L’ultima volta che mi recai ad Aversa erano i tempi della squadra di Provenza. L’anno successivo si giocò a porte chiuse, l’anno scorso non ne parliamo. Ebbene pur essendoci un campo di calcio regolamentare, lo stadio è cambiato poco. Non c’è il più il camion che fa da pre-filtraggio ma gli spalti sono gli stessi. Dalle modalità d’ingresso allo stadio sembra di dover assistere a Barcellona – Real Madrid; i cinquanta tifosi (di cui almeno la metà accreditati per superare l’ostacolo tessera) entrano con documento in mano, poi vengono controllati e perquisiti. Rimangono fuori gli ultras ma ormai non è una novità.
La vera novità è che invece se non risiedi in provincia di Caserta e non hai la tessera del tifoso non puoi acquistare alcun biglietto. Sapevamo che questo valeva per il settore ospiti ma chi risiede a Roma, Napoli e Torino se per caso passa d’Aversa e vuole vedere una partita di Seconda Divisione sappia che “allo stadio” non può andarci. Almeno che avvisassero, diciamo noi, visto che queste regole vengono applicate senza alcun criterio. Il risultato che si ottiene è che la voglia della trasferta passa: una settimana dopo l’altra. Che senso ha assistere a una partita senza cori, senza quel calore che contraddistingue una partita di calcio? Contenti loro..e fessi noi.
Comunque ci accomodiamo al nostro settore non prima di aver verificato che i bulloni dei tubi innocenti dove ci sistemano siano quantomeno avvitati. C’è qualche scricchiolio, “però essendo pochi la tribunetta dovrebbe tenere“, pensiamo. Rimaniamo sempre più meravigliati quando pensiamo alle varie commissioni locali catanzaresi che verificano l’agibilità del nostro “Ceravolo” o alle commissioni inviate dalla Federazione. Se non sbagliamo presidiata dall’ex arbitro Longhi. La domanda sorge spontanea: ma come fanno a dare l’ok?
Le squadre scendono in campo, loro in maglia granata e noi con la “Givova” bianco-azzurra abbinata ai calzettoni gialli che sono un pugno agli occhi. Fa freddo e c’è un vento che sembra di essere davanti all’ospedale Pugliese. Da Catanzaro arriviamo vestiti leggeri, speriamo che nessuno prenda una bronchite e che mercoledì possa essere presente per il riscatto contro il Celano. Il Catanzaro cambia di nuovo formazione, rientra Ricciardi e Mariotti si sposta a destra, in panca Romeo. Noi giochiamo il primo tempo contro vento e ci comportiamo benino. Facciamo il minimo indispensabile evitiamo di buttare il pallone e lo giochiamo. Pur essendo penalizzati avendo il vento in faccia abbiamo una supremazia territoriale; non creiamo grandi occasioni solo perché sul più bello non siamo cinici. Squillace non affonda quando potrebbe affondare e Mariotti non è un cursore di fascia. Maisto tenta d’impostare ma le condizioni metereologiche lo penalizzano, i nostri avanti (Masini e Carboni) sono spesso picchiati, Esposito non pervenuto.
L’arbitro è permissivo e consente ai granata di giocare fallosi. L’Aversa più che per bravura tecnica si affaccia dalle nostre parti perché è spinta dal vento, crea un serio pericolo su un’incursione dalla destra (notare la zona che poi ci sarà fatale), si distingue per qualche tiraccio ma di pericoli seri neanche a parlarne. Sarebbe ideale chiudere il primo tempo a reti bianche ma proprio sul finire accade ciò che di meglio può riservare una partita di calcio. Un cross di Squillace e Masini con una splendida girata di testa trafigge il portiere avversario. Chiudi il primo tempo in vantaggio, vai negli spogliatoi ed ora sei a favore di vento, cosa chiedere di più?
Inizia la ripresa ma il vento non soffia più così veemente, poco male, anzi forse è meglio, perché adesso possiamo giocare meglio a pallone vista la bravura nel nostro possesso e circolazione della palla. Invece ci sediamo, aspettiamo gli avversari nella nostra metà campo e non riusciamo a ripartire. Non abbiamo gli uomini per farle le ripartenze. Esposito, l’unico che per caratteristiche avrebbe il passo per partire è legnoso, Carboni e Masini li conosciamo già e sappiamo che non hanno nelle loro armi la velocità. Ci manca Bruzzese e quanto avvenne ad Eboli (quando causò l’espulsione del difensore avversario) non potrà accadere oggi. Noi non superiamo più la metà campo, Cozza se ne accorge e cambia qualcosa. Entra Ulloa (bene a prescinderedal risultato) per Esposito e rinforziamo il centrocampo per difenderci meglio. Cambia poco però, continuiamo a stare chiusi e un batti e ribatti consegna la palla alla loro ala destra Petagine che da solo si presenta davanti a Mengoni e lo trafigge.
Al gol sugli spalti ci sentiamo strani. Nessuno avrebbe scommesso sul loro pareggio dopo il primo tempo, e allora Cozza cambia di nuovo. Mette dentro Romeo per avere più spinta e sposta Mariotti a sinistra sulla linea dei tre difensori. Un lancio lungo, Narducci si strattona con il loro lungo centravanti, l’arbitro non fischia nessun fallo, l’azione prosegue e lancio ancora sulla destra dove il liberissimo Petagine (Mariotti era andato a fare la diagonale e Squillace era ancora avanti) in contropiede trafigge ancora una volta Mengoni. L’ultima carta è Bugatti, ci buttiamo in avanti, creiamo qualche pericolo, ma poca cosa rispetto a quanto avremmo potuto fare giocando come siamo soliti fare.
Sul 2-1, come spesso avviene in certi campi, la partita può dirsi conclusa. Il pallone quando esce fuori non torna oppure ne tornano tre. A terra si cade alla minima spinta e l’arbitro non fischia più nulla a favore.
Abbiamo perso meritatamente, forse per troppa presunzione e poca cattiveria. Mercoledì possiamo riscattarci e poi ci toccherà il Perugia. Facciamo nostre le parole di Cozza, arriviamo fra le prime quattro o a ridosso delle prime (Perugia e Paganese) nel mese di dicembre che poi possiamo giocarcela. Sicuramente, però rinforzandoci perché qualcosa che elevi il livello tecnico a questa squadra sicuramente manca.
Tralasciamo il discorso sugli arbitraggi, anche qualche errore c’è stato, per noi e per i nostri avversari.
Ci vediamo mercoledì prossimo, Forza Giallorossi.
SF