GIRONE Q: Al “Ceravolo” contro il Taranto i giallorossi finiscono in nove: troppi quattro espulsi in tre gare.
CATANZARO – Niente caffé per una settimana almeno, e camomilla per via endovenosa un po’ a tutti. Non ci sono alternative quando si raggiungono certi livelli. E quattro espulsioni in tre partite sono decisamente troppe. D’accordo, l’importante non è partecipare ma combinare qualcosa di buono. Ma, suvvia: non ci si gioca mica la promozione; solo qualche briciola di gloria per una Coppa Italia di cui, domani, ci saremo dimenticati tutti. Nella serata in cui il pianeta Marte dà spettacolo nel cielo ripulito dai primi acquazzoni post canicola, qui in terra – o meglio sul terreno del “Ceravolo” – a dare spettacolo sono i nervi tesi degli uomini di Braglia, molti dei quali un po’ sopra le righe in quanto a… agonismo. E così il Premio Oscar per il nervosismo si tinge di giallo e di rosso. Finiscono la gara in nove, e qualcuno deve ringraziare in parte la sua buona stella, e per il resto la distrazione dell’arbitro, se ha avuto l’opportunità di sentire il fischio finale. S’è corso il rischio di chiudere in sette una gara che i padroni di casa avrebbero potuto agevolmente condurre in porto con altro spirito ed altro risultato. Non si può dire che il Taranto, che in C1 già ci sta, abbia dimostrato chissà quali superiorità ; anzi. à stato il Catanzaro a condurre il gioco ed a combinare qualcosa in più. In tutti i sensi. E forse val la pena sottolineare come Ferrigno e compagni abbiano affrontato il finale di gara, senza farsi schiacciare dagli avversari numericamente superiori (e, a proposito, neanche il capitano quel finale l’ha disputato, per un cartellino rosso). Ma andiamo alla partita, nel senso stretto del termine: nella prima parte della gara (preceduta, fuori dallo stadio, da qualche scaramuccia tra tifosi pugliesi e forze di polizia impegnate a garantire l’ordine pubblico) le uniche cose da segnalare, a parte un tentativo di Corona al primo minuto di poco fuori bersaglio, sono gli infortuni che costringono Braglia e Brini a due impreviste sostituzioni. Doveva essere questo il campanello d’allarme di un certo nervosismo, ma nessuno ha colto il segnale. Al 22′ c’è il primo calcio d’angolo della partita, a favore dei padroni di casa, e primo vero pericolo per il portiere pugliese; dalla bandierina calcia Ambrosino che mette la sfera in mezzo all’area dove di testa Ascoli devia a rete indirizzando il pallone verso l’incrocio alla destra di Di Bitonto. L’estremo difensore tarantino riesce però ad impossessarsi della sfera. Al 25′ c’è il secondo corner, ed il Catanzaro va in vantaggio: dalla bandierina calcia Ambrosino che con un rasoterra serve Falco che di tacco fa proseguire la palla verso il centro dell’area dove Ferrigno insacca di potenza. Praticamente nulla la reazione dei pugliesi che solo nei minuti di recupero riescono ad organizzare una vera opportunità : Bennardo in area serve Catinali che tira a rete ma la conclusione viene respinta da Falco accorso a dare una mano in difesa. Nella seconda frazione di gioco accadono le cose meno apprezzabili: al 17′ inutile fallo di Ciardiello che scalcia Passiatore dalle parti del vertice sinistro dell’area ed è rigore. Protestano un po’ tutti e Falco dice qualcosa di troppo ad uno degli assistenti dell’arbitro. Viene espulso e abbandona il campo mentre Passiatore realizza il penalty con un rasoterra alla destra del portiere, completamente spiazzato nella circostanza. Poco più avanti, per un fallo compiuto nell’area avversaria, anche Ferrigno dovrà lasciare anzitempo. Al 30′, con il Catanzaro in nove uomini, Morelli cerca la conclusione dalla distanza e costringe il portiere alla difficile respinta. Al 32′ una buona combinazione tra Corona e Toledo impensierisce ancora una volta la difesa tarantina, ma il problema a quel punto e condurre in porto il pareggio.
Paolo Cannizzaro