Senza alcuna vena polemica e ben comprendendo che in due mesi non sarebbe stato facile offrire un prodotto con una sua identità, tuttavia sentiamo di esprimere qualche perplessità relativa alla struttura e alle spese della passata Notte Piccante ed, evidentemente, qualche suggerimento per il futuro. La Notte Piccante 2011 è stata una manifestazione assolutamente amorfa, che ha scarsa attinenza rispetto a ciò che essa dovrebbe essere e rappresentare. Non è stata una notte bianca, non è stata una notte della tradizione, non è stata una notte della città. E non è stata neanche la Notte Piccante, che era nata non solo per valorizzare gli aspetti tipici della gastronomia locale (il piccante appunto) ma anche per incentivare forme creative, culturali e artistiche di trasgressione e innovazione – questo era il progetto originario. La notte piccante dovrebbe vedere l’esplodere della creatività e dell’arte di una città che vive in ogni quartiere e che è pertanto caratterizzata da una miriade di palinsesti che si svolgono in contemporanea e rivitalizzano molteplici aree, particolarmente quelle più cariche di storia e di originalità. La notte piccante dovrebbe vivere in una sola notte, altrimenti non è. Dovrebbe essere una notte speciale, un manifesto della città e per questo difficilmente può consistere di un’anonima tre giorni. E ancora più difficilmente si concilia con negozi, locali e musei in gran parte chiusi. E con trasporti neppure perfettamente funzionanti ed efficienti. La notte piccante dovrebbe certamente segnare il protagonismo delle passioni, delle tradizioni, delle maestranze e delle professionalità locali. E qui arriviamo alla nota forse più dolente e sorprendente. Non è possibile che i due concerti e una mostra, per altro con temi assolutamente sganciati dal motivo trainante della notte, vengano ad assorbire oltre 200.000 dei 300.000 euro spesi per l’intera notte (con voci singole davvero discutibili: pensiamo ai 78.000 euro per i Subsonica ( altrove esibitisi con compensi molto inferiori) e i circa 90.000 euro complessivi per la mostra “Divinità e miti” con un solo quadro e tante riproduzioni: ecco il grande evento culturale). Tutto ciò ci sembra incomprensibile e sarà oggetto di ulteriori approfondimenti. Esiste inoltre un problema culturale: in una fase storica di crisi quale quella che stiamo vivendo occorre sganciarsi dall’ideologia del nome di grido che assorbe la quasi totalità del budget lasciando briciole e marginalità alle espressioni del territorio (in tal senso siamo pienamente d’accordo con quanto espresso nei giorni scorsi dalla band NeraLuce). Occorre entrare nella logica che le professionalità locali vanno stimolate, valorizzate e soprattutto retribuite secondo logica e buon senso. E soprattutto crediamo che spese così elevate, per un solo evento, soprattutto nell’ambito di una notte dedicata alla tradizione, siano ingiustificabili e non garantiscono ritorno alcuno al territorio ma solo propaganda e soddisfazioni cospicue a promoters artistici (?) dominanti (che poi, a ben guardare, sono sempre gli stessi). E, sempre, per stare alle spese, mettiamo in evidenza che 13.200 euro per l’allestimento di un ufficio stampa ad hoc e 12.000 euro per la stampa di calendarietti turistici ( per quali turisti, poi, non si capisce) siano motivo di ulteriore perplessità. Insomma, crediamo che l’evento vada conservato e tutelato, tuttavia esso abbisogni di profonda ristrutturazione. Località, tradizione, qualità, trasgressività ed innovazione devono essere al centro di questa notte per trasformarla, da anonima sagra di contrada, a un evento unico e riconoscibile per la regione e forse qualcosa di più.
Scalzo: Notte Piccante, se ci sei batti un colpo!
Il leader dell’opposizione in consiglio critica scelte e spese della manifestazione appena conclusa