In merito alla designazione di Giorgio Albertazzi a direttore artistico del Magna Graecia Teatro Festival da parte dell’Assessorato alla Cultura della Regione Calabria, esprime disappunto anche Ruggero Pegna, il promoter calabrese che negli ultimi venticinque anni ha firmato un’incredibile quantità di grandi eventi in Calabria, tra cui quelli più prestigiosi mai effettuati al Sud, attuale dirigente nazionale dell’associazione degli organizzatori e produttori di spettacoli dal vivo:
“L’ennesima opportunità che l’Europa ci dà per valorizzare la Calabria e le eccellenze calabresi si è tradotta, ancora una volta, in una farsa, peraltro annunciata e conclusasi con un colloquio surreale davanti a una improbabile commissione di funzionari regionali. La scelta triennale di un celebre attore di ottantotto anni si commenta da sé, trattandosi di un’illustre figura che, però, rispetto a quanto richiesto dal bando, nella vita ha fatto altri mestieri. Chi seguirà, realmente, la complessa manifestazione visto che, come mi risulta, Albertazzi questa estate sarà in tour per l’Italia con un suo spettacolo? Dirigere e organizzare un evento che si svolge in una quindicina di siti, con decine di messe in scena, come tra l’altro precisato nel bando, avrebbe richiesto ben diverse competenze e un’altra storia professionale. Basta essere grandi attori per vincere un bando di questo tipo?
E’ un messaggio sbagliato, che rischia di trasformare la direzione e l’organizzazione di grandi eventi in una sorta di improbabile premio alla carriera per attori e registi. Perché, invece, non premiare chi, da anni, tiene alto il nome della Calabria nel campo dello spettacolo nazionale e internazionale, avendo dimostrato efficienza organizzativa, affidabilità e capacità di effettuare scelte artistiche di altissimo spessore, intercettando la domanda della gente, contribuendo all’ispessimento dell’immagine e della promozione della regione, nonché alla sua crescita culturale? Eppure, i calabresi che abbiamo partecipato eravamo davvero in tanti e tutti con storie lunghe e importanti. La risposta, evidentemente, è proprio in termini culturali e di mentalità: paesanità, provincialismo, esterofilia, i soliti difetti delle periferie culturali e di chi, al contrario, vorrebbe ostentare modernità e intellettualità. Peccato, un’altra occasione perduta per valorizzare le nostre risorse.”