Il Catanzaro interrompe la mini striscia positiva ad Avellino. Si sapeva che sarebbe stata una gara difficile, ma il risultato rischia di offuscare la prestazione degli uomini di Cozza soprattutto nella prima frazione di gara nel corso della quale hanno tenuto bene il campo sviluppando buone trame di gioco. Fatto sta che Pisseri più di una volta ha dimostrato tutto il suo valore esibendosi in interventi strepitosi sia su Biancolino che su Castaldo, le due punte di diamante irpine. Ma proprio quando tutto sembrava portare alla conquista di almeno un punto, Sirignano si è trovato a recitare il ruolo di protagonista in negativo. Avrà allargato “troppo” il braccio? Avrà realmente rifilato una gomitata? Non lo crediamo. Sta di fatto che per l’ennesima volta il direttore di gara e coloro i quali dovrebbero essere “collaboratori” o “assistenti” (chiamateli come volete) con una decisione amplificata proprio dall’assistente di linea, riducono in dieci i giallorossi.
Ciro Sirignano è incolpevole al 100%? Non si sa né interessa questo aspetto. Sta di fatto che il Catanzaro, rimasto in dieci, prende gol come fosse un orologio svizzero. Non sempre quando si rimane in inferiorità numerica si deve necessariamente perdere. La decisione di estromettere Russotto e inserire Carbonaro (impalpabile la sua prestazione) al di là dell’inferiorità numerica, ha abbassato troppo il baricentro della squadra e lanciato un messaggio chiaro ai dieci rimasti in campo. Della serie: assalto al Forte Apache. Il prologo ai due gol dei biancoverdi.
Perdere in casa della neocapolista ci può stare, soprattutto se si tratta del Partenio, campo storicamente ostico per i colori giallorossi (che mai nella loro storia sono riusciti ad espugnare), ma compromettere una buona prestazione per l’ennesima leggerezza/ingenuità è un vero peccato. In sala stampa il mister ha difeso a spada tratta il proprio giocatore, imputando al sig. Martinelli, unitamente ai suoi collaboratori, le colpe per un’espulsione che secondo Cozza non avrebbe dovuto essere comminata. Peccato. Certo è che se sono i direttori di gara ad essere prevenuti, sapendolo non si dovrebbe prestare neanche il fianco a certe interpretazioni.
Ancora una volta importante la presenza dei tifosi delle Aquile. Duecentocinquanta circa i presenti che a fine gara che hanno tributato un applauso di incoraggiamento ai propri beniamini. La settimana scorsa si parlava di aspirazioni e di Avellino quale crocevia per identificare gli obiettivi stagionali. Certamente la battuta di arresto impone discorsi votati alla prudenza ed alla conquista di posizioni più tranquille… e il mercato di riparazione oramai alle porte ci dirà quanto e cosa possono fare di più i giallorossi di Giuseppe Cosentino.
Avellino ha certificato dei limiti delle Aquile che in corso d’opera non riescono ad adattarsi alle situazioni. L’inferiorità numerica è un handicap, ma questo non può costantemente portare allo stesso risultato: la sconfitta. A Perugia ciò non è avvenuto anche per il piglio diverso e l’alta motivazione (il Catanzaro veniva da quattro stop consecutivi) degli uomini di Ciccio Cozza. Bisognerà alla svelta ricaricare le batterie e affrontare le varie gare con lo stesso piglio. La gara contro il Gubbio e poi il giro di boa per un girone di ritorno che si prospetta al calor bianco. Urgono rinforzi in tutti i raparti e siamo certi che Ortoli stia lavorando in silenzio per ottimizzare le risorse societarie e consegnare a Ciccio Cozza elementi che possano fare salire sia il tasso tecnico, che quello caratteriale. Quest’ultimo nel campionato in corso, sta venendo fuori ad intermittenza. Una caratteristica fastidiosa che andrà al più presto risolta. Con il Gubbio si saluta un fantastico 2012, nella speranza che il 2013 sia degno successore.
Ad un anno dalla scomparsa di Umberto Galati, il pensiero vola al suo sorriso che accarezza il nostro ricordo libero dagli stupidi calcoli dettati dal tempo. Sei sempre con noi.
Giuseppe Mangialavori