L’altro giorno, pensando di visitare un angolo positivo di Catanzaro, Città nella quale mi trovo saltuariamente per motivi di lavoro, assieme ad un gruppo di una decina di colleghe e colleghi bancari provenienti da tutta Italia, che si trovava in Calabria per uno stage, ci siamo recati al Parco delle Biodiversità. Ero orgoglioso di aver segnalato ai miei colleghi quella piccola diversione nella loro giornata e ci siamo intrattenuti per un’oretta, godendo della tiepida aria primaverile che vi si respirava, ammirando i bei paesaggi e ciondolando tra vialetti, slarghi e stagnetti.
Man mano che visitavamo il luogo, però, alcuni di loro mi facevano notare che, purtroppo, si vedevano segni di degrado e di vandalismo. Alle mie rimostranze, quasi indispettito che andassero a cercare il pelo nell’uovo dall’alto di una mentalità nordista incline a screditare il Sud, hanno però insistito, dicendomi che ero troppo innamorato del luogo per vedere quello che loro, con occhi diversi dai miei, individuavano chiaramente.
Mi hanno mostrato, quasi divertiti, che un campo da basket era privo di canestri, che un altro, pur avendo i canestri, presentava le retine vistosamente sfilacciate; c’era anche una panchina in cemento stranamente crollata su sé stessa, un sentiero in tartan con una lunga crepa così larga da poterci pericolosamente infilare i piedi, i bagni pubblici del teatro erano inesorabilmente chiusi, il campo di bocce risultava in disuso, pieno di erbacce e recintato da una orribile rete da cantiere (abbandonato da diverso tempo), alcuni elementi dei giochini in legno per bambini erano rotti e mutili, un’altalena era diventata una triste struttura in legno priva di qualsiasi utilità; e poi, parecchi elementi di arredo presentavano scritte e deturpazioni inflitte con le micidiali bombolette di vernice spray che sono un biglietto da visita inequivocabile del vandalismo giovanile.
Niente da dire, erano evidenze puntuali e precise e, soprattutto, inspiegabili, data la presenza, come notammo assieme, di numeroso personale che si aggirava per ogni dove, tra il quale anche qualche uomo in divisa, e di un sistema di sorveglianza con telecamere.
Ferdinando Del Gaudio