Apprendo con rammarico e sgomento della sentenza del Consiglio di Stato che assegna a Benevento la Scuola di Magistratura. Si tratta dell’ennesimo smacco per la città di Catanzaro da anni depredata di tutte le prerogative che la legge le assegnava.
E il fatto che abbiamo perso la Scuola per un vizio formale, un errore di procedura compiuto dai rappresentanti legali della Provincia di Catanzaro, mi spinge a chiedere con forza due chiarimenti dovuti: il primo all’amministrazione provinciale di Catanzaro che ha commesso l’errore formale; il secondo ai nostri parlamentari, domandando loro se non sia finalmente il caso di chiedere al governo un pronunciamento nel merito della questione.
La sentenza, infatti, non assegna a Benevento la Scuola per ragioni sostanziali, probabilmente tutte a favore di Catanzaro, ma per un vizio di forma negli atti. Mi pare che si tratti di una decisione pilatesca a cui solo il governo può porre rimedio, attraverso un suo pronunciamento.
Catanzaro si ritrova oggi più povera e beffata dalle mancate competenze di chi dovrebbe tutelare i suoi interessi. In quanto candidato a Sindaco, mi attiverò affinché le ragioni del capoluogo calabrese siano prese in considerazione nelle sedi competenti e si reagisca con forza e opportunamente a questa decisione.
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Con amaro sorriso e con un pizzico di ironia affermiamo che il nostro rispetto per la giustizia va ogni oltre verdetto, anche quando questo sia contrario alle ragioni che abbiamo sempre, con convinzione, sostenuto con forza. La vicenda della Scuola di magistratura deve rappresentare un monito per la politica. Troppo spesso si è indugiato, si è atteso, si è aspettato. Troppo spesso le questioni importanti sono state affrontate con autoreferenzialità e senza la giusta coesione che, invece, dovrebbe andare al di là dell’appartenenza politica quando si tratta della stessa città. Le conquiste non sono medaglie da mettere e togliere sul bavero della giacca, non ci si può dividere su questioni importanti, ma soprattutto non si possono abbandonare le battaglie, quando queste interessano la collettività, solo perchè a combatterle c’è qualcuno di un colore politico diverso. La storia ci insegna che la divisione effimera e strumentale è sempre stata, e sempre sarà, un punto di debolezza ed è su questo punto di debolezza che Catanzaro, oggi, è stata colpita.
L’augurio è che questa sia davvero una lezione che serva per programmare un governo della città che abbia a cuore i soli interessi della collettività, che si basi sul dialogo, pur rispettoso delle diversità altrui, ma comunque sempre trasparente e costruttivo.