Attività (quasi) paralizzate, comunicazioni azzerate. Sono gli effetti del blocco degli account di posta elettronica della Regione Calabria.
Da venerdì 18 dicembre le caselle che hanno come dominio “regcal” sono andate in tilt. Un ko informatico importante, con la Cittadella di Germaneto ridotta a un flipper ammaccato, anche se finalmente il problema è ora in via di soluzione. Ha funzionato invece correttamente la posta elettronica certificata.
Per tamponare l’emergenza dirigenti e politici hanno utilizzato la posta elettronica personale o hanno fatto ricorso alla posta certificata. Ma è chiaro che la questione pone il problema più ampio della tenuta dei sistemi informatici della Regione, affidati alla cura di un raggruppamento di imprese che vede insieme le società Engeenering e Ifm.
A questo punto, tuttavia, sarebbe opportuno svolgere una attenta inchiesta per verificare cause e responsabilità per quello che è successo, anche perché più volte tanto il presidente Oliverio quanto il vicepresidente Viscomi hanno ribadito l’importanza dei sistemi informatici per una regione veloce e snella, soprattutto per quanto riguarda lo snellimento delle procedure di gare relative al nuovo Por 2014-2020 e i rapporti con i cittadini.
Eventi tecnici imprevisti possono sempre capitare, ma lascia stupiti l’inesistenza di sistemi di sicurezza in grado di assicurare la continuità dei servizi informativi anche in caso di problemi tecnici.
La vicenda si incastona nello psicodramma di una Regione con le casse vuote. Solo qualche giorno addietro, in consiglio regionale, nel corso della dibattito sulla nuova manovra finanziaria, il vicepresidente della giunta regionale Antonio Viscomi ha lanciato l’allarme sui debiti fuori bilancio «che rischiano di determinare una situazione esplosiva».
«I crediti di dubbia esigibilità – è l’opinione del vice di Mario Oliverio – riguardano in buona parte risorse che gli enti locali devono trasferire alla regione per rifiuti e risorse idriche. Gli accantonamenti riguardano pignoramenti e perdite delle società partecipate. Possiamo anche discutere sulla collocazione di piccoli importi tra un capitolo e l’altro; ma senza una azione convinta sul piano dei rapporti tra Regioni ed enti locali, per un verso, e sul piano dei debiti maturati dal sistema amministrativo parallelo segnato da società, fondazioni ed enti strumentali, le cose cambieranno molto poco. Anzi, il rischio, nella prospettiva del bilancio consolidato, è che le cose possono peggiorare e di molto».
Antonio Ricchio corcal