Questa domanda da un po’ di giorni a questa parte se la sono posti in molti, e gli usi civici sono il biglietto di presentazione della Legge Regionale Calabria datata agosto 2007, contenente in se un articolo con il quale i comuni calabresi rivendicano i terreni di loro pertinenza persi nei decenni. Più specificatamente molte persone ora si ritrovano ad affrancare dunque a ricomprare terreni già di loro proprietà con tanto di atto notarile. Per capire meglio portiamo un esempio, prendiamo come campione la città di Catanzaro, secondo alcuni atti storici, all’inizio del 1800 l’istituzione comunale catanzarese dava in usufrutto al Vescovato gran parte dei terreni di proprietà comunale, il Vescovato ha da parte sua venduto questi terreni senza alcun diritto, si sono susseguite le generazioni, questi terreni si sono via via frammentati in lotti sempre più piccoli, ceduti da padre in figlio o legittimamente rivenduti fino ad arrivare ai giorni nostri in cui gli attuali possessori di questi terreni si sono visti denudati delle loro proprietà, privati della legittimità di possedere quelle terre in cui con sacrifici hanno costruito una casa, in quanto all’epoca della cessione dei terreni al Vescovato i tecnici di allora avevano pensato bene di censire con tanto di cartografia i terreni in questione, rivendicando oggi la proprietà delle terre in quanto beni comunali o demaniali quindi inusucapibili, che possono essere però affrancati secondo indici e direttive dettate dalla stessa legge tra l’insorgere di tutti quei proprietari che impugnando tanto di atti notarili hanno sonoramente protestato. Alle proteste di coloro che hanno additato questa legge come strumento regionale per spillare denaro ai contribuenti le varie istituzioni regionali hanno risposto che non è obbligatorio affrancare, però se questa pratica non verrà inoltrata i terreni e le strutture soprastanti decorsi i termini non saranno più soggette più a nessun tipo di atto, dunque non vendibili e non donabili, in poche parole alla morte degli attuali proprietari i terreni non potranno essere donati ai successori ma diventeranno proprietà comunale. Da tecnico ho notato innumerevoli lacune nella forma della legge, in primis la totale inadeguatezza della propaganda e publicizzazione , infatti la maggior parte dei proprietari di terreni gravati da uso civico ne è totalmente inconsapevole, risultano disinformati anche i comuni, molti dei quali non sanno neanche cosa siano gli usi civici, le pratiche possono essere inoltrate solo da tecnici abilitati quali Ingegneri, Architetti e Geometri costretti secondo la legge a fornire una Perizia Giurata, dunque spese tecniche che vanno ad aggiungersi alle spese di affrancazione, risulta poco chiara la differenza tra le tre formule da adottare, cioè se il terreno è soggetto ad Affrancazione, Liquidazione o Legittimazione, poco comprensibile è anche la scelta di poter riacquistare solo terreni edificati, edificabili o ad uso industriale, mentre chi possiede terreni ad uso agricolo dovrà riconsegnare ai comuni di competenza terreni acquistati con grandi sacrifici. Le critiche da rivolgere a questa legge sono innumerevoli, una legge che andrebbe rivista e riassestata, cercando di realizzare finalmente uno strumento capace di rilanciare l’urbanistica regionale sempre più arretrata e controversa, senza inserire possibilmente articoli che hanno come scopo quello di ridare linfa vitale alle casse dei vari comuni.
Ing. Matteo ANDREACCHIO Urbanista CalabraFenice