E anche questo torneo di II Divisione finisce agli archivi, “arricchendo” la storia del Catanzaro Calcio di un’altra pagina vergognosa. “Vergogniamoci tutti” verrebbe da dire, ma non è così.
Rispetto a tutte le altre finali play-off giocate, c’è una sostanziale differenza. Il filo conduttore da sempre è stato la mancanza di una società, ma la sconfitta di ieri ha un sapore diverso. E’ vero che anche questa volta l’assenza di una proprietà che garantisse gli elementari diritti dei lavoratori è stata pesante. Ma è anche vero che (alcuni) dipendenti, oltre a cancellare una splendida stagione, in un solo colpo il 6 giugno hanno offeso la loro dignità.
La persona meno indicata, Ciccio Corapi, si è presentata ieri in conferenza stampa. Un calciatore che in 180 minuti ha dato l’anima. Un calciatore che dovrà garantirsi un futuro e che mai potrà parlare male di un solo collega. Allora, come al solito, il capro espiatorio è stato individuato: la tifoseria colpevole di non aver capito che avevamo una «società di merda» (espressione utilizzata ieri da Corapi davanti ai taccuini dei cronisti).
Al buon Ciccio mi viene da chiedere come mai era lui ieri il capitano. Ma non serve affondare i colpi perché Corapi, come Montella, Benincasa, Vono e qualche altro, non merita appunti. Ieri, con le sue dichiarazioni, ha commesso una leggerezza. Magari quando appenderà le scarpette al chiodo, ci racconterà cos’è realmente successo al Flaminio. Riguardo allo sciopero anomalo di gennaio, una sola domanda: oltre a non presentarvi all’allenamento, voi calciatori avete sputtanato per caso la società con un comunicato ufficiale? No, non lo avete fatto. E allora il sei giugno qualcuno ha pensato di procedere offendendo una tifoseria intera, anziché smascherare una società che aveva già ampiamente dimostrato la propria incapacità.
La tifoseria giallorossa ieri si è equamente divisa fra i presenti e gli assenti che sono rimasti nel piazzale dello stadio. Ma la stragrande maggioranza era a casa, nauseata da questo calcio offerto puntualmente ogni anno. Era previsto che il Catanzaro ieri disputasse una grande partita ma anche l’impresa non avrebbe cancellato una macchia indelebile. Nessuno parla più dello splendido campionato, delle prestazioni d’alto livello sciorinate durante tutta la stagione. L’unico chiodo fisso è la vergognosa partita del sei giugno.
Manca poco ormai per conoscere il nostro futuro. Noi di UsCatanzaro.net, insieme a una parte cospicua della tifoseria, ci siamo sbilanciati e continueremo a batterci chiedendo una proprietà forte e solida. Senza alternative. Altri sono disposti ad accontentarsi del “tirare a campare” pur di continuare. A questo punto mettere d’accordo tante anime è veramente difficile. I tifosi non possono incidere. Sono solo semplici spettatori: alcuni con tanti peli sullo stomaco, altri che con lucidità si chiedono se abbia senso continuare così per rivedere film con finali già scritti e scontati.
Ma l’opinione pubblica non è addormentata. Sa benissimo di chi sarebbero le responsabilità di un eventuale fallimento, dopo settimane e settimane di tavoli, ristretti e allargati, imprenditoriali e istituzionali, senza riuscire a trovare una soluzione credibile alla crisi del Catanzaro. E lo sanno anche i tifosi che ripongono l’ultima speranza in una società nuova, vera, forte. Se così non sarà, qualsiasi cosa accada, l’unico giudice sarà sempre e solo il “Nicola Ceravolo”. Con i suoi vecchi spalti sempre più deserti.
SF