Trasformare il complesso dell’ex ospedale militare in una vera e propria “cittadella giudiziaria”, ospitandovi tutti quegli uffici attualmente sistemati in locali in fitto. E’ questa l’idea prospettata dal sindaco Abramo ai componenti della Commissione delle Manutenzioni degli uffici giudiziari, l’organismo misto a cui è affidato il compito di gestire e ottimizzare i locali in uso all’Amministrazione Giudiziaria. Un organismo di cui fanno parte il presidente della Corte d’Appello, il presidente del Tribunale, il Procuratore Capo, il presidente dell’Ordine degli Avvocati.
L’idea – che riprende l’originaria proposta avanzata ad Abramo dal Procuratore Capo Vincenzo Antonio Lombardo – è stata raccolta e presto sarà trasformata in una richiesta formale al Ministero della Difesa che, come è noto, ha già inserito il prestigioso complesso nel piano delle dismissioni demaniali. Della questione sarà informato anche il Ministero della Giustizia e contatti sono stati già presi dal sindaco con il sottosegretario Cosimo Maria Ferri.
La sistemazione degli uffici giudiziari nell’ex ospedale militare genererebbe indubbi vantaggi allo Stato e all’Amministrazione Comunale con un risparmio annuo valutabile intorno al milione e mezzo di euro. Inoltre, vista la sua collocazione strategica, la “cittadella giudiziaria” formerebbe un unico Polo della Giustizia assieme ai tre Palazzi (lo storico “Salvatore Blasco”, il “Francesco Ferlaino” e l’ala in via di completamento), nonché le sedi del Giudice di Pace di via Argento.
Il sindaco si è detto fiducioso sull’esito della trattativa avviata con il Ministero della Giustizia. Abramo ha ricordato che il Comune ha già richiesto formalmente la concessione gratuita dell’immobile, senza trascurare l’altra strada intrapresa, quella della rivendicazione della proprietà per via giudiziaria. In ogni caso, ha ribadito il primo cittadino, il Comune non consentirà mai la cessione dell’immobile ai privati, per cui la concessione per ospitare parte degli uffici giudiziari della città appare come la soluzione più ragionevole e conveniente sia per lo Stato sia per l’Ente locale.
