violenza e minacce nel domicilio della vittima, e nei confronti dei suoi familiari. In diverse occasioni, infatti, alcuni dei soggetti finiti nell’indagine si erano presentati direttamente a casa dell’uomo o nel suo paese di residenza, percuotendolo e minacciandolo di ucciderlo. In un caso erano entrati nella stessa abitazione della vittima, con minacce e aggressioni, incuranti del fatto che ci fossero gli altri componenti della famiglia, compresi i due figli.
Notevoli erano i collegamenti degli usurai con la criminalita’ organizzata della provincia di Crotone. In carcere sono finiti: Giuseppe Tropea, 36 anni, di Cropani, e Salvatore Macri’, 45, residente a Sersale; agli arresti domiciliari sono andati: Renzo Tropea, 29 anni, di Cropani; Carmine Tropea, 27, di Cropani; Rosetta Esposito, 37 anni, moglie di Giuseppe Tropea; Domenico Esposito, 35 anni, residente a Sersale e fratello di Rosetta Esposito. L’obbligo di dimora nel comune di residenza e’ stato imposto nei confronti di Vincenzo Talarico, 61 anni, di Sersale, mentre il divieto di dimora nel comune di residenza e’ stato disposto per Antonio Talarico, 50 anni, di San Pietro Apostolo. Nel corso delle indagini, e’ stato accertato che per due distinti prestiti di denaro di 10.000 euro, nonostante la restituzione dell’intera somma capitale, l’imprenditore era stato costretto a pagare interessi variabili tra il 150% e il 180% annui, nonche’ alla cessione di beni strumentali utilizzati per la gestione dell’attivita’ di ristorazione per un valore di alcune decine di migliaia di euro. I particolari dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa che si e’ svolta in Questura, alla presenza del procuratore Vincenzo Antonio Lombardo, del questore, Guido Marino, del capo della Mobile, Rodolfo Ruperti. A capo della famiglia Tropea ci sarebbe Giuseppe, quindi i fratelli minori, la moglie dello stesso Giuseppe e il cognato Domenico. Vincenzo Talarico sarebbe stato, invece, l’anello di collegamento tra i gruppi Macri’ e Tropea, con i contatti che gli stessi avrebbero avuto con le cosche del crotonese. Nell’abitazione di Domenico Esposito sono state rinvenute anche, nel corso della perquisizione, sei dosi di cocaina, per un peso complessivo di 4,7 grammi, un bilancino di precisione, 8 cartucce calibro 7,62 e dieci cartucce calibro 38. Per questo e’ stato anche deferito per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e possesso illegale di munizioni. Nel corso dell’operazione sono stati eseguiti sequestri preventivi per equivalente nei confronti di alcuni degli arrestati relativamente alle somme accertate essere capitale del prestito usurario, pari ad alcune migliaia di euro.
Il dispaccio.it