Prima il silenzio, poi la musica. Per ricordare Marco Gentile, il 18enne catanzarese ucciso da un coetaneo per futili motivi lo scorso 24 ottobre, la madre, il padre, i suoi parenti e tutti i suoi amici hanno scelto una fiaccolata a cui ha fatto seguito la proiezione di due filmati. In mezzo il ricordo, in musica, scritto e cantato da un amico della giovane vittima.
Ad un mese dalla morte di Marco, però, non si è placata la rabbia per un fatto di sangue tanto efferato quanto inspiegabile, così, accanto agli striscioni in ricordo della vittima, prima della partenza del corteo ne era stato esposto uno recante il minaccioso messaggio “Non finisce qui…“, prontamente eliminato dagli uomini della Digos.
Ma tra la folla, circa 200 persone, è la commozione il sentimento più evidente.
E a rompere quel silenzio, le parole della mamma di Marco, Anna, che stringendo al petto la foto del figlio, quasi come una involontaria litania ripete: «Marco mio, figlio, come faccio senza di te?».
Accanto a lei, la sorella, che dal microfono, qualche minuto più tardi, denuncerà: «Marco è morto mentre tante persone attorno a lui non hanno alzato un dito. Perché nessuno ha chiamato subito i soccorsi? Solo una mamma, avvisata dal figlio quando ormai era troppo tardi, non ha esitato un istante a darsi da fare, a provare ad aiutare Marco».
Più indietro, il padre della giovane vittima.
Intanto, nei cinquecento metri percorsi dal corteo, partito dal parco della Biodiversità di Catanzaro per arrivare ai piedi della scalinata dove Gentile è stato accoltellato, spazio solo a un dolore composto.
corcal