Appena tredici gare alla fine del torneo e il Catanzaro fallisce una ghiotta opportunità consegnando su di un piatto di argento tre punti ad un Latina capolista ma non per questo trascendentale. Il Catanzaro mai come domenica ha meritato di perdere. Lo ha meritato perché ha peccato di presunzione dopo la tanto sbandierata (dolce…) prudenza post barlettana. Fa rabbia, tanta rabbia soprattutto perché certi aggiustamenti da fare con il garbo del caso, sono stati apportati come se il Catanzaro non avesse avuto l’opportunità o meglio l’assoluta necessità di fare assimilare schemi alle new entry e creare la giusta amalgama tra vecchi e nuovi.
E così ci si è ritrovati innanzi ad un inesistente (per essere buoni) Sabatino, un appena mediocre Castiglia e un appena sufficiente Pompeu da Silva. Bacchetti ha ben figurato ma, per quanto riguarda i nuovi ingaggi, forma mentale, fisica e assimilazione degli schemi (domenica totalmente assenti) hanno latitato. Molto strano per un attento osservatore come Ciccio Cozza. Una défaillance ci può stare, ma quello che irrita è il modo nel quale è maturata. Il Catanzaro questa volta non può prendersela con l’arbitro. Ha snaturato gli equilibri appena faticosamente conquistati e ha offerto una seppure minima reazione solo grazie a qualche spunto dell’ottimo Fiore.
Quanto sopra è semplicemente la constatazione dell’accaduto e se è permesso, una costatazione serena dei fatti che sono stati purtroppo negativi per i colori giallorossi e per tutti quei tifosi che, malgrado la pessima prestazione offerta, hanno dedicato un coro di incoraggiamento a fine gara. Ma resta il fatto che certe prestazioni senza senso non dovranno ripetersi. Le interpretazioni in qualsiasi accadimento della vita, possono essere molteplici, l’importante, per cercare di invertire il corso degli eventi, è prendere serenamente atto della realtà altrimenti ci si potrebbe illudere del contrario rischiando così di essere fagocitati dalla propria presunzione.
Ora c’è solo da mettersi a capo chino e lavorare, senza fare i permalosi circa le sacrosante rimostranze post-Latina, anzi cercando di tacitarle con una reale e fattiva prudenza/umiltà che in questi casi non è mai troppa. L’abbondanza delle risorse umane messe a disposizione dal Presidente Giuseppe Cosentino dovrà implementare le potenzialità dell’organico soprattutto perché certi sacrifici sostenuti nel mercato di riparazione sono stati fatti nella prospettiva del prossimo campionato, ma anche strizzando l’occhio ad orizzonti oramai lontani… anche se… Non ci vestiamo né da massimalisti, né da minimalisti. Siamo solo alla ricerca di un sano realismo che sia foriero di buoni frutti, nell’interesse di tutte le componenti alle quali sta cara la causa giallorossa. Non ci sono amici o nemici, tifosi o non tifosi. Certo è sacrosanto pungere con fini costruttivi al fine di non assistere ad una riedizione della partitaccia nel corso della quale Pisseri & C. avranno anche patito gli strali della dea bendata ma paradossalmente ne sono stati devoti alleati.
Giriamo pagina alla svelta soprattutto perché il Benevento è alle porte. I campani domenica tenteranno il sorpasso in una gara che si prospetta difficilissima. A tredici gare dal termine è sempre più arduo dire che c’è ancora tanto tempo per recuperare. L’auspicio di tutti è che mister Cozza ed i suoi uomini bissino imprese come quella di Perugia, cancellando paure che, dopo la gara regalata ai laziali, sono più che giustificate. Nulla è perduto, avanti Aquile.
Giuseppe Mangialavori