CON o senza biglietto, quella gara non si poteva perdere. Così, passando dalle parole ai fatti, migliaia di catanzaresi si sono messi in viaggio sulla Ss 106 in direzione Martina Franca, senza portarsi dietro alcun titolo d’ingresso. Nessuna paura per il blocco stradale della polizia annunciato alle porte della Puglia, tanto che di ostilità , in tal senso, non ce n’era neanche l’ombra. Anzi, appena giunti in prossimità dello stadio Tursi, i sostenitori giallorossi sono stati accolti con oltre mille tagliandi dei distinti, belli e pronti per essere venduti al prezzo di dieci euro. Giusto il tempo di sistemarsi, grazie anche alla sapiente regia di Gianni Improta, trasformatosi in speaker per l’occasione, che subito si è potuto assistere all’invasione degli altri ottocento giallorossi, giunti con i pullman e sistemati nella gradinata opposta. Facendo qualche rapido calcolo, ci si rende conto che invece di 800 “poveri” fortunati, al seguito delle Aquile c’erano quasi duemila spettatori. Meglio così, per non rendere meno amara quella strana giornata di sole. Partita all’alba con tanti buoni propositi e arricchita da una spropositata euforia, sembrava destinata a orientarsi, a metà del pomeriggio, verso un inatteso grigiore. Sia per il risultato dei propri beniamini, sia per la contemporanea vittoria dei corregionali pitagorici. Invece, nello stupore generale dei tifosi di casa, già abbagliati da quell’immenso e affascinante fiume di sciarpe e bandiere giallorosse, i sostenitori del Catanzaro hanno incitato la propria squadra nonostante la sconfitta. Lo hanno fatto in campo, come fosse stato un successo, e lo hanno fatto anche all’uscita dello stadio e per tutto il viaggio di ritorno. Altro che critiche ingiustificate, quelle che qualcuno vorrebbe accreditare all’intera tifoseria, solo sostegno ad oltranza. Com’è giusto che sia, com’è giusto che faccia chi ha conosciuto l’inferno e sa di essere in piena corsa per il Paradiso.
Domenico Concolino