A Castellamare di Stabia va in scena la prima contro la seconda. Di soli tre punti è il distacco ufficiale prima di scendere in campo, ma come giustamente ricorda Auteri, e spesso tanti dimentichiamo, il distacco era di sei. E’ importante rammentarlo sia per non dimenticare le scabrose questioni societarie (a proposito domani si dovrebbe ricapitalizzare) e sia perché i sei punti di vantaggio, sulla base del gioco visto, ci stavano proprio tutti.
Da Catanzaro arriviamo in 700 circa, con sei autobus e mezzi privati. Prima di scendere nei dettagli della partita, voglio segnalare l’ottimo servizio di scorta svolto dalla polizia locale catanzarese che ci ha accompagnato per tutto il tragitto dalle prime ore dell’alba e sino al ritorno. Allo stesso tempo non ringrazio assolutamente il pessimo servizio svolto dai reparti speciali che, come al solito, hanno compiuto un atto indegno senza che ci fossero motivi ai danni di un giovane tifoso catanzarese.
Il corpo, che è assurdo definire “speciale” in quanto dovrebbe garantire sicurezza ed equità, si è accanito violentemente (18 contro uno) menando a più non posso con manganellate sul volto, sul corpo e sulle gambe, lasciando evidenti segni di un pestaggio sul povero, malcapitato venticinquenne (poteva incapparci chiunque, su questo bisogna meditare). Il ragazzo era sceso dall’autobus insieme a tanti altri per difendersi dal fitto lancio di sassi contro gli autobus (che portano evidenti segni di ammaccature e vetri infranti) di alcuni facinorosi, pseudo tifosi stabiesi che, compiuto l’atto, di corsa scappavano senza che nessuno delle forze dell’ordine intervenisse per bloccarli. Che fosse successo qualcosa di grave lo si poteva intuire dai gesti di provocazione degli agenti in tenuta da guerra, rigorosamente coperti e senza numero o nome d’identificazione. Il classico gesto del dito medio alzato era quello più in voga.
All’autogrill Alfaterna nei pressi di Salerno il ragazzo ci viene riconsegnato. Sul furgone della polizia, che nel frattempo in autostrada ci aveva superato, dall’alto della visuale del pullman avevamo notato un ragazzo disteso con la sciarpa giallorossa, ma mai e poi mai avremmo potuto pensare a ciò che da li a pochi minuti avrebbero visto i nostri occhi. La polizia ci dice di fermarci. Dal furgone, insieme ai diciotto eroi con tanto di casco e manganelli, ci riconsegnano una persona con evidenti segni di pestaggio. A stento il ragazzo si regge in piedi. Il volto è tumefatto e sanguinante, un occhio si apre con difficoltà. Riesce a parlare e ci dice: “Sono sceso dal pullman per evitare che qualche vetro si frantumasse e potesse farmi male. Stavo per risalire ma sono caduto. Mi hanno messo sul furgone e poi ho preso tante botte”. Si signori, nel furgone. Se esistesse una giustizia, vorrei capire che motivo c’era di essere malmenato nel furgone. Non lo capirò mai, non lo capiremo mai. Auguri ragazzo.
E veniamo alla partita. A Castellammare c’è un buon pubblico. Malgrado i prezzi ribassati, ampi settori risultano comunque vuoti. In campo oltre ai 22 calciatori e ai componenti della panchina, ci sono fra addetti e “altro” almeno cinquanta unità che diventeranno protagonisti dopo il vantaggio delle vespe. A fine partita, nei gestacci verso il nostro settore, si distinguono un barelliere, il più grande centrocampista visto a Catanzaro, tale Ruscio, e il solito Soviero che, col passare degli anni, matura all’inverso.
Il Catanzaro di Auteri scende in campo con il solito modulo e bastano pochi minuti per capire che a menare le danze saranno i giallorossi. Delle vespe stabiesi nulla da segnalare, tranne il solito gioco a palla lunga per cercare la sponda dell’ariete Vicentin. Il Catanzaro è bello, troppo bello e poco cinico. Purtroppo questo è il refrain che ci sta accompagnando nelle ultime partite. Noi giochiamo al calcio, facciamo gioco, ma contano i goal. La sagra delle occasioni mancate inizia subito. Il primo a provarci è Gimmelli. Battiamo angoli a ripetizione (nei “sessanta” minuti circa giocati, se ne contano 10 a 2 per il Catanzaro). In porta tirano quasi tutti gli undici dell’armata di Auteri: Longoni, Corapi, Benincasa, Di Maio. Niente da fare: il Catanzaro non passa. Vono alla fine del primo tempo è spettatore non pagante.
L’arbitro sembra buono, ma qualche dubbio all’inizio lo infonde. Risparmia il vecchietto Ametrano per un fallaccio su Longoni lanciato verso la porta e c’è anche un dubbio contatto in area su una percussione di Montella lanciato a rete. Il dubbio, visto ciò che accadrà nella ripresa, è il seguente: a parti invertite cosa sarebbe accaduto?
La ripresa inizia come si era concluso il primo tempo. L’arbitro, come già era avvenuto a Torre del Greco con il Vico Equense, sembra un altro. Il Catanzaro è di nuovo in avanti e, malgrado Bruno non sia il buon centrocampista che conosciamo, continua a dominare. Di nuovo Gimmelli, su azione d’angolo, sfiora il goal, ma l’indigesto Soviero (che continua a provocare il pubblico giallorosso dietro la sua porta con gesti infantili) blocca sulla linea.
Arriva una fastidiosa pioggerellina che rende il sintetico del “Menti” più viscido e scivoloso. Nel frattempo il signore in giacchetta nera di colpo cambia il suo metro di giudizio. Assegna punizioni a loro e risulta decisivo quando inventa un fallo di Di Maio su Vicentin. L’esperto Moretti (che calcia bene le punizioni) tira con violenza, il pallone acquista velocità grazie al terreno bagnato, Vono respinge corto anziché mandare il pallone in angolo, la difesa dorme e Ottobre, solo soletto, insacca. Che problema c’è? Andiamo avanti e pareggiamo. Ci sono ancora venti minuti più recupero da giocare. Macchè.
Ecco che davanti a noi si ripresenta l’enigma: cos’è la C2? La partita termina qua, esattamente al 24° della ripresa. Aumentano le persone a bordo campo. Loro su ogni azione rimangono per terra come se colpiti da un tornado. Entrano le barelle ma non serviranno mai: due minuti a terra e poi i giocatori stabiesi si rialzano. Non si riesce a giocare. Il pallone non ritorna in campo e ci vorrebbe un cronometro per calcolare quanti minuti effettivi di gioco sono stati disputati.
I nostri cambi in quel contesto non incidono. Solo una volta riusciamo a renderci pericolosi quasi per caso. Infine, c’è la ciliegina dell’arbitro che assegna solo tre minuti di recupero, in pratica i minuti accumulati come da regolamento per i cambi effettuati. Ma la vera chicca avviene subito dopo la concessione del recupero. L’arbitro inizia un lungo discorso con i suoi collaboratori dopo un’ammonizione a Di Maio. Va prima verso il collaboratore di destra, poi verso quello di sinistra. Stiamo fermi per almeno sei minuti, riprende il gioco, battono la punizione assegnata agli stabiesi, il Catanzaro si riversa in avanti ma la partita dopo due minuti termina. Auteri, Pitino e tutti i calciatori mostrano il segno dell’orologio per spiegare all’arbitro che stava prendendo un abbaglio. Ma ormai la partita era già terminata sull’1-0 per loro.
Concludendo, possiamo dire che ancora una volta il fattore ambientale è stato decisivo. Il cambiamento di metro di giudizo dell’arbitro fra primo e secondo tempo ci lascia perplessi, mentre nessuna sorpresa per quanto visto in campo. La C2 è questa e noi la conosciamo troppo bene. Piuttosto c’è da meditare su quante volte noi in casa siamo dei signori e quante volte rischiamo di essere raggiunti nel finale anche fra le mura amiche. A memoria non ricordo mai che il Catanzaro si sia mai affidato a mezzi poco ortodossi per fare passare il tempo e per indirizzare il risultato.
La Juve Stabia ha vinto. Se dicessi con merito, sarei ridicolo. Ma di certo c’è che da questa partita bisogna ripartire subito e cominciare a ragionare anche sui nostri errori per correggerli. Di questo si dovrà occupare Auteri che dovrà spronare i suoi ragazzi, convincendoli ancora di più che i più forti sono loro e lo hanno ampiamente dimostrato.
La lezione per quello che abbiamo visto ieri non vale solo per i calciatori in campo, vale anche per il contesto giallorosso, il pubblico e ci metto anche gli addetti ai lavori (bordo campo). Non facciamo la Champions, siamo in un torneo da sempre maledetto dal dio del pallone. E’ giunta l’ora che anche noi tifosi lo capiamo. Da domenica dovrà essere tutt’altra musica. Essere buoni, belli, bravi, onesti ed educati (sportivamente parlando) non sempre paga. Quindi diventiamo “cattivi” e cominciamo a farlo iniziando dai nostri cugini vibonesi. Un pò come fecero loro in occasione del 3-2 del primo anno di Lodo Petrucci, dell’1-1 (che per poco non si tramutò in 1-2) al Ceravolo nel secondo campionato post Lodo e dello 0-0 nel recupero che ci costò l’allontanamento definitivo dalla capolista Cosenza.
Tranne noi, la partita di ieri in videocassetta non la vedrà nessuno. Di ciò che accade sui terreni di gioco della 2° Divisione a nessuno è mai importato nulla. In tv vedremo sempre un Josè Mourinho strapagato che si scandalizza per nulla. Noi, se non cambieremo registro, vedremo sempre una squadra che gioca al calcio, bella ma poco cinica e con alcune pecche (su tutte fascia sinistra e poche alternative). Altri, nel silenzio assoluto di chi impone le regole (quali sicurezza, arbitraggi equi e via dicendo) continueranno a fare ciò che meglio credono…tanto non li vede nessuno.
Ripartiamo, da ieri c’è una certezza in più. I più forti siamo noi.
SF