La Corte, inoltre, ha condannato l’imputato a risarcire le parti civili, la vedova e le tre figlie della vittima, per le quali l’avvocato Paolo Carnuccio (una delle figlie era rappresentata dall’avvocato Sonia Mirarchi) ha chiesto risarcimenti per un totale di circa un milione di euro riconoscendo, in attesa della definitiva liquidazione in sede civile, provvisionali immediatamente esecutive di 80.000 euro alla moglie, e di 20.000 euro ciascuna alle figlie. Il giudizio di primo grado si è chiuso, così, dopo un anno e due mesi dall’inizio del dibattimento, che risale al 7 novembre del 2013.
Era il 6 settembre del 2012, invece, quando l’imputato finì in carcere dopo che i carabinieri di Sellia Marina lo arrestarono a causa dell’aggressione perpetrata ai danni dei suoi parenti, avvenuta per la strada. Canino si trovava in via Corrado Alvaro, dove stava comprando della frutta da un venditore ambulante, quando all’improvviso era arrivato il cognato, Pugliese, che gli aveva sferrato tre coltellate, raggiungendo la vittima due volte all’addome ed una alla gamba.
Le urla di Canino avevano richiamato in strada la moglie, Assunta Sirianni, pure rimasta ferita ma in maniera non grave. Due giorni dopo, ancora in stato confusionale, l’arrestato si era poi avvalso della facoltà di non rispondere al giudice che lo aveva lasciato in cella, disponendo la custodia cautelare in carcere. Giorni dopo, e precisamente il 15 ottobre seguente, Pugliese lasciò il carcere per essere ricoverato in una casa di cura. Il giudice Giovanna Mastroianni, infatti, concesse all’uomo i domiciliari presso una struttura sanitaria, accogliendo in tal senso la richiesta dell’allora difensore del 79enne, l’avvocato Nicola Tavano, sulla scorta del contenuto di un’apposita consulenza psichiatrica effettuata dal dottore Mauro Notarangelo. (AGI)