Si preferì il “silenzio dei colpevoli”, mentre in pochi alzavano la testa e denunciavamo lo stato reale delle cose.
Tutti colpevoli, i dirigenti incapaci di prendere decisioni per il bene dell’ente che dirigono, e solerti a guardare il loro interesse, gli amministratori locali piccoli politici attaccati ad un bracciolo di poltrona, ed i Clubs (tranne uno che allora protestò con noi).
E’ un dato di fatto: il Calcio riferito al Grande Catanzaro, oggi è morto e sepolto sotto l’infamia sportiva di quel fallimento e sotto l’incapacità di alzare la testa e lottare di coloro che avevano delle responsabilità da vigilantes. Responsabilità confusa con il potere di deridere chi come noi protestò con civiltà, fino a consigliarci “gentilmente” di desistere sostenendo che non era il momento e che ci avrebbero pensato loro a farlo nel momento opportuno.
Piccoli uomini, ieri come oggi, servi di un padrone senza denaro e gloria, pronti a vendere la nostra più grande realtà sportiva, il nostro più grande amore, per una crosta di formaggio ammuffita.
Forse per qualche singolo neofita individuo di allora, un sottile velo di ingenuità poteva essere il pretesto comprensibile dell’immobilismo; oggi non esiste nessuna giustificazione. Dopo i fatti di solo due anni addietro, quasi tre; nessuno può dire di non avere avuto esperienza in merito.
Pittelli eterno “promettente”, il notaio Guglielmo dimissionario, Improta (no comment), Longo, Logiudice dimissionario; tutti personaggi importanti ma senza l’ombra dei quattrini giusti per mantenere le promesse fatte. Ed ancora il nostro grande difensore degli anni d’oro, Silipo, il bravissimo allenatore di ragazzi Franco Cittadino, ve ne fossero come lui…, entrambi esonerati. Ed Oggi Cuttone che si presenta puntando ai Play-off sulla base delle promesse ricevute da Improta, e solo dopo 4 giorni, punta più realisticamente alla salvezza, sulla base delle constatazioni personali di una società inesistente.
Era già tutto amaramente e facilmente prevedibile, era stato scritto anche questa volta, ma ancora una volta si è preferito il prosciutto sugli occhi. Orbene non ci si pianga a dosso, questo è quanto meritiamo come città.
Senza un imprenditore serio che prende le redini del gioco e che decide dei propri soldi in modo personale e diretto, senza interferenze di “capipolo e tifosetti” vari, difficilmente si raggiungono oggi obbiettivi importanti.
Cari Pittelli ed amici dei club giallorossi, prima di concedere la nostra fiducia, chiunque prende il comando delle Aquile, deve dimostrare di meritarla. Era questo quanto io dicevo in Agosto 2005 al primo incontro con la nuova dirigenza. Invece, già da quel Agosto, qualcuno abboccò alle lusinghe e si accodò con entusiasmo subito alla nuova cordata di elementi, quasi deridendo chi aveva seri dubbi.
Se si lascia uno stadio vuoto e deserto, i dirigenti sono costretti a fare di meglio e sul serio, e mettere da parte le promesse vuote. Il tempo dell’amore e delle presenze a prescindere è finito con la morte dell’Uesse. In pochi lo hanno capito, in pochi lo hanno applicato disertando fino a prova contraria il Ceravolo. Ora siamo punto e daccapo, addolorati per una lunga agonia annunciata a meno di miracoli. Fino a che faremo finta di niente e come asini chineremo la testa dinanzi le promesse vuote, continueranno ad approfittarsi del nostro amore cieco.
Serve una offerta seria di un mecenate, se ancora ne esistono. Serve un programma serio che punti sui giovani. Serve una dirigenza che non vuole sfruttare il calcio a Catanzaro per pubblicizzare i propri interessi personali. Servono poi i risultati. Serve un attimo di serietà reale e non solo promesse fatte di parole vuote e da persone che oggi agli occhi di chi ha memoria risultano poco credibili. Basta alle lenze ed agli ami tesi in attesa che i pesci grossi abbocchino per essere spennati a dovere.
Serve amore per il calcio, un gioco che ci stanno pian piano negando ed uccidendo.
Viva il mio amato Catanzaro.
Davide Pane