Domenica 2 aprile, minuto 38 di Giugliano-Catanzaro, partita senza storia di un campionato già in archivio. I giallorossi sono già promossi da due partite in serie B e sono in vantaggio di due gol al “Partenio” di Avellino contro i gialloblu “padroni di casa”. Sugli spalti c’è un clima di festa. I 350 tifosi del Catanzaro saltano, ballano e cantano nel loro settore, quasi disinteressati a quello che succede in campo. La sparuta rappresentanza dei tifosi del Giugliano sostiene la sua squadra dalla tribuna opposta. Un minuto e mezzo prima i campani hanno sfiorato il gol ma Fulignati ha detto no a Salvemini con un paratone.
Vandeputte commette un fallo a 30 metri dalla porta. Si sistemano la sfera prima Rizzo col mancino, poi il mediano brasiliano Gladestony, 29 anni, mestierante di serie C con una buona corsa e un bel tiro. Nel settore ospiti è un momento di stanca dei cori. E in queste occasioni, quando gli avversari attaccano, la curva prende fiato fischiando gli avversari per cercare di distrarli. Un gesto atavico, che esiste da sempre, in tutti i campi e in tutti gli sport. I cronisti televisivi direbbero “fischi di paura” perché la squadra rivale attacca, ha appena sfiorato il gol e adesso ha un’altra occasione per rendersi pericolosa. Rizzo finta, Gladestony calcia, la difesa del Catanzaro respinge e riparte. La curva ospiti riprende a incitare e a sostenere i giallorossi che, nel secondo tempo, dilagheranno e vinceranno la partita per 4-0.
Martedì 4 aprile, comunicato del Giudice Sportivo. Secondo le relazioni dei delegati della Procura Federale e del Commissario di Campo (Lega), «i sostenitori del Catanzaro presenti nel Settore Ospiti, rivolgevano cori espressione di discriminazione razziale, prima fischiando e poi intonando il verso buu, verso un calciatore di colore del Giugliano mentre si accingeva a battere un calcio da fermo e che tali cori avevano durata di circa 10 secondi». E ancora: «I predetti sostenitori erano presenti in circa 350 e si rendevano responsabili, nel numero di circa 200, dei cori sopra riportati». Siccome i “responsabili” di questo comportamento, durante le partite casalinghe, occuperebbero la curva “Massimo Capraro”, la sanzione inflitta dal Giudice Sportivo è la chiusura di questo settore per una partita di campionato. La pena è sospesa, ma sarà applicata, e la sanzione raddoppiata, se nel giro di un anno i tifosi giallorossi dovessero reiterare il loro comportamento.
Cari delegati della Procura Federale e della Lega, caro Giudice Sportivo. La tifoseria del Catanzaro ha tanti difetti, ma il razzismo non le appartiene. Ripeto, il razzismo non ci appartiene. Domenica pomeriggio, nel mio ruolo di vecchio cronista delle gesta giallorosse per UsCatanzaro.net, ero anch’io nel settore ospiti razzista di Avellino. E vi posso assicurare che il colore della pelle di Gladestony (o forse quello di Rizzo? Fate chiarezza, grazie) non si percepiva. E se anche si fosse percepito, non ce ne sarebbe importato niente. Abbiamo sopportato, seppur malvolentieri, il divieto imposto dal Ministero degli Interni per la trasferta a Crotone. Siamo stati bollati di essere una tifoseria violenta, in quell’occasione, nonostante per tutta la stagione siamo andati in giro per l’Italia in gran numero per sostenere la nostra squadra senza che sia mai successo nulla. E lo abbiamo sopportato perché pochi giorni prima, in Calabria, si era consumata una tragedia a Cutro che ha atterrito l’Italia intera. Il mare sta ancora sputando in questi giorni altri corpi di quei migranti che cercavano fortuna in Europa per sfuggire alla sorte segnata nei loro paesi. E che invece sono colati a picco, con i loro sogni, a due passi dalle nostre coste.
Cari delegati della Procura Federale e della Lega, caro Giudice Sportivo, la città di Catanzaro si è unita a quella di Crotone per dare supporto e solidarietà alle famiglie delle vittime. Perché siamo un popolo di (e)migranti, perché l’anno prossimo vedrete coi vostri occhi i settori ospiti degli stadi di serie B traboccanti di passione e di persone che nel corso degli ultimi decenni sono andati a lavorare dappertutto in Italia. E che aspettano il Catanzaro da 30 anni. Noi siamo quelli che a Roma o a Milano non ci affittano le case perché calabresi. Noi siamo quelli che sui muri “meno calabresi, più case”. Noi siamo quelli che nelle vetrine dei negozi “vietato l’ingresso ai cani e ai calabresi”. Noi siamo quelli che, nelle sparute presenze negli stadi sopra la Linea Gotica degli ultimi 30 anni, ci siamo presi i “terroni terroni”. Senza leggere mai un comunicato del Giudice Sportivo che condannasse i tifosi avversari.
Cari delegati della Procura Federale e della Lega, caro Giudice Sportivo, il razzismo è una cosa seria. E voi, con le vostre relazioni da scribacchini sordi e ignoranti, avete accomunato i nostri tifosi a quelli di parte della curva Nord della Lazio che, sul razzismo, hanno costruito la loro vergognosa fama e rivelato la loro squallida natura. O a quei quattro imbecilli juventini che, dimentichi dei simpatici cori di cui sono settimanalmente destinatari (“siete tutti calabresi”), pensano di restituirli con gli interessi a Lukaku. Noi non siamo quelli che accolsero Aron Winter con svastiche e “Winter Raus” perché nero e con un nome ebraico. Noi siamo quelli che vogliamo bene a Nana Welbeck in maniera inversamente proporzionale al numero di minuti giocati.
Per questo motivo, chiediamo alla società del presidente Noto di prendere fermamente posizione e di ricorrere in tutte le sedi possibili contro questa sanzione profondamente ingiusta e immotivata. Che segue le decine di multe accumulate in questa stagione per le bottigliette o i caffè borghetti vuoti lanciati in campo. E chiediamo ai delegati della Procura Federale e della Lega, nonché al Giudice Sportivo, di rivedere la registrazione della partita. In uno stadio deserto, se 200 tifosi avessero intonato per 10 secondi cori razzisti, si sarebbero sentiti nitidamente, come tutti gli altri canti. E invece non sentirete niente. Perché non è mai successo. Perché vi siete inventati tutto di sana pianta. Perché la tifoseria di Catanzaro non è razzista. E i pazzi siete voi.
Penso sia giunto il momento che la società tuteli i suoi tifosi, specie quelli come noi che vanno sempre in trasferta. Questa specie di “ammonimento” è una vergogna totale. Lega Pro pietosa.
360 minuti di applausi.
Bravo IVAN
Chapeau Ivan
Catanzaro senza stadio.
No il Catanzaro senza di te
Ma è pazzesco! Questi si inventano le cose! Sarà la frustrazione di qualche loro amichetto che nel campionato è rimasto a bocca asciutta a suggerire tali prese di posizione? Altrimenti non mi spiego proprio questa trovata. Perché questa è una trovata, strumentale e spaventosa, contro la quale preoccupa la nostra impotenza di tifosi che, da lontano come me o da vicino, non possono fare nulla. Di questo passo si potrà essere accusati sempre di qualunque cosa.
Ancora una volta questi 4 compari della Lega hanno concesso il meglio di loro stessi….Vergognatevi
I razzisti sono quelli della Lega che non solo discriminano ma perseguitano il Catanzaro da ANNI.
Devono scrivere nei loro rapporti qualcosa per giustificare trasferta e retribuzione, per cui si inventano la qualunque.
FALSI IPOCRITI RAZZISTI DELINQUENTI stampatevelo bene nella mente che Catanzaro NON E’ RAZZISTA !!!!!
Ottimo articolo 👏🏻
S’imbunnaru, ci vruscia u culu alla vista di un Magnifico U.S. CATANZARO 2022-23….non c’è altra spiegazione!
La solita cricca di funzionari di lega, spesso appartenenti ad altri capoluoghi calabresi o regioni in competizione sociale e sportiva con la Calabria, agisce sia nell’ombra che allo scoperto.
Essa è il cancro dello sport e del vivere civile, la mafia che non spara ma elimina, esclude, condiziona e rovina il corretto lavoro di società serie come l’U.S. CATANZARO 1929 e chissà quante altre.
VERGOGNA.