Politicamente parlando siamo agli sgoccioli eppure il settore urbanistico sui tre colli vive giorni di grande agitazione.
Riunioni, diverbi, accordi e proteste si levano in un ottimistico slancio verso il momento del fare. Ora? Certo, qualcuno dirà che non è mai troppo tardi per far qualcosa di buono. Va bene allora vediamo un pò: l’area dell’ex gasometro verrà recuperata, gli spazi antistanti le stazioni ferroviarie non soffriranno più dell’atavico abbandono civico, il Piano Casa individuerà le zone da riqualificare e infine udite udite il parco commerciale Romani vedrà finalmente la luce.
Ohibò, da Torino a Venezia passando per Milano e Belluno, più di qualche emigrante è cascato dalla seggiola. Daveru fannu tutti sti cosi? Pare di sì o almeno c’è da augurarselo. Ma scusate, questo significa che tutti gli altri problemucci sono già stati risolti? Giusto per dirne una, è notizia di pochi giorni fa che nel quartiere marinaro non arriva la posta per via del fatto che l’unico portalettere esistente è in malattia (causa infortunio).
Sarebbe troppo semplice dire che in viale Isonzo al numero 222 c’è più di qualche onesto cittadino che vive in ostaggio. E sarebbe forse troppo banale dire che il degrado impera nelle periferie. E siii, mò s’inventaru u sport de chiri chi vannu cercando degrado. A Pontegrande c’è degrado, alu Corvu c’è degrado, ala Fortuna c’è degrado… Beh in effetti se guardiamo gli scatoloni e l’immondizia ammassata davanti la provincia o nella piazzetta davanti la chiesa del San Giovanni c’è poco da stare allegri. Siamo in pieno centro eppure il degrado e il poco senso del decoro sono evidenti. Possibile che nessuno se ne sia accorto?
Lo scarso senso del decoro non è solo un problema della città. Metaforicamente parlando, la nostra squadra di calcio è stata ammucchiata nel cassonetto della mondizia e abbandonata per anni. Di tanto in tanto passava qualche netturbino che si faceva pagare per spostarla nel cassonetto accanto. Anche una minestra riscaldata avrebbe avuto un sapore meno vergognoso. Sareste voi cosi lungimiranti da valervi dei servizi degli stessi netturbini?
Cambiamo argomento, parliamo della suddivisione del territorio in cinque macro aree. A detta dell’assessore Talarico “questo, negli anni, ha ingenerato la mancanza di un senso di appartenenza unitario degli stessi cittadini catanzaresi”.
Quindi, per risolvere il problema dell’appartenenza, la città si doterà di una nuova segnaletica stradale. Facciamo un esempio: la macroarea Catanzaro Centro includerà la porzione di città che si estende da viale Pio X a viale Cassiodoro. E questo per garantire la fluidità della circolazione e ovviamente anche la sicurezza.
E patapum, sono caduti dalla seggiola anche gli ultimi emigranti che avevano resistito con tenacia. Tutti giù per terra. Amico mio dove ti trovi? Alu centru, siccome non ti vedo bene puoi alzare la mano? Guardami guardami staju sagghiendu da Sala… E no! l’assessore ha detto che se la chiami Sala poi qualcuno pensa che è un comune della provincia di Catanzaro, si vabboh, ma eu non è ca mi sentu proprio du centru… a proposito, non è ca mi fannu l’isola pedonala a Stratò? Ca poi duva parcheggiu?
Il senso di appartenenza è un’espressione forte. Ci permettiamo di suggerire altri spunti per descrivere il senso di appartenenza. Ad esempio quello sportivo che per decenni è stato l’unico vessillo della nostra piccola città. Piccola si, ma amatissima e fedelissima. Una rupe ventosa ingorda e cattiva che, come una grossa calamita, attrae i suoi abitanti, anche quelli che riescono a sgattaiolare fuori dal Sansinato. Eppure tutti, vicini e lontani, abbiamo sempre ripetuto con orgoglio il nome della nostra città. Perchè era un simbolo di riscatto sociale. Una bandiera gonfia del vento impetuoso che scuote i tre colli. La regina del Sud.
Eravamo fieri della nostra città perchè l’unico motivo di orgoglio era una squadra di calcio. E due anni di serie B hanno dimostrato senza alcuna ombra di dubbio quanto forte e saldo fosse il legame che univa i cittadini al calcio, i tifosi alla città. E la politica cosa ha fatto in questi anni? Che tipo di interventi possiamo annoverare se non una serie di languide spargizioni monetarie?
L’elezione di Scopelliti sembra aver dato il colpo di grazia a questa città che ogni giorno si scopre più povera. Ed è un dato di fatto, non il solito allarmismo. Ma l’emigrante vive nella patria della Lega dove la politica amministra la cosa pubblica fornendo servizi e godendo di quello che un buon amministratore è capace di fare per il proprio territorio. Cosa hanno fatto i nostri politici con Catanzaro Capitale? per dirla alla Cetto Laqualunque: na beata minchia. E non è una questione di colori politici, perchè quando si fa qualcosa per la propria città lo si fa senza guardare al colore delle bandiere.
E invece i nostri politici continuano a sventolare la propria bandiera animati da una rivalità e da una indifferenza che a noi cittadini e tifosi non ci appartiene. Alla stregua delle partite in payperview, ci siamo ridotti a fare il tifo per questo o quel politico di turno, ritenendolo a torto o a ragione il meno peggio. E ci adeguiamo alla cultura del rassegnamento. Siamo pronti a chiudere gli occhi purchè si faccia qualcosa. Facciamo il tifo per qualche imprenditore. Preghiamo l’arrivo del messia e infine ammiriamo chiunque abbia il coraggio, l’incoscienza o la stupidità di lottare contro questo sistema. Caro amico e tifoso, verranno a chiederti del nostro amore e lo faranno con un santino elettorale.
Riunioni, diverbi, accordi e proteste si levano in un ottimistico slancio verso il momento del fare. Ora? Certo, qualcuno dirà che non è mai troppo tardi per far qualcosa di buono. Va bene allora vediamo un pò: l’area dell’ex gasometro verrà recuperata, gli spazi antistanti le stazioni ferroviarie non soffriranno più dell’atavico abbandono civico, il Piano Casa individuerà le zone da riqualificare e infine udite udite il parco commerciale Romani vedrà finalmente la luce.
Ohibò, da Torino a Venezia passando per Milano e Belluno, più di qualche emigrante è cascato dalla seggiola. Daveru fannu tutti sti cosi? Pare di sì o almeno c’è da augurarselo. Ma scusate, questo significa che tutti gli altri problemucci sono già stati risolti? Giusto per dirne una, è notizia di pochi giorni fa che nel quartiere marinaro non arriva la posta per via del fatto che l’unico portalettere esistente è in malattia (causa infortunio).
Sarebbe troppo semplice dire che in viale Isonzo al numero 222 c’è più di qualche onesto cittadino che vive in ostaggio. E sarebbe forse troppo banale dire che il degrado impera nelle periferie. E siii, mò s’inventaru u sport de chiri chi vannu cercando degrado. A Pontegrande c’è degrado, alu Corvu c’è degrado, ala Fortuna c’è degrado… Beh in effetti se guardiamo gli scatoloni e l’immondizia ammassata davanti la provincia o nella piazzetta davanti la chiesa del San Giovanni c’è poco da stare allegri. Siamo in pieno centro eppure il degrado e il poco senso del decoro sono evidenti. Possibile che nessuno se ne sia accorto?
Lo scarso senso del decoro non è solo un problema della città. Metaforicamente parlando, la nostra squadra di calcio è stata ammucchiata nel cassonetto della mondizia e abbandonata per anni. Di tanto in tanto passava qualche netturbino che si faceva pagare per spostarla nel cassonetto accanto. Anche una minestra riscaldata avrebbe avuto un sapore meno vergognoso. Sareste voi cosi lungimiranti da valervi dei servizi degli stessi netturbini?
Cambiamo argomento, parliamo della suddivisione del territorio in cinque macro aree. A detta dell’assessore Talarico “questo, negli anni, ha ingenerato la mancanza di un senso di appartenenza unitario degli stessi cittadini catanzaresi”.
Quindi, per risolvere il problema dell’appartenenza, la città si doterà di una nuova segnaletica stradale. Facciamo un esempio: la macroarea Catanzaro Centro includerà la porzione di città che si estende da viale Pio X a viale Cassiodoro. E questo per garantire la fluidità della circolazione e ovviamente anche la sicurezza.
E patapum, sono caduti dalla seggiola anche gli ultimi emigranti che avevano resistito con tenacia. Tutti giù per terra. Amico mio dove ti trovi? Alu centru, siccome non ti vedo bene puoi alzare la mano? Guardami guardami staju sagghiendu da Sala… E no! l’assessore ha detto che se la chiami Sala poi qualcuno pensa che è un comune della provincia di Catanzaro, si vabboh, ma eu non è ca mi sentu proprio du centru… a proposito, non è ca mi fannu l’isola pedonala a Stratò? Ca poi duva parcheggiu?
Il senso di appartenenza è un’espressione forte. Ci permettiamo di suggerire altri spunti per descrivere il senso di appartenenza. Ad esempio quello sportivo che per decenni è stato l’unico vessillo della nostra piccola città. Piccola si, ma amatissima e fedelissima. Una rupe ventosa ingorda e cattiva che, come una grossa calamita, attrae i suoi abitanti, anche quelli che riescono a sgattaiolare fuori dal Sansinato. Eppure tutti, vicini e lontani, abbiamo sempre ripetuto con orgoglio il nome della nostra città. Perchè era un simbolo di riscatto sociale. Una bandiera gonfia del vento impetuoso che scuote i tre colli. La regina del Sud.
Eravamo fieri della nostra città perchè l’unico motivo di orgoglio era una squadra di calcio. E due anni di serie B hanno dimostrato senza alcuna ombra di dubbio quanto forte e saldo fosse il legame che univa i cittadini al calcio, i tifosi alla città. E la politica cosa ha fatto in questi anni? Che tipo di interventi possiamo annoverare se non una serie di languide spargizioni monetarie?
L’elezione di Scopelliti sembra aver dato il colpo di grazia a questa città che ogni giorno si scopre più povera. Ed è un dato di fatto, non il solito allarmismo. Ma l’emigrante vive nella patria della Lega dove la politica amministra la cosa pubblica fornendo servizi e godendo di quello che un buon amministratore è capace di fare per il proprio territorio. Cosa hanno fatto i nostri politici con Catanzaro Capitale? per dirla alla Cetto Laqualunque: na beata minchia. E non è una questione di colori politici, perchè quando si fa qualcosa per la propria città lo si fa senza guardare al colore delle bandiere.
E invece i nostri politici continuano a sventolare la propria bandiera animati da una rivalità e da una indifferenza che a noi cittadini e tifosi non ci appartiene. Alla stregua delle partite in payperview, ci siamo ridotti a fare il tifo per questo o quel politico di turno, ritenendolo a torto o a ragione il meno peggio. E ci adeguiamo alla cultura del rassegnamento. Siamo pronti a chiudere gli occhi purchè si faccia qualcosa. Facciamo il tifo per qualche imprenditore. Preghiamo l’arrivo del messia e infine ammiriamo chiunque abbia il coraggio, l’incoscienza o la stupidità di lottare contro questo sistema. Caro amico e tifoso, verranno a chiederti del nostro amore e lo faranno con un santino elettorale.
Davide Greco