Bar Mangialavori

Radici

Scritto da Redazione
Il Catanzaro non esiste per essere mediocrità o annaspare nelle paludi della terza serie. Se questo dovesse essere il suo futuro, allora non è il vero Catanzaro
 
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Dallo “scaldare i cuori”, all’umiliante ma vitale obiettivo del mantenimento della categoria. Se storia e blasone, allora ci può stare, ma quando porti il nome Catanzaro non ti è concesso.

Non ti è concesso perché per quanto ci si prodighi in ogni dove e in ogni campo ad affidare alla “relatività” l’analisi del vissuto, sradicare l’essenza del proprio genoma, francamente mi sembra impossibile. Badate bene “impossibile” non “ingiusto”.

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Se ciascuno di noi porta un nome e un cognome, chi sarebbe disposto a privarsene al grido del “non conta nulla”? Dove sono finiti l’onore, l’etica, il rispetto della propria storia e della propria genesi?

Il realismo, prezioso in ogni analisi, non può correre in soccorso della mediocrità che resta tale e non può essere giustificata da nessuno. Il solo giustificare vorrebbe dire complicità di un andazzo al quale, ahinoi, ci siamo abituati. E l’abitudine è una brutta cosa.

Stadio CeravoloSì, ci siamo abituati ad essere maltrattati politicamente senza muovere un dito, ci siamo abituati alle ruberie, ci siamo abituati a vedere un Nicola Ceravolo che riesce a minacciare l’impossibile primato dell’incompiutezza della Salerno-Reggio Calabria.

In barba a tutte le dichiarazioni propinate di volta in volta ai malcapitati, ai servizi giornalistici portatori di falso ottimismo, alle dichiarazioni “ping pong” rilasciate sistematicamente dagli interessati. Ma i veri interessati dovremmo essere tutti noi che dovremmo godere di un impianto “distinto” e di undici maglie che hanno portato lustro ad una terra in un periodo in cui, se l’avvocato Ceravolo avesse dovuto fare appello ad un sano realismo, non avrebbe di certo raggiunto l’Olimpo del calcio con il vero Catanzaro.

È nostro dovere porgere la realtà (scusatemi il bisticcio di parole) con un sano realismo e non porre quest’ultimo come strumento assolutore dell’incapacità.

Mai abbassare la testa, mai abdicare al proprio passato circoscrivendo a pochi minuti l’eternità di un miracolo sportivo fattosi carne, sangue, sogno e riscopertosi maledettamente reale. I sogni che si fanno realtà, appartengono alla sacralità della vita e non sono quantificabili.

Personalmente non rinuncerò mai a tutto ciò. Non tollererò che nessuno si permetta di stuprare ciò che malgrado tutte le violenze ricevute, non si arrende ad un tracciato piatto e dà ancora segni di vita.

Il derby con il Cosenza? Ma cosa volete che sia per chi ha disputato derby ben più degni di questo nome! Comprendo che le giovani generazioni negli ultimi anni abbiano visto al massimo una serie B e deleghino ad una rivalità il senso di un campionato scellerato dalla pianificazione iniziale al prosieguo.

Le solite pezze vengono messe in abbondanza nel disperato intento di rimediare ai danni di un jeans oramai sfilacciato e bisognoso di un poderoso restauro.

Un Natale in chiaroscuro con pochi chiari ed un timidissimo segnale supportato da una mini-striscia senza sconfitte (e se ci fosse stato un attaccante vero…).

L’augurio è che possa continuare in terra silana, in attesa di un necessario nonché poderoso restyling e di quell’ormai fatidico 29 dicembre, che potrebbe essere anticamera di una palingenesi oppure dell’ennesima illusione servita malamente agli illusi di turno. Ovviamente ci si augura la prima di queste evenienze!

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Tutto scorre. Passano gli anni insieme alle festività, si perde qualcuno (un abbraccio Gianfranco) e nascono nuovi pargoli giallorossi, ma il tempo imperterrito trascorre, irrispettoso dei “farò”, dei “vedrete”, dei “il prossimo anno”.

Cerchiamo di rispettare un po’ di più questa che non è solo una banale unità di misura e ottimizziamo anche il nostro ruolo di “spettatori attivi” di uno spettacolo che appartiene a tutti.

Il Catanzaro non esiste per essere mediocrità o annaspare nelle paludi della terza serie, non scherziamo! Se questo dovesse essere il suo futuro, allora non è il vero Catanzaro. Chi ha l’onore, nonché l’onere, della guida del prestigioso sodalizio deve comprenderlo. O tutto, o niente. Il “vero” Catanzaro non è fatto per i compromessi.

Matteo Patti, degnissimo capitano giallorosso, unitamente ai suoi compagni di squadra, stanno lentamente riconquistando un minimo di normalità. A tutti i protagonisti e a tutti coloro i quali vivono il pianeta Catanzaro, l’augurio di un Santo Natale che possa far nascere una fiammella d’orgoglio, preludio ad un futuro incendio, contagioso per tutti coloro i quali, comprensibilmente, hanno abbandonato la speranza per quello che si spera continui ad essere simbolo di orgoglio delle proprie radici.

Avanti tutta Catanzaro!

Giuseppe Mangialavori

Autore

Redazione

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