Vanificato il lavoro di un anno con una non-prestazione sportiva denigrante, aberrante, irriverente sotto gli occhi di tremila cuori giallorossi presenti al “Flaminio” e di chissà quanti altri collegati via radio o via internet. L’ennesima umiliazione per una vergogna infinita di un questo scapestrato circo che forse farebbe meglio a chiudere i battenti: Società Colpevole – Squadra Complice dell’ennesimo “delitto sportivo” compiuto e perpetrato sempre a danno dei “soliti” tifosi; a questo punto domenica prossima sarebbe meglio non giocare, il tradimento di ieri equipara la splendida cavalcata della truppa di Auteri ad una qualunque anonima stagione di C2. Gli eroi del campionato, nella partita più importante della stagione hanno contribuito ad umiliare, come se non bastassero già le vicende societarie, un popolo che contro tutto e tutti, per l’ennesima volta, si era messo in marcia per sostenere chi finora aveva onorato la maglia portata sulle spalle.
Nessuna attenuante, neanche mesi e mesi di stipendi arretrati, giustificano la farsa andata in scena in questa finale. Vergogna è la parola consentita, ma la terminologia per rendere l’idea del penoso ed indecoroso spettacolo offerto al pubblico sarebbe ben altra. Società deprimente, immobilismo imprenditoriale degno di una buona prima categoria sono i fautori di questo sfascio calcistico cittadino. Le mezze figure gialle in campo sono gli attori protagonisti dell’epilogo imbarazzante di una navigazione a vista iniziata appena quattro anni fa e che lentamente sta portando questa “carretta” ad una nuova deriva.
Ieri in campo, al cospetto di una Cisco Roma ordinata, volenterosa ed in ottima forma fisica e mentale, sono scesi in campo undici conigli bagnati, timorosi e rassegnati ad un epilogo che dopo appena ventidue minuti sembrava già scritto, e che dopo novanta aveva tramutato il sogno nel peggiore degli incubi. Una partita mai iniziata per un Catanzaro che da tifosi ci vergogniamo ad identificare come tale. Non una sconfitta sul campo, ma una rinuncia palese ad affrontare l’avversario. Una prestazione scandalosa di una compagine che ha trovato nel suo allenatore l’unico vero uomo in uno staff che, tra finti atteggiamenti addolorati e meschine lezioni di autolesionismo, ha contribuito a calpestare un simbolo. Un vessillo, oggi, forse da ammainare e conservare gelosamente per mantenere intatti almeno i ricordi dei veri eroi del passato, dei Vignando di turno per intenderci, con cui queste mezze figure non hanno per fortuna niente a che fare.
Domenica prossima nessuna partita dovrebbe andare in scena al “Ceravolo”. Chi ieri ha “passeggiato” sul prato verde del “Flaminio” farebbe bene a starsene a casa con le proprie famiglie così come avrebbero dovuto fare i tifosi giallorossi presenti a Roma. Tempo sottratto a figli appena nati, tempo sottratto a mogli e fidanzate, tempo sottratto a gite fuori porta per assistere increduli e disarmati ad una farsa indegna. Tabula rasa di tutto e tutti come unica vera soluzione per dare un taglio al passato, per recidere un cordone ombelicale fatto di figuranti e di miseri interessi personali che hanno finito con il prevalere sull’interesse comune. La dignità è stata calpestata, l’onore è andato a farsi strabenedire e l’unico rimedio possibile è il reset!!!
Stanchi di tutte le umiliazioni subite in questi vent’anni di anonimato, ieri chi è sceso in campo ha dato il suo onesto contribuito alla causa. Non su di loro tutte le colpe delle disastrose gestioni calcistiche cittadine, ma giusto la ciliegina sulla torta con l’aggravante dell’illusione di poter comunque uscire dal baratro grazie al contributo di qualcuno che finalmente dimostrava di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Invece nulla, figli di questo calcio moderno, autori di prestazioni come tutte le altre maturate in tutti i play-off disputati. Il film si ripete ed il finale è sempre solito.
Massimo Saverino