Analizzare dal punto di vista tecnico l’“allenamento” di oggi al “Ceravolo” non è facile per chi scrive e soprattutto per chi come noi è prima di tutto tifoso. Analizzare invece le interviste del post partita obiettivamente anche per chi ha nel cuore il Catanzaro è antipatico ed imbarazzante, ma non si può soprassedere su alcune considerazioni fatte dal duo Cosentino-Cozza. Rispettiamo le idee di tutti ma giustificare questo inizio di torneo con una mera questione psicologica oppure, ancora peggio, puntando il dito su dei ragazzi che da poco si sono affacciati in un campionato serio non è il massimo. Sarebbe opportuno fare un passo indietro, riconoscere alcuni errori e porvi rimedio nel più breve tempo possibile.
Spesso si parla di fattori extra-calcistici per sviare dai veri problemi. Sarebbe più corretto invece sedersi a un tavolo e confrontarsi sulla preparazione atletica, su alcuni elementi che giocano fuori ruolo, su alcuni calciatori arrivati e ritenuti inutili giacché mai schierati, sui cambi nel corso della partita, sullo schieramento che si attua e sulle incompatibilità dei fiori all’occhiello del mercato estivo, Masini e Fioretti. Ma chi si dovrebbe confrontare? Cosentino e Cozza sono una sola persona e, per quanto bello e forte sia, questo legame, senza una figura “super partes”, può essere alla lunga deleterio.
Procediamo con ordine e partiamo dalla “gara” che oggi abbiamo visto: una resa per manifesta inferiorità a una squadra che mai aveva vinto a Catanzaro e che sembrava il Barcellona di Guardiola al nostro cospetto. Sono esattamente 9 i tifosi della capolista Frosinone e questo fa davvero rabbia perché a parti invertite e in una situazione di classifica come quella dei laziali chissà quanti catanzaresi ci sarebbero stati.
Cozza conferma il 3-4-2-1 ed affida a Mariotti l’ennesimo nuovo ruolo di questo torneo. Lo sposta a sinistra del tridente difensivo dopo che a Pisa aveva giocato a centrocampo, con la Nocerina sull’ala e a Viareggio nei 3 di difesa a destra. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. In porta torna Pisseri, Narducci e Papasidero sono gli altri 2 della difesa a 3 mentre Quadri e Ulloa giostrano a centrocampo con Squillace e Fiore a sinistra e a destra. Carboni che a Pisa era andato in panchina parte titolare con una vistosa fasciatura alla mano e insieme a Russotto ha il compito di sostenere Masini in avanti.
Il Frosinone si schiera con l’annunciato 4-3-3 e scorrendo i nomi della loro formazione comprendi subito perché ti superano di ben 14 punti. Niente di che per carità. Però dei canarini basta citare elementi come Frara, Santoruvo, Ganci e confrontare il loro curriculum con la stragrande maggioranza dei nostri per comprendere che se nel calcio hanno inventato le categorie è perché effettivamente qualche differenza esiste.
Quando inizia la partita il Frosinone, consapevole che il Catanzaro è in crisi e arriva da 3 sconfitte consecutive, ci attacca subito. Si è ancora all’inizio e mentalmente i più deboli tentano con tutte le armi di non soccombere. L’impegno e la corsa fanno parte di queste armi ma, mentre il Catanzaro per arrivare in area necessita di calci da fermo e palle buttate in avanti sperando nell’estro di qualcuno, ai gialloblu bastano due tre passaggi per arrivare al tiro con facilità, disponendosi a ventaglio nella nostra metà campo. Attorno alla mezzora è il miglior momento del Catanzaro che potrebbe pure passare in vantaggio, prima su calcio piazzato di Quadri, poi con Masini che, su azione d’angolo, di testa sfiora il palo a Zappino battuto.
Da questo punto in poi cala il buio pesto, ed è solo Frosinone. Prima una velocissima ripartenza dell’imprendibile Aurelio che si beve i nostri difensori partendo dalla propria metà campo, poi proprio allo scadere del primo tempo, su azione d’angolo il solito goal visto e rivisto tante volte in questo torneo. Corner di Ganci sul primo palo, difesa giallorossa che marca a zona e Blanchard che insacca alle spalle dell’incolpevole Pisseri. La ripresa inizia e il 3-4-2-1 iniziale viene trasformato in un 3-… Ci fermiamo perché ancora (come avvenne a Pisa dopo l’uscita di Benedetti) non abbiamo capito la disposizione della squadra nella ripresa. Entrano D’Agostino e Fioretti in luogo di Squillace e Carboni, con Fiore spostato sulla fascia sinistra: questa è l’unica novità che capiamo. Fatto sta che adesso il Frosinone gioca a sciogliere.
Dopo un dubbio intervento in area su Papasidero mentre sta per colpire di testa a porta vuota, il Frosinone smette di giocherellare e finisce di divorare palle goal. Nella nostra area dalla corsia di destra (quella sguarnita, dove era rimasto solo Mariotti) arrivano spesso in 5 contro due o comunque sempre in superiorità numerica. Malgrado l’imprecisione degli avanti avversari bastano altri due calci piazzati per mettere al sicuro il rotondo risultato con il minimo sforzo. Frara c’infila nello stesso modo che fece Barraco a Latina e Guncher su solita azione da palla inattiva. Mancano ancora 20 minuti alla fine e siamo davvero preoccupati che il povero Pisseri possa ancora raccogliere palloni nella nostra porta.
I ciociari si fermano e qua esce fuori cos’è il Catanzaro di adesso. Il solo Russotto, probabilmente deluso per l’umiliazione subita, si mette a giocare da solo mandando a quel paese schemi e moduli. Sugli spalti ci sono cori d’incitamento solo per lui, ma questa situazione racchiude tutto quello che è il Catanzaro attuale: un uomo solo che predica nel deserto. Infine l’altra chicca arriva quando sta per scoccare l’ultimo minuto di recupero e Masini non passa la palla al meglio piazzato Fioretti. In altri momenti avremmo parlato di egoismo classico dell’attaccante. In momenti come questo qualche dubbio ci sovviene: lo spogliatoio è veramente unito? I ragazzi come vivono questa situazione dove il solo interlocutore è Ciccio Cozza?
E ora veniamo al post partita, cioè alla conferenza stampa di Cozza e Cosentino su cui è necessario soffermarci. Premessa d’obbligo: speriamo che alcune dichiarazioni siano state dettate dalla delusione del post-partita. «La conferma del mister non è in discussione», dice Cosentino. Benissimo, perché pochissimi ne hanno chiesto la testa. Del resto, basta guardare gli applausi alla squadra a Pisa e quelli (pochi) di oggi a fine partita. Ma continuare così, aumentando ancor di più il peso e le responsabilità del tecnico (dopo le dichiarazioni di oggi) non crediamo che sia la strada giusta. Si dice che senza Cozza, Cosentino non andrà avanti. Noi vorremmo che questa dichiarazione – che rispettiamo – sia dettata dalla convinzione che Cozza è un buon tecnico, non da una presa di posizione dovuta a legami affettivi. Non è normale in ogni caso che un tecnico, cioè fino a prova contraria un dipendente della società parli da dirigente o addirittura come un socio. La proprietà è una cosa, il dipendente un’altra: avviene così anche nelle società non di tipo calcistico. E la proprietà oggi dovrebbe chiedere spiegazioni al mister per ciò che sta accadendo.
Una proprietà che ora c’è e che ha ridato il calcio a Catanzaro ma che non può confrontarsi con il tecnico senza una sorta di figura intermedia che curi gli interessi della stessa società. Si parla sempre di “progetto”, sbandierato ai quattro venti, ma che per forza di cose (vedi interventi corposi da fare in sede di mercato) dovrà essere rivisto. Cozza attualmente è nel pallone ed è forse un bene che in questa settimana abbia parlato pochissimo. Il motivo è semplice. Si continua a etichettare i DS o i DG come elementi della peggiore specie, dimenticando che proprio a queste categorie dovremmo rivolgerci per avere qualche elemento che possa sistemare una squadra assemblata male e in maniera confusa ad agosto. Ci si dimentica anche gli elementi inutili che abbiamo in rosa e che andranno ceduti, rivolgendosi sempre a DS o DG di altre società. Si arriva addirittura a sostenere che, in alcuni casi, il direttore sportivo possa portare alla rovina la società. Ma anche non avendo questa figura in società ci si può rovinare (vedi mercato estivo): i costi inutili aumentano, il pubblico e di conseguenza gli incassi diminuiscono. E comunque tutte le società professionistiche hanno un uomo-cuscinetto tra squadra/allenatore da una parte, presidente/società dall’altra. Un motivo ci sarà.
Sono frasi fatte quelle che vanno in voga oggi: compattarci, ripartire ecc ecc. Oggi bisogna pensare al campionato come se il Catanzaro fosse partito con una penalizzazione. Bisogna non disperdere quello che di buono è stato fatto nella scorsa stagione e per farlo occorre rendersi conto che la società del Catanzaro e di Cosentino non può essere anomala come lo è stato fino adesso. Adesso il Catanzaro andrà probabilmente in ritiro: un “classico” delle squadre in crisi. Tutto normale: possibile che per tutto il resto dobbiamo continuare ad essere anomali?
Salvatore Ferragina