I venti di crisi che spirano dal Governo in seguito alla fuoriuscita di Clemente Mastella dalla maggioranza hanno un significato ed una conseguenza politica che non spetta a noi analizzare, salvo carpirne l’ottima occasione che ci viene fornita per tornare all’attacco sulla vicenda Scuola Magistratura. Infatti, se è vero che finora ogni tentativo di restituire a Catanzaro ed alla Calabria la prestigiosa sede della scuola si è rivelato vano a causa dell’ostracismo e dell’ostinazione dell’ex guardasigilli, oggi la situazione appare favorevolmente mutata in virtù dell’uscita di scena di quest’ultimo e dei “ricatti” più o meno manifesti che obbligavano vicendevolmente i partiti a mantenere in piedi la coalizione. Così abbiamo l’opportunità di riprendere una battaglia, quella sulla Scuola per magistrati, che “CatanzaroNelCuore” non ha mai abbandonato e difficilmente abbandonerà. Stavolta l’occasione ci viene fornita dal gruppo di Italia dei Valori il quale, nelle persone di Aurelio Misiti e Luigi Li Gotti (quest’ultimo sottosegretario al Ministero della Giustizia nonché calabrese), ha intrapreso un’iniziativa abbastanza forte tendente a responsabilizzare direttamente Romano Prodi sulla questione. Il premier si trova infatti ad aver assunto ad interim le funzioni finora svolte da Mastella. Ciò significa che l’ambito entro cui si prenderanno le decisioni relativamente alla scuola delle toghe hanno cambiato “padrone”: Prodi ha facoltà immediata di firmare un decreto, di concerto col ministro dell’economia e delle finanze, nel quale indica le sedi della Scuola Superiore della Magistratura. Tale potere gli deriva dall’art. 3 della Legge 111 del 30 luglio 2007 avente ad oggetto le norme sull’ordinamento giudiziario. Si ricorderà che Mastella ha apportato delle modifiche al decreto legislativo 30 gennaio 2006, n. 26, laddove si stabiliva il concetto di territorialità e baricentricità delle sedi di formazione, sostituendolo con un più generico e comodo concetto di totale discrezionalità del ministro ad individuare le sedi. Se l’ex guardasigilli aveva predisposto tutto questo con l’unica finalità di non dover trovare giustificazioni alla scelta irrazionale di Benevento, oggi siamo noi a voler utilizzare la stessa modifica legislativa sollecitando il nuovo ministro della giustizia (Prodi per l’appunto) ad operare una nuova scelta: restituire a Catanzaro la sede meridionale della prestigiosa scuola così come razionalmente avevano stabilito Tremonti e Castelli due anni fa.
A questo punto non vediamo una sola ragione una perché il premier non debba firmare il decreto. Anzi, avrebbe una grande opportunità per restituire il maltolto ad una regione già definita “figlia prediletta” e inoltre, se firmasse il decreto di concerto con Padoa Schioppa, avrebbe il grande merito di garantire un po’ di giustizia e di quella dignità che la politica ha perso a causa di un modus operandi troppo spesso particolaristico. Bisogna restituire fiducia ai cittadini e credibilità nelle istituzioni. La restituzione della Scuola di Magistratura alla Calabria, alla sua sede naturale, sarebbe pertanto anche un’occasione di rivalsa e di legittimazione per quanti vogliano impegnarsi nell’agire politico secondo principi di giustizia. Siamo certi che Loiero e Minniti vorranno incoraggiare Prodi a firmare il decreto. D’altronde, senza l’ingombrante presenza di Mastella, non esistono più quei fattori compromissori o di imbarazzo che finora inibivano quello scatto d’orgoglio che tanti si aspettavano dalla politica.
Fabio Lagonia
Movimento Civico “CatanzaroNelCuore”