Il Catanzaro non vince, il Catanzaro convince. Era la terza uscita stagionale del Catanzaro Provenzale, e la sfida in campo ha regalato la conferma di ciò che si era già intuito fin dai primi minuti di gioco con l’Aversa: il gruppo è di buona qualità e il tecnico sta lavorando bene.
Nulla di eclatante, certo, nulla che non si sapesse già, ma la prima uscita a porte semiaperte ha regalato sensazioni che il pubblico non assaporava da tempo, forse da anni.
Caputo sembra, con le dovute proporzioni, un Carbone dei primi minuti di B. Non avrà la Ferrari, il buon Max, non avrà disputato una finale di FA Cup contro il Clelsea ma col pallone ci sa fare e se le premesse verranno confermate questo è uno che da solo vale il posto in tribuna.
Deltaplanino Montella è giovane e si farà, ieri una sua progressione di 50 metri conclusa malamente con due controlli sbagliati ha comunque strappato un applauso ai pochi selezionatissimi presenti, prova di numeri assolutamente visibili. Berardi è ancora lì in mezzo al campo a insegnare calcio e a rubar palloni, il suo ruolo è di sacrificio ma Pasquale in questo undici ci deve stare. Per il resto pochi punti deboli, la qualità è alta e l’approssimazione ha fatto capolino solo con l’ingresso in campo di Tomi, ma tant’è. A Vibo con Armenise squalificato toccherà ancora a lui. Ergo, viva Tomi muscolare come Molinaro e tecnico come Aparecido Cesar.
Provenza si è presentato ponendo l’accento sulle prestazioni, prima che sui risultati, e quella di ieri è la conferma in campo delle sue parole, o meglio è la prova del fatto che il tecnico salernitano sta riuscendo per il momento a dar seguito alle sue intenzioni.
La squadra, ieri, è apparsa sempre viva, mai in balia degli eventi, sempre con la netta sensazione di poter gestire la gara e pungere in qualsiasi momento un ottimo Cassino. E il pubblico seguiva la gara con la soddisfazione di chi vede giocare la squadra che vorrebbe, rapito dall’intensità delle azioni di gioco più che dal fatto che si fosse sotto di uno o due goal. Per altre piazze sarà poca cosa ma per un migliaio di anime che in settimana fino all’ultimo non sapevano se avrebbero o meno assistito alla gara trovarsi di fronte alle giocate di Caputo e Montella sembrava tantissimo. E i pochi presenti, ne siamo convinti, avrebbero applaudito a fine gara anche una sconfitta degli uomini in bianco. Il pareggio è arrivato e gli applausi sono stati del tutto convinti, rivolti all’impegno dei ragazzi e alla loro prestazione. Possiamo definirlo un piccolo miracolo, figlio del lavoro di una società che ha messo a disposizione del tecnico questo gruppo che non esitiamo a definire uno dei migliori degli ultimi anni e di sicuro migliore di quello dell’anno passato.
Già, la società. E’ la stessa che fa esordire la squadra alla prima casalinga con un bianco e giallo di stampo papalino per motivi che intuiamo legati al fatto che la divisa rossa non sia ancora pronta. Transeat, l’abito non fa il monaco e neanche un gruppo di Papa boys.
La società è la stessa che palesa notevoli ritardi nella predisposizione dei tagliandi per la gara come in settimana raccontato dal nostro Ferragina. E questo transeat un po’ di meno.
E’ la stessa che costringe i giornalisti locali e quelli ospiti a relazionarsi a un ufficio stampa a dir poco inefficiente con un solo uomo (il buon Mirabello) intento a correre a destra e a sinistra per accontentare, molte volte scontentandoli, i suoi molti interlocutori. La società è la stessa che dopo due mesi dall’apertura della stagione non si è ancora dotata di un sito internet che dia comunicazioni ufficiali e informazioni minimali a chi ne ha bisogno per lavorare (e pensiamo alle varie squadre avversarie delle Aquile e ai loro giornalisti, che per sapere quale sia la rosa dei giocatori devono chiamare in sede e parlare con l’onnipresente factotum Nazario se non con l’indaffarato Presidente operaio Bove).
Ed è la stessa società che consegna ai giornalisti in sala stampa le liste gara coi nomi scritti a penna e senza nome di battesimo e anno di nascita dei giocatori.
E qua non si transeat per nulla, la comunicazione è importante e si deve fare di più.
La società è la stessa che sta cercando faticosamente di costruire fiducia ed entusiasmo attorno a sé. Ma la fiducia, ricordiamo ai vertici di Viale de Filippis, si ottiene gradualmente e con i risultati. Quelli organizzativi e gestionali, che ancora ci vedono molto indietro in classifica. E l’entusiasmo è una benzina che brucia in fretta e lascia solo cenere e carbone. E a Catanzaro dovremmo saperlo bene, proprio a proposito di Benny e di quelle annate sciagurate.
Nulla di eclatante, certo, nulla che non si sapesse già, ma la prima uscita a porte semiaperte ha regalato sensazioni che il pubblico non assaporava da tempo, forse da anni.
Caputo sembra, con le dovute proporzioni, un Carbone dei primi minuti di B. Non avrà la Ferrari, il buon Max, non avrà disputato una finale di FA Cup contro il Clelsea ma col pallone ci sa fare e se le premesse verranno confermate questo è uno che da solo vale il posto in tribuna.
Deltaplanino Montella è giovane e si farà, ieri una sua progressione di 50 metri conclusa malamente con due controlli sbagliati ha comunque strappato un applauso ai pochi selezionatissimi presenti, prova di numeri assolutamente visibili. Berardi è ancora lì in mezzo al campo a insegnare calcio e a rubar palloni, il suo ruolo è di sacrificio ma Pasquale in questo undici ci deve stare. Per il resto pochi punti deboli, la qualità è alta e l’approssimazione ha fatto capolino solo con l’ingresso in campo di Tomi, ma tant’è. A Vibo con Armenise squalificato toccherà ancora a lui. Ergo, viva Tomi muscolare come Molinaro e tecnico come Aparecido Cesar.
Provenza si è presentato ponendo l’accento sulle prestazioni, prima che sui risultati, e quella di ieri è la conferma in campo delle sue parole, o meglio è la prova del fatto che il tecnico salernitano sta riuscendo per il momento a dar seguito alle sue intenzioni.
La squadra, ieri, è apparsa sempre viva, mai in balia degli eventi, sempre con la netta sensazione di poter gestire la gara e pungere in qualsiasi momento un ottimo Cassino. E il pubblico seguiva la gara con la soddisfazione di chi vede giocare la squadra che vorrebbe, rapito dall’intensità delle azioni di gioco più che dal fatto che si fosse sotto di uno o due goal. Per altre piazze sarà poca cosa ma per un migliaio di anime che in settimana fino all’ultimo non sapevano se avrebbero o meno assistito alla gara trovarsi di fronte alle giocate di Caputo e Montella sembrava tantissimo. E i pochi presenti, ne siamo convinti, avrebbero applaudito a fine gara anche una sconfitta degli uomini in bianco. Il pareggio è arrivato e gli applausi sono stati del tutto convinti, rivolti all’impegno dei ragazzi e alla loro prestazione. Possiamo definirlo un piccolo miracolo, figlio del lavoro di una società che ha messo a disposizione del tecnico questo gruppo che non esitiamo a definire uno dei migliori degli ultimi anni e di sicuro migliore di quello dell’anno passato.
Già, la società. E’ la stessa che fa esordire la squadra alla prima casalinga con un bianco e giallo di stampo papalino per motivi che intuiamo legati al fatto che la divisa rossa non sia ancora pronta. Transeat, l’abito non fa il monaco e neanche un gruppo di Papa boys.
La società è la stessa che palesa notevoli ritardi nella predisposizione dei tagliandi per la gara come in settimana raccontato dal nostro Ferragina. E questo transeat un po’ di meno.
E’ la stessa che costringe i giornalisti locali e quelli ospiti a relazionarsi a un ufficio stampa a dir poco inefficiente con un solo uomo (il buon Mirabello) intento a correre a destra e a sinistra per accontentare, molte volte scontentandoli, i suoi molti interlocutori. La società è la stessa che dopo due mesi dall’apertura della stagione non si è ancora dotata di un sito internet che dia comunicazioni ufficiali e informazioni minimali a chi ne ha bisogno per lavorare (e pensiamo alle varie squadre avversarie delle Aquile e ai loro giornalisti, che per sapere quale sia la rosa dei giocatori devono chiamare in sede e parlare con l’onnipresente factotum Nazario se non con l’indaffarato Presidente operaio Bove).
Ed è la stessa società che consegna ai giornalisti in sala stampa le liste gara coi nomi scritti a penna e senza nome di battesimo e anno di nascita dei giocatori.
E qua non si transeat per nulla, la comunicazione è importante e si deve fare di più.
La società è la stessa che sta cercando faticosamente di costruire fiducia ed entusiasmo attorno a sé. Ma la fiducia, ricordiamo ai vertici di Viale de Filippis, si ottiene gradualmente e con i risultati. Quelli organizzativi e gestionali, che ancora ci vedono molto indietro in classifica. E l’entusiasmo è una benzina che brucia in fretta e lascia solo cenere e carbone. E a Catanzaro dovremmo saperlo bene, proprio a proposito di Benny e di quelle annate sciagurate.
Giannantonio Cuomo