Ventidue condanne (variabili da 10 mesi a 1 anno e 9 mesi di reclusione con il beneficio della pena sospesa) e il “non doversi procedere” per intervenuta prescrizione nei confronti di una sola persona. È questa la sentenza emessa ieri mattina dal giudice monocratico del tribunale, Giovanna Mastroianni (cancelliere Pino Rizzuto), nei confronti delle ventitrè persone accusate di falso materiale, falso ideologico e truffa, nella maggior parte dei casi aggravati dall’accusa di aver commesso i presunti reati su atti dotati di fede pubblica privilegiata.
Nel dettaglio, il giudice ha condannato Stefania Barberio a 11 mesi di reclusione; Ramona Cosentino a 10 mesi, Angelo Cosentino a 10 mesi, Antonella Concolino a 1 anno e 1 mese, Saveria Scalzo a 10 mesi, Paolo Carlis a 10 mesi, Angelo Cacia a 10 mesi, Pietro Cirene a 1 anno e 1 mese, Patrizia Cirene a 10 mesi, Sergio Barberio a 10 mesi, Maurizio Barberio a 10 mesi, Francesco Minicelli a 11 mesi, Vanessa Aprile a 1 anno e 1 mese, Giuseppe Ciambrone a 11 mesi, Carlo Putrone a 1 anno e 1 mese, Annamaria Puccio a 1 anno e 1 mese, Massimo Froio a 1 anno e 1 mese, Michele Critelli a 10 mesi, Pamela Critelli a 10 mesi, Antonio Gualtieri a 10 mesi, Elena Leone a 1 anno e 3 mesi, Rita Maletta a 1 anno e 9 mesi. Sentenziato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione, infine, per Immacolata Dolce. Il pubblico ministero Valeria Biscottini, nella scorsa udienza, aveva chiesto proprio ventidue condanne (ma con pene variabili da 1 anno e 2 mesi a 1 anno e 6 mesi di reclusione) e l’intervenuta prescrizione nei confronti di un solo imputato. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni. Secondo l’accusa, i ventitré avrebbero presentato al Comune documenti corredati di false ricevute di conti correnti postali destinati al pagamento di oneri concessori od oblazioni per il rilascio di titoli abitativi in sanatoria. Così avrebbero indotto in errore i funzionari del Municipio, i quali avrebbero rilasciato la certificazione di sanatoria edilizia senza che, in realtà, fosse stato pagato quanto dovuto.
Il rinvio a giudizio dei 23 imputati risale al 2009. Il Comune, è bene precisarlo, in questa vicenda risulta parte lesa: il danno per le casse municipali ammonterebbe a centinaia di migliaia di euro di mancati introiti. Tant’è che Palazzo De Nobili si è costituito parte civile con l’assistenza degli avvocati Nicola Cantafora ed Ermenegildo Massimo Scuteri. I fatti contestati sarebbero avvenuti in un lasso di tempo fra il 2004 e il 2007. Buona parte del materiale “incriminato”, esattamente 35 pratiche di sanatoria, è stato posto sotto sequestro dalla Guardia di Finanza nel corso delle indagini preliminari. Le somme che secondo l’accusa sono state falsamente versate vanno dai 610 euro di un caso ai 26 mila 906 di quello più eclatante. Il sistema, secondo la Procura della Repubblica, sarebbe stato piuttosto facile: qualcuno – ma gli oggetti non sono mai stato trovati nel corso delle indagini – avrebbe avuto la disponibilità di timbri postali che sarebbero stati utilizzati per vidimare conti correnti mai realmente pagati. I falsi versamenti avrebbero riportato i timbri di almeno sei diversi uffici postali della città, dalla zona nord a Santa Maria.
Le indagini sono scattate in seguito ad alcune denunce. Gli accertamenti, iniziati a fine 2006, hanno seguito più filoni: l’indagine, da subito affidata alla sezione di Pg della Guardia di Finanza, è stata suddivisa in vari fascicoli, in base all’identità della vittima della presunta truffa. Quella relativa alle sanatorie edilizie è la seconda tranche conclusa in ordine di tempo.
Fonte Gazzetta del Sud, Giuseppe Mercurio