Tre anni e sei mesi di reclusione è la condanna chiesta dal pubblico ministero di Catanzaro a carico di Andrei Valentin Epurei, il rumeno ventiseienne imputato per omicidio colposo dalla Procura della Repubblica di Catanzaro dopo che, a bordo di un suv, alla fine di agosto del 2013 ha investito e ucciso Matteo Battaglia, di 12 anni, a Sellia Marina, ferendo anche gravemente un altro automobilista.
Il pm ha così concluso la propria requisitoria nell’ambito del giudizio abbreviato chiesto dall’imputato – la pena è così scontata di un terzo per la scelta del rito alternativo al dibattimento -, cui sono seguite le discussioni degli avvocati.
Anzitutto i legali di parte civile – è stata ammessa la costituzione dei genitori, del fratello e dei nonni del piccolo Matteo -: l’avvocato Francesco Granato, che ha insistito perché a carico dell’imputato sia riconosciuto il dolo eventuale, chiedendo la modifica del capo d’imputazione e una condanna più severa di quella prevista per l’omicidio colposo; e poi l’avvocato Vincenzo Puccio, che ha interloquito sulla circostanza del colpo di sonno che avrebbe colto l’imputato prima dello schianto, riconosciuta però come plausibile dal consulente tecnico d’ufficio.
Arringa di senso opposto, invece, per l’avvocato Gregorio Viscomi, difensore di Epurei, che confermando ancora una volta la tesi del colpo di sonno come causa dell’incidente, ammessa dall’imputato fin da subito, si è opposto alla modifica del capo d’accusa per il suo assistito ritenendola impossibile in fase di giudizio abbreviato.
Il penalista inoltre, sempre basandosi sulla perizia effettuata dal ctu, ha introdotto la questione della viabilità sulla “106” facendo riferimento a presunti problemi nelle concessioni edilizie che avrebbero consentito di realizzare le abitazioni troppo a ridosso della Statale.
L’udienza è stata infine rinviata al 3 febbraio per eventuali repliche e la sentenza del giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro, Giuseppe Perri. Epurei, subito dopo il drammatico incidente, con l’accusa di omicidio colposo fu sottoposto a fermo poi convalidato dal giudice per e indagini preliminari, che dispose a suo carico la custodia in carcere.
In quell’occasione il 26enne, nel corso dell’interrogatorio, si avvalse della facoltà di non rispondere alle domande del giudice, ma fece dichiarazioni spontanee con le quali chiese scusa e si disse addolorato per quanto accaduto, spiegando e giurando di non aver assunto alcol ne droga, ma di essere stato colto da un colpo di sonno. (AGI)