L’imprenditore Vrenna temeva il sequestro delle sue società. Un timore che lo avrebbe spinto a mettere in atto escamotage in grado di occultare il suo patrimonio.
I sostituti procuratori della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio ed Elio Romano hanno chiesto il rinvio a giudizio per l’imprenditore Raffaele Vrenna, suo fratello Giovanni, l’ex magistrato Francesco Tricoli e il commercialista Angelo Berlingieri.
Vrenna, assieme al fratello, era proprietario della “Sovreco spa” e della Mida srl. Società i cui capitali sociali erano “partecipati” da altre sei aziende operative nel settore dei rifiuti, così come era titolare della Mida.
Secondo l’accusa, i Vrenna, con l’aiuto di Berlingieri, avrebbero attribuito in modo fittizio le azioni e le quote di Sovreco e Mida ad altre società, per una cifra che supera i cinque milioni di euro.
L’amministrazione dei beni dell’imprenditore condannato per mafia sarebbe stata affidata proprio al procuratore capo della Procura di Crotone, Tricoli, prima di andare in pensione.
Un particolare: la segretaria personale del magistrato era la moglie di Raffaele Vrenna.