Caro Presidente Pittelli,
La sentivo parlare, giorni orsono, di pre-pensionamento dello stadio Ceravolo. La notizia mi ha un po’ spaesato, come ti dicessero che mamma e papà ti portano in una casa più grande e più bella quando tu non lasceresti mai quella vecchia. Non toglieteci anche la casa… Potrei argomentare di impoverimento urbanistico della città, di svuotamento emotivo del centro storico, di estirpazione del suo cuore pulsante dalla sua naturale posizione, a dominare con la sua sacralità la domenica del villaggio dei suoi sudditi. Potrei appigliarmi al fatto che gli stadi fuori città hanno tutti allontanato la gente dagli stadi. Ma proverò una difesa assolutamente irrazionale (quindi inattaccabile) del nostro bastione di cemento. Il Nostro è uno stadio unico al mondo. Proprio così. Ha mai visto uno stadio orientato da est a ovest come il nostro? E ha mai visto le panchine posizionate sotto la gradinata, a uno sputo (anche più di uno) dalla passione più verace del popolo di casa, pronto a sanzionare con un rimbrotto una sostituzione non condivisa o un atteggiamento troppo spavaldo del mister avversario di turno? Ci metta anche la tribuna stampa, coi suoi obiettivi puntati sul prato come bocche di fuoco dalle mure di un galeone e avrà ottenuto una striscia di cemento unica al mondo, calda come quella di gaza e rassicurante come le pareti della cameretta di un bimbo. Il settore dei Distinti, dimensione dell’anima. Luogo di orchi e di fate, di leggende e verità. Il posto più bello del mondo, dove l’odore del prato si confonde a essenze pastose di fiati domenicali e caffèborghetti, inebriandoti d’immenso. Presidè, m’ascolti: la smetta di parlare di stadio fuori città, e chieda per il Ceravolo l’immediata tutela dell’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Della più varia umanità.
“Distinti” saluti…
Giannantonio Cuomo
tratto dal quotidiano “Calabria Ora”