Gli elettori che non votano sono come i tifosi che non tifano. Gli elettori che votano per il “nuovo che avanza” sono come i tifosi che tifano per il “vecchio che ritorna”. Gli elettori che prima votano e poi si pentono sono come i tifosi che prima decidono di illudersi e poi ci restano male. E alla base di tutto cosa c’è? Ma il dio denaro, è ovvio.
Senza soldi non si cantano messe, anche a Catanzaro è stato cosi. Ma la messa per i giallorossi è costata un fiume di denaro pubblico e privato. E a cosa è servito se non a ritrovarsi (tifosi, imprenditori e politici) davanti alla morte di una società che era l’orgoglio di tutti? Ma un fallimento non è bastato, ne è servito un secondo e chissà che sia l’ultimo… Evidentemente qualcosa è andata male. Errori se ne sono fatti e, senza che ve ne sia il bisogno di elencarli, gli stessi responsabili di questo scempio dovrebbero fare un passo indietro. Ammettere le proprie responsabilità (come si usa dire oggi in televisione).
Invece no, a Catanzaro di passi indietro manco a parlarne. Piuttosto se ne fanno tre avanti. Prima chiedono 60.000 euro e per chiudere in bellezza chi spunta fuori? Il famoso duo del primo fallimento. Di ufficiale non c’è ancora nulla, ma se ne parla tanto perchè il duo è stato riabilitato dal club che vanta il maggior numero di tifosi iscritti. E l’emigrante? smonta alle 18 aspetta il primo tram, poi aspetta il secondo, intanto ammacca freddo e infine torna a casa. E quando legge le notizie della sua città cosa deve dire? Mmè sulu chissa ci mancava, i politici su sempra i stessi e mò u Catanzharu su pigghianu n’atra vota chiri due. Mica sono illazioni, si tratta di pensieri legittimi. Si tratta di dubbi e perplessità che turbano il tifoso nostrano come l’emigrante operaio. D’accordo non siamo l’Inter che si può permettere il lusso di stipendiare un Benitez e poi lasciarlo a casa dopo due mesi. D’accordo non siamo lo stato di Santa Lucia e non abbiamo società offshore e a ben guardare nemmeno lo straccio di un ricco emiro che parcheggia il suo tripanfilo per una manciata di sacchi d’oro. Ok diciamo pure che non viviamo una situazione economicamente dignitosa… ma è possibile che Nessuno è disposto a ripartire dalla serie D in una città come Catanzaro? Abbiamo davvero bisogno di ripartire con il duo P&P ? Scusateci ma forse in su da la vetta della torre antica su le alpi e gli appennini forse c’è nebbia e non abbiamo visto bene. In primavera si vota, il prossimo campionato riparte a settembre… che fretta c’è?
Si permetti eu dei politici non mi fido più. D’accordo, fidarsi è bene non fidarsi è meglio. Ma se non aspetti l’esito delle elezioni e non aspetti che il sindaco inizi a muoversi. allora perchè abilitare adesso chi non è nei cuori di tutta la tifoseria? Se è vero che si verificherà la famosa congiuntura astrale tanto cara a Traversa, evidentemente si porranno le condizioni perchè si possa arrivare a una collaborazione fattiva e costruttiva con un gruppo imprenditoriale serio. Il calcio di per se non è un investimento redditizio ed evidentemente non può essere considerato il motore trainante dell’economia cittadina. Calcio e politica possono diventare un connubio esplosivo se al calcio seguono investimenti che consentano di fare business avendo una pluralità di interessi economici. Quando si parlava del gruppo di Trieste si era detto che in ballo c’era anche la realizzazione di impianti con attrazioni turistiche. Ma ben vengano! Non parliamo dei cialtroni per carità. Il nostro “ben vengano” è riferito a quelle proposte finalizzate a far crescere l’economia del tessuto cittadino.
Ben venga chi investe al sud e in cambio di questo investimento si dedica anche al calcio. Città e Calcio possono crescere insieme e una città forte quasi sempre ha anche una squadra di calcio forte. Ma i politici che ci stanno a fare se non per migliorare la vivibilità e l’economia di una città? E la città cresce con la realizzazione di grandi opere, con gli investimenti, con l’interventismo. Lo vogliamo ribadire ancora una volta, il calcio è uno dei tanti specchi della città.
Ma queste sono solo parole, l’emigrante domani si alza alle 06 e corre in fabbrica. Sono anni che va cosi. Nuove elezioni, nuove promesse, tutto nuovo tranne la faccia sui santini. E poi come va a finire? Che mentre la città cade a pezzi, la squadra di calcio è già morta due volte e all’orizzonte spuntano volti già noti. E allora non cambierà mai niente, saremo sempre li a lamentarci. Un anno di non calcio ci ha ridotti a sperare che ritornino gli artefici del primo fallimento. Questo perchè dei grossi imprenditori ormai Nessuno si fida più e le promesse si sa… le fanno i marinai. Luoghi comuni? Forse, di certo c’è che la parola che va di moda in televisione è “dimissioni”. Bisognerà iniziare a chiederle anche giù al sud… giusto per vedere l’effetto che fa.
Catanzaro ha bisogno di un’amministrazione politica molto solida e soprattutto costruttiva. I numeri ci sono tutti, ma come abbiamo visto con il governo nazionale i numeri da soli non contano. Ciò che conta è quanto sarà in grado, il futuro sindaco, di rilanciare il capoluogo di regione. E niente scuse. C’è da rimboccarsi le maniche e bisogna farlo alla svelta e con molta serietà. Ma queste, scusateci se è poco, sono le cose che ogni giorno ripetono tutti. E se tutti iniziassero a collaborare forse quel loro non voto oggi li porterebbe da Nessuno a essere qualcuno. E invece no. Catanzaro si risveglia all’indomani del secondo fallimento con la tifoseria spaccata su questioni insanabili… e il tifoso Gianni che fa? Mi risponde che “l’ottimismo è il profumo della vita”. Perplesso, gli chiedo se la sua è una domanda o un’affermazione. “E comu ti salvi? “
Davide Greco