“Non consentiremo a nessuno di chiudere la Fondazione Campanella senza serie garanzie per i 270 lavoratori. Siamo pronti a scendere in campo e ad occupare ad oltranza gli Uffici dell’Assessorato regionale se la vertenza dei lavoratori non si dovesse risolvere positivamente, assicurando agli stessi quel posto di lavoro che si sono conquistati con grande senso di responsabilità e, soprattutto, con grande professionalità. Gli errori del passato non possono in alcun modo ricadere sulla pelle dei dipendenti in virtù di un Piano di rientro capestro che sta già mettendo in serio pericolo la qualità dell’offerta sanitaria regionale. Se necessario, faremo sentire la nostra voce a Roma, nel corso del prossimo incontro del tavolo Massicci. Ecco perché, prima di arrivare ad azioni eclatanti di protesta, che naturalmente concorderemo con i lavoratori, chiediamo l’impegno di tutti, affinché questa vicenda sia portata a buon fine in tempi rapidi. In tal senso prendiamo per buone le dichiarazioni del presidente della giunta regionale Giuseppe Scopelliti che ha pubblicamente affermato di voler risolvere la questione della Fondazione nel giro di un mese. Siamo convinti che il suo impegno e l’impegno di tutti i consiglieri regionali, anche dell’opposizione, sarà decisivo ed in tal senso chiediamo unanimità di vedute per imporre al Tavolo Massicci non solo il proseguo dell’attività, ma il mantenimento di un numero adeguato di posti letto, condizione minima per assicurare ai calabresi un centro oncologico di eccellenza”.
E’ quanto ha dichiarato il segretario provinciale di Catanzaro dell’Ugl sanità, Vincenzo Ursini, a conclusione del tentativo di conciliazione avvenuto ieri tra il management della Fondazione e le parti sociali.
“Su questa vicenda – prosegue – chiediamo che si esprimano anche i candidati a sindaco della città, visto che uno di loro tra non molto dovrà affrontare tale problematica. Ricordiamo alle parti in causa che la Fondazione Campanella è nata nel novembre 2004 come atto d’indirizzo politico del governo nazionale, a seguito degli interventi dell’allora ministro Girolamo Sirchia, dell’ex presidente della giunta regionale Giuseppe Chiaravalloti, nonché dell’ex assessore alla sanità Gianfranco Luzzo e la stessa era stata sottratta alla Sicilia, regione che rivendicava la istituzione di un Centro oncologico di eccellenza come il nostro. E’ stata una “conquista sul campo”, arrivata anche per il grande impegno profuso dal compianto rettore Salvatore Venuta che aveva certamente una visione di grande respiro che andava ben oltre le continue beghe politiche di oggi, avendo avuto sempre come riferimento soltanto la cura e l’assistenza degli ammalati oncologici”.
“L’avvio di questo centro, – aveva sostenuto lo stesso ex ministro durante la sua visita a Catanzaro – rappresenta un momento importante per la sanità calabrese e potrebbe diventarlo per la altre regioni del Sud e per l’area del Mediterraneo”.
“Non crediamo – continua Ursini – che nell’arco di sette anni tale obiettivo sia cambiato. Anzi, le attività di assistenza e cura sono aumentate in maniera esponenziale. Al contrario, abbiamo assistito ad una continua riduzione dei fondi e se oggi il Centro oncologico continua ad erogare prestazioni di qualità ai tanti calabresi che altrimenti non avrebbero la possibilità di farsi curare fuori regione, lo si deve solo al grande impegno profuso negli ultimi due anni dal management aziendale che ha ridotto i costi di gestione all’osso”.
“Scongiurare la chiusura della Fondazione non è solo un doveroso atto di solidarietà nei confronti dei lavoratori che hanno sempre svolto il loro lavoro con competenza e professionalità, ma è soprattutto un dovere politico verso tutti i calabresi. Urge quindi che regione e università, in attesa di un accordo complessivo, stipulino nell’immediato un protocollo d’intesa per la sola Fondazione Campanella. Siamo convinti che nessuno si sottrarrà ai propri doveri e che alla fine prevarranno gli interessi generali dei pazienti e il diritto dei lavoratori ad avere un posto di lavoro”.