Slow Foodball

Serie B…evute per Vicenza – Catanzaro

“…Chiare fresche e dolci acque…â€

Così veniva ricordato il Retrone dagli autori classici latini che lo esaltavano proprio per la freschezza e la lucentezza delle sue acque, così ricche di anguille.

Obiettivo: 42° 32′ 30″ di latitudine nord e 11° 32′ 30″ di longitudine est. Via Schio tel. 0444-505044 – Vicenza, stadio Romeo Menti, 21.784 spettatori.
No, non è un’operazione militare, ma solo le coordinate geografiche della città capitale dell’oro e del Palladio.

L’ennesima trasferta al nord ci aspetta per una riscossa delle aquile che è sempre più urgente e necessaria.

Allora copriamoci bene e partiamo per questo viaggio. Il viaggio è sicuramente culturale oltre che sportivo, e sempre per rimarcare il fatto che gli UC sono acculturati e non rozzi e burini come i qsendini e i crozzonesi, parliamo della città.

Ma ne parliamo pochissimo perché un “giro per Vicenza†lo potrete fare con un altro articolo presente in Home page. Arriviamo a Vicenza e cosa ci colpisce? Beh, sicuramente una bella influenza gotica negli edifici, ma anche una bella cittadina da scoprire passeggiando per il centro.
Cittadino illustre sicuramente il

Abbiamo finito la parte culturale, prepariamoci alla parte eno-gastrnomica con un aperitivo.

La cultura dell’aperitivo al nord è ormai consolidata e oltre al classico e sempre piacevole bicchiere di Prosecco, prevede una serie di stuzzichini che sarebbero sufficienti a placare la fame di molti di noi, ma non di tutti, quindi chi ha ancora voglia di mangiare e bere, mi segua!

Siamo qua, seduti a tavola, e oggi vi farò da “osteâ€, consigliandovi culle specialità della cucina.
Nel mio articolo sulla trasferta di Cesena, avevo detto di quanto fosse bello mangiare le piadine ai tipici chioschi disseminati per le strade, una cucina piena di allegria come lo è, del resto, la gente di Romagna.

La cucina veneta, e vicentina in particolare, è diversa, sicuramente non coinvolgente come quella romagnola, ma più “discretaâ€, da scoprire nei vari ristorantini sparsi per la città. Per i vicentini buona cucina è sinonimo di buon cibo consumato in buona compagnia. Sono piatti semplici ma corroboranti specie nelle fredde e umide giornate autunnali o invernali.

Il menu non può non iniziare con un piatto simbolo della tradizione locale, il baccalà alla vicentina, di qualità sceltissima, si batte a lungo con un martello di legno, si lascia a bagno trentasei ore; si taglia a pezzetti, si cosparge di formaggio e soffrigge in burro, olio, acciuga e cipolle; si cuoce poi a fuoco lento; lo si condisce con prezzemolo, pepe e latte.
Se vi piace il baccalà, dovrete provarlo, personalmente ne faccio a meno, meglio le nostre sane “patate e peperoniâ€!
Tanto per capire in che considerazione è tenuto questo piatto, vero orgoglio della tradizione locale, è molto attiva la “Venerabile Confraternita del baccalà alla vicentinaâ€.
Si alza il grido “oste portaci da bereâ€, e io, che vorrei essere un degno oste, inizio a stappare qualche bella bottiglia.

Con il baccalà ottimo e consumato abbinamento è il “Vespaiolo di Breganze†prodotto con uva Vespaiolo, è ottimo anche con gli altri pesci della zona come, ad esempio, le anguille.

Purtroppo, e lo dico con dispiacere, i vini vicentini non sono tantissimi e nemmeno di qualità eccelsa ma, tra qualche vino commerciale e un po’ anonimo, spicca qualche bel prodotto.

Ho più volte detto come preferisco i vitigni autoctoni rispetto quelli che comunemente chiamati “internazionaliâ€. Ecco perché parlo di vini commerciali includendo le uve “internazionali†contrapposte ai vitigni autoctoni che preferisco.

Vitigno principe è il “Garganegaâ€. Da solo o in uvaggio con altri vitigni è la base di alcuni tra i grandi bianchi della regione. Non a caso è anche la base del “Soaveâ€, punta dell’enologia regionale.

Gli altri piatti legati alla tradizione campagnola sono “risi e bisiâ€, splendida minestra in cui si usano i dolci e teneri piselli di Lumignano; le “taiadele in brodo coi fegatini” e i “bigoli con l’arnaâ€, i bigoli sono grossi spaghetti di pasta fatta a mano, conditi col sugo e la carne dell’anatra arrosto.
Cosa abbiniamo a questi piatti se non qualche altro bel vino fatto da uve rigorosamente autoctone, come qualche bella bottiglia di tocai, per esempio, ma anche di “Gambellaraâ€, vino bianco della zona anche questo a base di uva “Garganegaâ€, che viene proposto in varie versioni: bianco (classico), “Recioto†(classico e spumante) o “Vin Santoâ€.
Con le tagliatelle con fegatini serviremo, anche se è un piccolo azzardo, un “Gambellaraâ€.

Per i bigoli, avremo bisogno di un vino rosso. Purtroppo dobbiamo ammainare la bandiera, e bere un vitigno internazionale. Anche se, bisogna dirlo, in questa zona sia il Merlot che il Cabernet Sauvignon raggiungono buoni risultati.

Tra i secondi piatti di carne, meritano di essere assaggiati la faraona col melograno detta “paeta coi malgaragnoâ€, bel piatto in cui si combinano due sapori così diversi tra loro, l’amarognolo e la compattezza della carne della faraona, con la dolcezza e la freschezza del melograno. Molto interessante da provare.
A questo punto, matrimonio interessante può essere con una bottiglia di pinot nero che nel nord Italia ha degli ottimi risultati.
Lo stesso vino potremo tranquillamente bere con i “torresaniâ€, piccioni di torre cotti allo spiedo; ed il cappone alla “canavera†(cotto in una vescica di bue); e la classicissima “polenta e osei†(continuo ad essere contrario a questo piatto n.d.r.).

Per finire, alcuni dolci secchi ci permetteranno di terminare il pasto con un bel vino dolce recioto o vin santo, in particolare la focaccia vicentina e gli ottimi amaretti.
Una bella grappa terminerà il pranzo.
Come vedete non è stato molto pesante, ma da oggi si gioca di pomeriggio e quindi dobbiamo tenerci più leggeri, noi…

Ma ora brindiamo, in alto i calici e buona Serie B…evute!

Nicolò Ditta

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Autore

Redazione

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