di Maria Rita Galati – www.ildomanionline.it
CATANZARO
— Lottizzazioni di Giovino in “chiaroscuro”. La Regione chiede al
Comune di “chiudere la partita dei piani attuativi” entro la metà di
ottobre, liberando l’Ente decentrato sovrapposto “da questo impaccio”.
Partendo dal presupposto che l’assessorato regionale all’Urbanistica
vorrebbe evitare i commissariamenti per permettere all’amministrazione
comunale di decidere del destino del proprio territorio valorizzando
vocazioni e funzioni delle singole aree interessate alle decisioni
urbanistiche. Ad affermarlo è proprio il delegato alla Gestione del
Territorio della Giunta Loiero, Michelangelo Tripodi interpellato a
margine della conferenza stampa di presentazione dei Piani strutturali
associati, ieri mattina a Palazzo Alemanni. Ma c’è di più: alla
richiesta di un chiarimento che aiuti a fare luce sull’iter procedurale
che frena la decisione dei consiglieri comunali della maggioranza, alla
ricerca di garanzie sul fondamento giudirico delle delibere relative ai
piani attuativi, l’assessore regionale all’Urbanistica si spinge oltre
le semplici riflessioni e parla di “interessi catanzaresi” che
avrebbero influito sull’approvazione della legge urbanistica regionale
e quindi sulla disciplina urbanistica delle aree ricadenti nella Pineta
di Giovino. Inconsciamente forse fornisce anche una possibile via
d’uscita nella ricerca della soluzione che consenta al Comune di
decidere dell’utilizzo dell’ultima area verde della costa jonica
catanzarese, coniugando interessi pubblici e privati: l’applicazione
della legge 23/90 che prevede precisi limiti all’edificazione sulle
coste e che la nuova legge urbanistica regionale non ha abrogato. Il
famoso “articolo 58 bis” della legge regionale urbanistica – assicura
Michelangelo Tripodi – richiama quanto stabilito dalla legge 23/90
chiarendo in maniera univoca l’applicazione delle misure di
salvaguardia da adottare nei territori dichiarati di valenza
paesaggistico-ambientale.
«Ho detto e continuo a sostenere che la Regione, ovviamente se chiamata
in causa e se obbligata dalla legge, farà la sua parte – ha affermato
l’assessore all’Urbanistica -. Ovviamente vorremmo evitare i
commissariamenti perché pensiamo che rappresentano una soluzione
sbagliata a un problema invece molto serio: il problema di come si
governa un territorio, soprattutto il territorio del capoluogo della
Regione. Che non può essere affidato alla logica del commissariamento,
ovviamente». La gestione urbanistica deve essere improntata «ad
un’impostazione e ad una logica: ognuno si assume la responsabilità
delle scelte che vanno fatte per il territorio, delle vocazioni e delle
funzioni che vanno rispettate e assegnate. Quelle di Giovino sono aree
che nell’ambito del Piano regolatore generale, e anche di una
successiva variante introdotta in una certa fase, sono destinate a
funzioni di carattere turistico-alberghiero». Una funzione che resta
tale fino a quando non c’è una proposta di variante. Ipotesi, per altro
non contemplata al momento visto che – come spiega Tripodi – «è vigente
quella fase transitoria determinata dall’approvazione delle linee guida
della pianificazione territoriale, e dall’articolo 68 della nuova legge
urbanistica riformata (la numero 14), che prevede che entro 12 mesi
dall’entrata in vigore della legge urbanistica si dovrebbe procedere al
Pcsc. E mi sembra, tra l’altro, che il Comune di Catanzaro per
l’affidamento del Piano strutturale comunale al momento non abbia dato
alcun incarico, non abbia improntato nemmeno l’avviso pubblico. Ma il
mio – aggiunge Tripodi – non è un giudizio di merito, prendo atto che
questa è la situazione». L’assessore regionale, comunque, non sembra
escludere che in futuro quella destinazione, e quindi, il Piano
regolatore della città di Catanzaro possa essere modificato di nuovo.
«Abbiamo subito polemiche sulla vigenza e sui contenuti della legge
23/90 e dell’articolo 58 bis che sono collegate – spiega -. Le vicende
legate all’utilizzazione di queste aree e ai piani di lottizzazioni
sembrano essere collegate alla storia di queste leggi e di questi
articoli normativi (in particolare al dibattito sulla possibilità di
costruire a una certa distanza dalla costa, passata da 300 a 700 metri,
ndr) . Questi “interessi catanzaresi” hanno portato al punto tale da
tentare in qualche modo anche di mettere in discussione la riforma
urbanistica calabrese. Noi abbiamo detto utilizziamo la legge 23/90 che
è ancora vigente, non è abrogata, proprio perché prevede dei limiti
sull’attività edilizia sulla costa». Tripodi torna anche sul contenuto
della conferenza dei servizi del 24 novembre 2005 che approvò il Piano
attuativo dell’area dell’Alli – Giovino con tanto di articolo 4 sulla
“residenza stagionale e/o funzionale alla gestione delle strutture
turistico-ricettive fissata nella misura massima del 10%”. La stessa
norma stralciata d’ufficio – perché “non discussa in conferenza dei
servizi” – e quindi ratificata dal Consiglio comunale con la delibera
44. Lasciando agli imprenditori la possibilità di costruire al 100%
residenze stagionali, secondo la ricostruzione di Rifondazione
comunista i cui dirigenti provinciali e comunali con l’assessore si
sono confrontati la scorsa settimana. «La Regione non ha mai fatto
nessuna comunicazione per dire: c’è il 10% non c’è il 10%, proprio
perché non abbiamo difficoltà. Avevamo deliberato il commissariamento
della prima lottizzazione – ricorda – ma poi il Comune ci ha comunicato
che le delibere relative ai piani attuativi erano state trasmesse
all’Ufficio di Presidenza per l’approvazione in Consiglio comunale.
Abbiamo comunicato al commissario ad acta che c’era questa novità, il
commissario ad acta, l’architetto Walter Canino – sulla base di una
valutazione che ha ritenuto di fare – si è dimesso e quindi in questo
momento non c’è un commissario. Ci auguriamo che il Comune decida. Per
quanto ci riguarda: il commissario ha ritenuto di mettere a
disposizione il suo mandato, nella sua autonomia, tenendo conto anche
della disponibilità del Comune, e secondo me ha fatto bene. Però – ha
concluso Tripodi – vorremmo essere liberati da questo impaccio e quindi
chiederemmo al Comune di decidere presto e di assumere responsabilmente
tutte le decisioni conseguenti». Presto significa, dunque, metà
ottobre.
Alla luce dei “rudimenti urbanistici” forniti a sprazzi dalle
dichiarazioni di Tripodi, le riflessioni del capogruppo di Rifondazione
comunista, Eugenio Occhini, venute fuori qualche settimana fa in una
indimenticata conferenza dei capigruppo di maggioranza, potrebbero non
essere peregrine: se le norme attuative – a differenza dei piani
attuativi – non fossero state mai approvate, né dal Comune, né dalla
Regione, sarebbe in vigore il Piano regolatore generale che non prevede
nessun limite percentuale alle strutture residenziali. In questo caso
le delibere depositate dal settore Urbanistica si configurerebbero come
delle varianti al Piano regolatore, per cui anche le prescrizioni, e la
percentuale che limita la residenzialità stagionale, che dovrebbero
preservare Giovino da speculazioni edilizie tutelandone la vocazione
turistica, sarebbero prive di fondamento vincolante. E visto che è
stata un conferenza dei servizi a decidere di una precedente variante
nell’area in questione, le modifiche al Prg non potrebbero essere fatte
dal Consiglio comunale ma da un’altra conferenza dei servizi con gli
stessi attori protagonisti delle precedenti deliberazioni. Purtroppo i
consiglieri comunali alla ricerca di chiarezza si ingegnano e si
informano cercando di capire come si è arrivati a questo punto, senza
riuscire a trovare il bandolo della matassa. Mentre il tempo stringe e
la Regione bussa. Cosa fare di queste delibere? Qual è la via migliore
per tutelare la pineta di Giovino?
www.ildomanionline.it