Per la più lunga trasferta del campionato circa cento i tifosi al seguito delle Aquile Giallorosse.
Al piccolo stadio di Atessa Provenza manda in campo la formazione annunciata con una sola variante obbligata, rispetto a quella vincente contro l’Andria.
Rientra Armenise e Ciano è spostato a destra, ma la prima sorpresa è che sarà il terzino barese a giocare da esterno alto a sinistro e non Tomi, il quale è messo dietro per marcare più da vicino il temuto attaccante Grillo.
I primi dieci minuti vedono un Catanzaro leggermente in difficoltà e per via di alcuni appoggi sbagliati, soprattutto dalle retrovie con Di Maio, consente alla Val di Sangro di rendersi pericolosa e Mancinelli è costretto subito a impegnarsi per neutralizzare un pericoloso colpo di testa del centravanti Memmo.
C’è ancora spazio per qualche azione degli abruzzesi ma poi il maggior tasso tecnico del Catanzaro prende il sopravvento e i giallorossi cominciano a giocare.
Le migliori occasioni capitano tutte sui piedi di Mangiacasale, per almeno tre volte la piccola ala giallorossa potrebbe sbloccare il risultato ma nel momento di concludere a rete, come a Scafati, non è concreto, c’è anche un bel tiro di Armenise da fuori che sfiora il palo.
Nel secondo tempo in campo ci va solo il Catanzaro ma la voglia e la cattiveria per vincere questa partita onestamente non si sono viste.
Troppo leziosi sotto porta e tanti fraseggi che in un campo piccolo come il “Montemarcone” servono poco.
Gli abruzzesi stanno dietro e cercano di difendersi con ordine dagli attacchi spuntati del Catanzaro e più passano i minuti e più il rischio beffa è dietro l’angolo.
A dodici minuti dal termine Zaminga commette fallo su Grillo e lo stesso da circa 25 metri lascia partire un fendente che s’insacca imparabilmente sulla destra di Mancinelli, grazie anche a una vistosa deviazione della barriera.
I dieci minuti finali rimanenti servono a poco, il Catanzaro compie i cambi che cambiano poco il volto di una partita ormai ampiamente compromessa e gettata alle ortiche.
Prima di analizzare tecnicamente e tatticamente la sfida di ieri c’è subito da dire come premessa che il Catanzaro in campo è sembrato scendere con poca voglia di voler vincere a tutti i costi la partita, non c’è stata l’intensità vista contro l’Andria e sotto porta spesso si è arrivati con poca concretezza.
Siamo stati “carini”, quasi da amichevole, quasi provassimo schemi e soluzioni, eppure ci giocavamo una fetta importante di campionato.
Non è mancata solo la cattiveria, sia chiaro, oltre all’approccio alla partita anche tatticamente qualcosa non è andata per il verso giusto.
Il modulo previsto era il 4-4-2 ma troppo spesso i nostri attaccanti erano lontano dalla porta, Caputo ha giocato quasi da rifinitore e spesso arretrava sino alla linea di centrocampo precludendo gli inserimenti di Berardi; Iannelli invece che non è una vera prima punta, specie nella ripresa, che come detto vedeva la Val di Sangro chiusa nell’area di rigore, stava largo a sinistra e se le migliori occasioni erano di Mangiacasale che non è uno stoccatore nato (vedi occasioni sciupate) ci chiediamo chi potesse segnare nel Catanzaro e per chi dovesse rifinire eventualmente il lezioso Caputo.
Nel miglior momento del Catanzaro ci si aspettava qualche cambio che è arrivato quando ormai eravamo in svantaggio e non ha cambiato la fisionomia della partita, infatti, anche la “seconda” punta Montella che entrava al posto di Iannelli, giocava largo per come sono le sue caratteristiche e se negli ultimi dieci minuti, Di Maio è andato a fare il centravanti, vorrà dire che qualcosa dal punto di vista tattico è mancata.
D’ora in avanti è necessario che il Catanzaro riprenda a essere concreto a costo di essere meno bello, altrimenti ci rimarranno solo i complimenti dei tecnici avversari (vedi dichiarazioni di Petrelli ieri) ma i goal per vincere bisogna farli, occorre tirare in porta anche da fuori e se arrivano palloni in area Mangiacasale non potrà mai essere lo stoccatore finale e non capiremo mai per chi dovrà rifinire il nostro miglior cannoniere Caputo che ieri, oltre che ad essere indisponente per tocchettini fuori luogo e tiri della “pupa” ha giocato da trequartista arretrato, senza un attaccante davanti e senza che nessuno s’inserisse, per conferma chiedere al portiere abruzzese che malgrado l’assedio, non ha effettuato neanche una parata.
SF