Dall’agibilita’ statica a quella igienico sanitaria, alla prevenzione anti-incendi per passare all’abbattimento delle barriere architettoniche (imposto per legge ma disatteso nella strangrande maggioranza dei casi e nelle scuole ci sono oltre 170mila disabili) i nostri istituti scolastici sono strutture vecchie e poco sicure, come dimostrano anche i dati dell’Inail a proposito degli infortuni di docenti e studenti.
Numeri che fotografano una realta’ in costante crescita, con oltre 90mila incidenti denunciati dagli studenti nel 2007 e 12.912 infortuni capitati al personale docente. Incidenti che riguardano per lo piu’ contusioni, lussazioni e fratture.
Va detto che su un totale di 10.762 scuola e 42.029 edifici scolastici (dati del Miur relativi all’anno scolastico 2007-2008) il 6% risale a costruzioni dell”800, il 18% e’ stato costruito nell’arco temporale 1900-1946, e il restante 75% negli ultimi 50 anni.
Tradotto in numeri significa che gran parte delle nostre scuole ha piu’ di quarant’anni di vita sulle spalle, con tutto cio’ che ne consegue quanto a messa in sicurezza, ovvero applicazione della legge 626/94. Dai solai in materiale scadente, al crollo di intonaci, all’assenza di porte anti-panico e agli impianti elettrici non a norma. La scuola italiana non e’ fanalino di coda in Europa solo per colpa degli studenti ‘somari’.
Ma a chi spetta garantire la messa in sicurezza degli istituti scolastici? L’edilizia scolastica e’ di competenza esclusiva degli Enti Locali e le Regioni svolgono un ruolo di coordinamento. Al Ministero spetta il compito di elargire trasferimenti, quando lo Stato decide di destinare fondi finanziari aggiuntivi per l’edilizia scolastica come prevede la legge 23/96 che impone alle Regioni di stilare piani di attuazione triennali. Per il triennio 2006-2009 il Miur ha stanziato 250 milioni di euro da destinare proprio alla messa in sicurezza delle scuole.
Ma qual e’ lo stato di salute complessivo dei nostri edifici scolastici? In Italia oltre quindicimila plessi di ogni ordine e grado, praticamente una scuola su tre, si trovano in zone ad alto e altissimo rischio sismico senza esser stati ristrutturati secondo la normativa sismica entrata in vigore nel 2003: significa che 8 milioni di bambini e ragazzi ogni mattina entrano in classi dove non ci sono i requisiti di sicurezza previsti per legge.
Per metterle in sicurezza servirebbero 4 miliardi di euro, ma per il momento i finanziamenti sono fermi ai 494 milioni stanziati dal Cipe in due interventi, nel 2004 destinato a 738 scuole, e nel 2006 per lavori su altri 876 plessi. Su quasi 42mila istituti scolastici, ci sono 2.760 edifici inseriti nella prima fascia e 12.609 nella seconda. E gli interventi in fase di realizzazione sono poco piu’ di 1.300.
La grande maggioranza degli istituti a rischio sono in Calabria (1.196 in prima fascia e 661 in seconda), in Campania (400 in zona 1 e 2.553 in zona 2), in Sicilia (276 e 2.545), in Abruzzo (276 e 476). Particolare il caso della Toscana, dove non vi sono scuole inserite nella prima fascia, ma sono 1.439 quelle in seconda. Le regioni italiane dove invece non vi sono scuole a rischio sono il Trentino Alto Adige, la Valle D’Aosta e la Sardegna.
La classificazione sismica del 2003, contenuta in un’ordinanza della presidenza del Consiglio, copre tutti i comuni italiani: 708 sono quelli inseriti nella zone ad altissimo rischio, 2.345 ad alto rischio, 1.560 in aree che possono essere soggette a sismi modesti, 3.488 (poco meno della meta’) in zone non pericolose.