Colpo di scena nell’ambito dell’indagine della Procura di Arezzo sugli scontri avvenuti tra i tifosi della cittadina toscana e gli ultras giallorossi in occasione della partita giocata lo scorso mese di maggio per la Supercoppa di Lega.
Il gip Gianni Fruganti, firmatario del provvedimento cautelare con cui diciassette giovani catanzaresi erano finiti agli arresti domiciliari con le accuse di lesioni, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale, ha promosso una denuncia presso il pm titolare dell’indagine, il sostituto procuratore Elisabetta Iannelli, affinché quest’ultima indaghi sulle ferite riportate dai tifosi giallorossi non durante gli scontri ma dopo l’arresto avvenuto in flagranza di reato a pochi metri dallo stadio teatro dei tafferugli.
Una decisione a sorpresa, assunta dal gip alla luce delle gravissime dichiarazioni rilasciate durante le udienze di convalida da alcuni dei tifosi arrestati, che avevano parlato di vere e proprie torture subìte da parte dei poliziotti che gli avevano stretto le manette intorno ai polsi. Affermazioni dirompenti, che avevano indotto l’avvocato Mimmo Grisolia a sollecitare lo stesso magistrato della pubblica accusa a disporre un incidente probatorio per la nomina di un perito incaricato di valutare la natura delle lesioni sospette, riservandosi anche di produrre documentazione visiva e testimoniale sulla scottante questione.
Ed ora, con la decisione del gip, potrebbe essere arrivato il momento della verità per il legale che, fin dall’inizio, si è battuto per ribaltare la ricostruzione dei fatti portata avanti dalla polizia aretina. Nella denuncia inoltrata da Fruganti alla collega della Procura si parla, infatti, di dichiarazioni rese da alcuni tifosi rispetto alle quali sono ravvisabili ipotesi di reato a carico di appartenenti alle forze dell’ordine ancora da identificare.
Nello specifico, il gip fa riferimento a quanto sostenuto da Antonio Argentieri Piuma e Andrea Concolino nel momento di raccontare di essere stati maltrattati e malmenati, (oltre che offesi con espressioni del tipo “terroni vi faremo vedere noi”, stando a quanto denunciato dall’avvocato Grisolia), e a quanto riferito da Ruben Munizza, Gianluca e Marco Campagna circa “una situazione tale da fare ipotizzare che i verbalizzanti abbiano potuto manomettere i reperti rinvenuti all’esito della perquisizione operata sul mezzo ove costoro viaggiavano”, scrive testualmente il gip nella sua denuncia, avallando quindi la tesi secondo cui i poliziotti, per dimostrare il danneggiamento riportato dalle loro auto, avrebbero colpito con i propri manganelli non solo il pullman dei tifosi, quanto le loro stesse auto di servizio, in una sorta di simulazione di reato emerso a grandi linee dal racconto dei tifosi indagati.
Circostanza sulla quale punterà anche l’avvocato Grisolia nella querela ormai pronta ad essere ratificata nell’interesse di Andrea Concolino e Giuseppe Ierardi e corredata da una testimonianza chiave che una professionista di Arezzo è pronta a depositare in quanto presente sul luogo in cui sarebbe avvenuto il presunto pestaggio da parte della polizia.
Presunto pestaggio che si sarebbe verificato in quei trenta minuti di follia sui quali si scontrano le opposte tesi di tifosi e polizia. Stando alla versione delle forze dell’ordine, infatti, i diciassette ultras catanzaresi, affiancati da altri due minorenni denunciati a piede libero per gli stessi reati, sarebbero scesi da un pullman per aggredire un agente, per poi risalire sul mezzo e darsi alla fuga speronando prima un’auto della polizia e poi sfondando un posto di blocco, travolgendo un’altra auto della stradale che cercava di fermarli e tentando di investire anche un agente che si trovava sulla strada, fino al fermo avvenuto nei pressi del casello autostradale.
Fin qui il racconto degli agenti. Da qui il racconto dei tifosi, che hanno parlato di botte e insulti, negando di aver mai messo in atto tutto ciò che è stato sostenuto contro di loro, sostenendo piuttosto che in quella che non era da considerare assolutamente un tentativo di fuga un’auto della polizia gli avrebbe tagliato la strada, costringendo l’autista del pullman a tentare una frenata improvvisa, che non gli ha però impedito di finire su un’altra volante. Quindi, l’arrivo dei poliziotti e l’inizio delle botte, che sarebbero continuate anche in Questura; botte che li avrebbero “segnati” sul volto e sul corpo, come riscontrato anche dal medico del carcere su uno di loro.
Un presunto pestaggio, sul quale dovrà essere la Procura di Arezzo a questo punto ad accendere i riflettori, con l’avvio degli accertamenti disposti dal gip e sui quali a tenere gli occhi ben puntati ci sarà costantemente l’avvocato Grisolia, determinato ad ottenere giustizia su una vicenda che sta tenendo con il fiato sospeso l’intero tifo organizzato catanzarese.
Scontri ad Arezzo, colpo di scena
Il gip ha promosso una denuncia per indagare sulle ferite riportate dai tifosi. Spunta una teste oculare.
Rilanciata la tesi del pestaggio portata avanti dall’avvocato Grisolia
Da Il Quotidiano