Un pareggio che vale quanto e più di una vittoria. I
giocatori a fine gara si abbracciano, lanciano magliette e pantaloncini
ai tifosi. Moscelli al gol del 2-1 si arrampica sulla recinzione
della curva, vorrebbe scavalcare, abbracciare gli Ultras uno per uno, glielo
impediscono, si becca l’ennesima ammonizione, a quel paese l’ammonizione.
Grande cuore. Grande il cuore di questo Catanzaro. Non vedono il becco di un
quattrino da cinque mesi. Sanno che il pubblico è dalla loro parte. Li
avevamo incontrati in settimana, ci hanno spiegato i loro problemi. Gli abbiamo
chiesto, quando sarebbero scesi in campo, di voltare lo sguardo verso di noi.
Saremmo stati tantissimi. Gli abbiamo chiesto di pensare ai chilometri di asfalto,
nebbia e ghiaccio che avremmo percorso, per stargli vicino. “Se decidete
di non scendere in campo, di non giocare -gli abbiamo detto- non avremo nulla
da rimproverarvi, nessuno vi dirà nulla. Ma se scendete in campo, vi
supplichiamo, onorate quella maglia, è tutto quello che abbiamo”.
La squadra in settimana non si era allenata, ha avuto altro a cui pensare,
le famiglie lontane centinaia di chilometri, l’incertezza del futuro. Si è
visto in campo. Non abbiamo giocato un granché. Ma non importa. Gli abbiamo
dato una mano: è come se fossimo scesi in campo con loro. Loro hanno
capito, e siamo diventati una cosa sola. E dall’1-0, in dieci, poi in nove,
all’1-1, all’1-2, Moscelli che viene in curva, Ferrigno pazzo di gioia, che
importa se in difesa facciamo acqua, se perdiamo spesso palla, se il mister
sbaglia qualche cambio… in campo ci sono 11, anzi no, 511 leoni.
Nessuno ha voglia di fare commenti tecnici. Qualcuno osserva che Gentili è
stato il migliore in campo, che Basile ha ripetuto l’ottima prova di domenica
scorsa, che Ferrigno è stato un leone.
Quello che conta è che oggi siamo stati fieri di questo Catanzaro.
Qualcuno, tornato a casa, accende il computer, cerca un sito internet dedicato
a Massimo Palanca, ricorda di aver letto qualcosa che gli va di rileggere oggi,
palancaedintorni.com, click su archivio, ecco cosa cercava: ” Non dipende
da un episodio la nostra storia. Non dipende da una partita il nostro passato.
Non dipende da un portiere il nostro futuro. Non dipende da una sconfitta il
nostro orgoglio, né il nostro amore. Non dipende da 13 anni di C2 la
consapevolezza che il Catanzaro è stato un nome per cui tutta la Calabria
andava fiera. Tutto quello che siamo ce lo portiamo dentro, ha radici profonde,
passa indenne nel tempo e nelle sconfitte. E i sentimenti, le emozioni non dipendono
da nessuno, nemmeno da noi. Vivono comunque, resistono sempre, ripartono in
continuazione. Noi siamo fatti così, il Catanzaro ce lo portiamo dentro
e non dipende dai risultati la nostra passione, non dipende da un gol il nostro
amore, non dipende da dove e con chi giochiamo la nostra presenza. Così
anche questa stagione se ne è andata via senza niente da festeggiare
ma ha lasciato un entusiasmo ritrovato e una speranza per il futuro”.
Un
nodo ci stringe la gola.
AVANTI CATANZARO!