A volte è il caso o lâingegno o una semplice intuizione o qualcosa che non sappiamo neanche spiegare, ma lâinvenzione, il genio, la trovata, il creare qualcosa dal nulla sono quanto ci distingue dagli animali.
Non voglio parlare o riferirmi agli inventori con la I maiuscola, quelli che con le loro capacità superiori hanno donato il progresso al mondo, ma anche il nascondere le bottiglie di vino sotto il materasso ed âinventareâ lo champagne come fece lâabate âDom Perignonâ (così vuole la leggenda), o prendere un impasto di un dolce ed aggiungergli uova, canditi ed uvetta, ed inventare il âpan del Toniâ, hanno reso la nostra vita certamente non migliore, ma sicuramente più piacevole.
racconta la leggenda che il cuoco del duca ebbe la sfortuna di bruciare il dolce preparato per una delle innumerevoli cene.
Disperato e non sapendo cosa fare per rimediare, il cuoco andava girando per le cucine in cerca di unâidea. Gli si fece incontro uno sguattero, tale âToniâ, che confidò al cuoco di aver tenuto in serbo una parte dellâimpasto al quale aveva aggiunto uova, frutta candita ed uvetta.
il cuoco non avendo altre idee pensò che comunque quellâimpasto cotto sarebbe stato meglio di niente. Lo mise in forno e lo vide crescere, colorarsi e formarsi una bella cupola sulla sommità .
il dolce fu un successo e tutti vollero saperne di più. in quel momento, nel quindicesimo secolo, era nato lâantesignano del panettone, il âpan del Toniâ.
Allo stesso modo cinque secoli più tardi, in quel di Venezia, un noto ristoratore, di fronte al dispiacere di una sua cliente alla quale il medico aveva proibito di mangiare carne cotta, un ristoratore prese un filetto crudo, lo affettò sottilissimo, e lo cosparse con una salsa agrodolce inventando il carpaccio.
Le feste sono appena trascorse e il panettone, da allora assurto a simbolo del Natale, celebra in questi giorni il suo trionfo. proviamo ad immaginare il suo gusto e il suo odore, quella leggera punta di bruciacchiato, la dolcezza della farina e della vaniglia, lâuvetta che trasmette il suo caratteristico odore, la presenza importante dellâodore del burro. riusciamo quasi a immaginare il sapore che ha quando lo mangiamo.
Un sapore pieno, rotondo, sicuramente con una componente âgrassaâ in netta evidenza, non eccessivamente dolce. Proviamo a pensare al vino che si abbina bene a questo dolce. ovvio pensiero è il moscato dâasti. uno splendido vino da fine pasto, con profumi molto freschi e delicati, con una leggera effervescenza che aiuta a sgrassare la bocca dallâuntuosità del panettone.
Se al posto del moscato mettessimo un passito di Pantelleria, o un Recioto della Valpolicella, o un Sauternes avremmo lo stesso risultato, oppure il vino sarebbe cos forte e predominante da far scomparire il sapore del dolce.
Sicuramente saremmo in questa seconda ipotesi, ecco perché lâunico consiglio che posso darvi, nel caso in cui doveste scegliere dei vini da servire ad una cena, è quello di immaginare il sapore dei cibi che mangerete e pensare se accanto a questo o quel piatto ci starebbe bene un vino giovane o invecchiato, fresco (ovvero vino con unâalta acidità ) o molle (vino con bassa acidità ), se un vino che ha fatto legno (ovvero che sia stato fermentato o invecchiato in botti di legno) o un vino che è stato solo in acciaio o vasca di vetrocemento.
Provate ad immaginare questi elementi, provate a scomporre il sapore del piatto e pensare quali caratteristiche debba avere il vino. con un poâ di allenamento, e qualche cena, avrete dei buoni risultati.
Ma ora brindiamo. Brindiamo al nuovo anno e a nuove speranze che ci portiamo dentro, brindiamo a ciò che abbiamo fatto e ciò che ci resta da fare, e perché no, brindiamo a un cambio sperato di proprietà che possa portare qualcosa di buono alle nostre aquile!
Buon 2006 da Nicolò Ditta
NB
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