Nel novembre del 1984, in udienza privata, Papa Giovanni Paolo II ricevette i medici del calcio. Fu per me una giornata memorabile, e, mentre arrivato il mio turno stavo per dire a Sua Santità dell’emozione e dell’entusiasmo suscitati in particolare negli sportivi dalla cerimonia svoltasi nello stadio di Catanzaro, il collega della Spal, mi interruppe per indicare al Papa che il collega vicino a me, il compianto Franco La Neve, cosentino, era il medico di Boniek. L’inopportunità del collega mi infastidì, ma ebbi occasione di reincontrare il Papa molti anni dopo e mi colpì il fatto che Egli, già malandato in salute, mi facesse il nome di un Vescovo calabrese. La coincidenza del periodo e la persistenza del ricordo, mi spinsero, nei giorni scorsi a recarmi allo stadio Ceravolo, anche perché in esso, nella spogliatoio degli arbitri, ricordavo esserci un prezioso quadro che ricordava l’avvenimento. Infatti, finito il rito papale, assieme all’allora presidente Pino Albano, ci recammo proprio nel locale ancora caldo si può dire della presenza del Papa, e, subito dopo, partimmo per raggiungere la squadra in trasferta. In viaggio, mi permisi di suggerire che sarebbe stato bello ed opportuno che della presenza del Papa negli spogliatoi restasse tangibile traccia. Pino Albano, con la sensibilità che lo ha sempre distinto, si impadronì dell’idea e le diede consistenza commissionando una incisione in metallo prezioso che, da allora, ha fatto bella mostra di sé negli spogliatoi degli arbitri. L’epigrafe su lastra rammentava che “In questa stanza Papa Giovanni Paolo II ha indossato i sacri paramenti per la solenne cerimonia del 6.10.1984” e, in incisone, un ritratto del Pontefice. Bene, una volta giunto allo stadio e chiesto se potevo dare un’occhiata a quei locali da me frequentati per oltre un trentennio, mi sono sentito dire che “negli spogliatoi non c’è più niente, sono vuoti”, perché nel contesto del fallimento dell’Unione Sportiva, tutto quello che era l’arredo dei locali era stato portato via. “Ma, dico, almeno il quadro del Papa lo posso cortesemente rivedere?” Vi è un momento di grande imbarazzo da parte di Daniele Marchio, il custode, risolto fortunatamente dall’intervento di Roberto Cirene, figlio del mitico Italo Cirene (predecessore dell’altrettanto famoso “Masino” Amato), detto “Guerra”. Oggi “Italuzzu”, classe 1912, assieme ai nove figli coltiva con lucidità i ricordi dei tempi in cui andava in bicicletta con berretto a visiera e pantaloni alla zuava. Roberto alla fine si sbottona e confessa che, malgrado le insistenti richieste degli svuotatori , egli e il custode ricordarono che il quadro dedicato a Wojtyla era stato un omaggio di Pino Albano per lo stadio, quindi al Comune di Catanzaro proprietario della struttura e, in definitiva, era da considerarsi patrimonio dell’intera città la quale non era sta fatta fallire come la ex gloriosa US. Seguendo quell’ispirazione, riuscirono appena in tempo a riporlo in maniera tale da sottrarlo alla spoliazione degli spogliatoi (mi si perdoni il bisticcio di parole) mirata anche al quadro, per rimetterlo al suo posto una volta esaurita la faccenda fallimentare. Grazie, quindi a Daniele e Roberto che, con sensibilità ad altri sconosciuta hanno fatto in modo che fosse conservato l’unico forse dei significativi ricordi di un grande giorno e di un grande Uomo. Giriamo la cosa all’Assessore di competenza in modo che venga formalizzato, una volta per tutte, che il quadro di cui abbiamo parlato è proprietà del Comune di Catanzaro, conformemente al buon senso ed alla volontà del donatore.
di Giuseppe Martino