L’esperienza della prima giunta calabrese di Agazio Loiero e’ virtualmente conclusa, ma per veder nascere il Loiero bis – se ci sara’ – occorreranno almeno un paio di mesi. È questo l’esito del vertice tenutosi sabato nella struttura “il Cupone” nel Parco nazionale della Sila. Il presidente della Regione si e’ definito “politicamente insoddisfatto” dell’esperienza fin qui maturata. Il centrosinistra calabrese non ha certo ritrovato l’unita’, ne’ poteva farlo in un giorno di ritiro silano, e le posizioni tra i vari partiti restano molto distanti. Si vede, all’interno della maggioranza, una netta spaccatura tra “gli uomini del presidente” e i partiti, ma soprattutto iniziano a vedersi differenze nette tra i Ds e la Margherita, che finora hanno marciato fianco a fianco. Il vice ministro degli Interni, Marco Minniti (Ds), ha proposto una “cabina di regia” che affianchi Loiero nella guida della regione: dovrebbe essere formata dal vice presidente Nicola Adamo, dai capigruppo della maggioranza e dal presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Bova (Ds). La proposta va di pari passo con quella di un esecutivo piu’ snello, senza sottosegretari e con il Pdm (Partito democratico meridionale, fondato da Loiero pochi mesi fa) rappresentato solo dal governatore: una sorta di “commissariamento” che dovrebbe garantire la collegialita’ delle scelte, una proposta che Loiero e’ costretto in qualche modo a discutere, ma che certo non gradisce.
Il “governatore” ha piu’ volte ricordato quelle che sono le sue prerogative, e ha fatto chiaramente capire che se si vedesse estremamente ridimensionato o limitato dall’azione dei partiti, non esiterebbe a dimettersi, mandando “a casa” l’intero consiglio. Chi vedrebbe di buon occhio un ritorno immediato alle urne, ma solo se avvenisse subito e non dopo una crisi ulteriormente trascinata, e’ il coordinatore regionale della Margherita, Franco Bruno. L’ipotesi di elezioni anticipate e’ invece avversata da Adamo, vero alter ego di Loiero nel governo regionale. “Se si dovesse arrivare alle elezioni – ha detto il vice presidente della giunta – il centrosinistra rischierebbe di non essere capito e di non poter piu’ governare in Calabria per i prossimi venti anni”.
Ma tra chi – paradossalmente fuori dai Ds – vorrebbe le elezioni subito, cio’ che attrae e’ proprio l’idea di una presidenza eventualmente affidata a Nicola Adamo, ritenuto in questa fase uomo vincente e “politico di razza”.
Il rimpasto della giunta, se ci sara’, non sara’ comunque immediato. L’unico punto di accordo del vertice del “Cupone” e’ che si debba discutere prima di contenuti e programmi e soltanto dopo di organigrammi e poltrone. Minniti ha ripreso la proposta che era stata lanciata da Michelangelo Tripodi (Pdci) prima del vertice: convocare, magari a fine settembre, quella che era stata l’assemblea dei grandi elettori che il 28 novembre 2004 a Lamezia Terme indico’ Loiero come candidato presidente. Questa sorta di stati generali del centrosinistra calabrese dovrebbe tenersi, secondo Minniti, alla presenza di Romano Prodi. Nel frattempo ci sono in agenda alcune emergenze da risolvere: innanzitutto il bilancio, il cui assestamento e’ in discussione in Consiglio regionale. Poi la sanita’, dove alcune urgenze potrebbero emergere anche prima della conclusione della “verifica”. In particolare sono a rischio le posizioni di un paio di direttori generali, in primis quella di Antonio Palumbo, direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Catanzaro, chiamato in causa da Anna Iannuzzi (detta Lady Asl) come presunto emissario dell’ex presidente della Regione Lazio, Piero Badaloni, nell’inchiesta sulla sanita’ laziale.
Il “governatore” ha piu’ volte ricordato quelle che sono le sue prerogative, e ha fatto chiaramente capire che se si vedesse estremamente ridimensionato o limitato dall’azione dei partiti, non esiterebbe a dimettersi, mandando “a casa” l’intero consiglio. Chi vedrebbe di buon occhio un ritorno immediato alle urne, ma solo se avvenisse subito e non dopo una crisi ulteriormente trascinata, e’ il coordinatore regionale della Margherita, Franco Bruno. L’ipotesi di elezioni anticipate e’ invece avversata da Adamo, vero alter ego di Loiero nel governo regionale. “Se si dovesse arrivare alle elezioni – ha detto il vice presidente della giunta – il centrosinistra rischierebbe di non essere capito e di non poter piu’ governare in Calabria per i prossimi venti anni”.
Ma tra chi – paradossalmente fuori dai Ds – vorrebbe le elezioni subito, cio’ che attrae e’ proprio l’idea di una presidenza eventualmente affidata a Nicola Adamo, ritenuto in questa fase uomo vincente e “politico di razza”.
Il rimpasto della giunta, se ci sara’, non sara’ comunque immediato. L’unico punto di accordo del vertice del “Cupone” e’ che si debba discutere prima di contenuti e programmi e soltanto dopo di organigrammi e poltrone. Minniti ha ripreso la proposta che era stata lanciata da Michelangelo Tripodi (Pdci) prima del vertice: convocare, magari a fine settembre, quella che era stata l’assemblea dei grandi elettori che il 28 novembre 2004 a Lamezia Terme indico’ Loiero come candidato presidente. Questa sorta di stati generali del centrosinistra calabrese dovrebbe tenersi, secondo Minniti, alla presenza di Romano Prodi. Nel frattempo ci sono in agenda alcune emergenze da risolvere: innanzitutto il bilancio, il cui assestamento e’ in discussione in Consiglio regionale. Poi la sanita’, dove alcune urgenze potrebbero emergere anche prima della conclusione della “verifica”. In particolare sono a rischio le posizioni di un paio di direttori generali, in primis quella di Antonio Palumbo, direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Catanzaro, chiamato in causa da Anna Iannuzzi (detta Lady Asl) come presunto emissario dell’ex presidente della Regione Lazio, Piero Badaloni, nell’inchiesta sulla sanita’ laziale.