E’ stato assolto per totale incapacita’ di intendere e volere Marco Umberto Caporale, il 21enne catanzarese che a maggio 2009 ha ucciso sua madre, sgozzandola con un forchettone da cucina, nel quartiere marinaro del capoluogo. Il giudice dell’udienza preliminare Livio Sabatini, davanti al quale oggi pomeriggio si e’ concluso il giudizio abbreviato, ha disposto la misura di sicurezza del ricovero in una struttura sanitaria per almeno 10 anni a carico del giovane, per il quale il difensore, l’avvocato Francesco Gigliotti, aveva chiesto la permanenza in casa di cura per un tempo di molto inferiore, incontrando il consenso del pubblico ministero Paolo Petrolo. In giudizio sono stati presenti anche il padre e la sorella dell’imputato, che pero’ non si sono costituiti parte civile. L’assoluzione per Caporale era praticamente gia’ attesa, dopo che a marzo il perito nominato dal giudice, la dottoressa Francesca Palazzo – cui si e’ affiancato come consulente della difesa il dottore Massimo Rizzo – aveva concluso per l’incapacita’ del giovane al momento del matricidio. Marco Umberto Caporale rispondeva dell’omicidio volontario aggravato di sua madre, Maria Concetta Sacco, 53 anni, insegnante elementare, uccisa nel corso di una discussione nella tarda serata del 5 maggio 2010 a Catanzaro, nel quartiere Lido, nell’abitazione di famiglia che si trova sul lungomare. Quando i carabinieri sono accorsi in quella casa, dopo essere stati allertati da una telefonata con la quale si segnalava una violenta lite in famiglia, si sono trovati di fronte ad una scena agghiacciante. La porta dell’appartamento era aperta, il corpo esanime della Sacco era a terra, in una pozza di sangue. In casa c’erano il marito, Franco Caporale, 62 anni, pensionato Telecom, e la figlia Emanuela, 27, sotto shock. L’unico figlio maschio della coppia, Marco, era barricato nella sua stanza. I militari avevano a quel punto sfondato la porta della cameretta trovando il matricida con le mani alzate, in stato confusionale, con la maglietta e le braccia ancora sporche del sangue di sua madre, e con accanto un forchettone pure imbrattato di sangue, e piegato dalla forza dei colpi inferti alla donna. Finito in manette con l’accusa di omicidio il giovane Caporale, l’indomani, si era infine avvalso della facolta’ di non rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari. (AGI)