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Questioni di scelte, di cuore e d’anima verso nuovi cieli giallorossi

Scritto da Francesco Ceniti

L’editoriale di Francesco Ceniti Direttore di UsCatanzaro.net

Il gol di Iemmello e il successivo abbraccio a Caserta. La trasferta di Bari ha regalato al Catanzaro non solo un punto importante in classifica, ma soprattutto la cartolina che cristallizza l’umore dello spogliatoio: il gruppo è unito, lo ha dimostrando rimontando lo svantaggio e sfiorando la vittoria. Tolto il successo (l’unico della stagione, tra campionato e Coppa Italia) al Ceravolo contro la Carrarese, quella in Puglia è stata di sicuro la gara più convincente: buon avvio, poi un calo e il gol subito, ma una ripresa (al di là delle ripartenze concesse) buona come sviluppo di gioco e per l’impatto dei nuovi entrati. Ma è quell’abbraccio tra il capitano (cuore, anima e classe, il solo imprescindibile con qualsiasi modulo) e il tecnico a darci sicurezza.

Inutile girarci intorno, il cammino del Catanzaro è stato fin qui al di sotto degli obiettivi sbandierati dalla società. E quando i risultati non arrivano, il primo a essere messo in discussione è sempre l’allenatore. Nonostante le difese scontate del ds Ciro Polito, questo è accaduto anche da noi. E non ci riferiamo alle critiche (eufemismo) che i tifosi hanno indirizzato al tecnico fin dal ritiro, critiche spesso figlie di un pregiudizio (l’esonero di Cosenza con il carico dei due derby persi proprio contro il Catanzaro) sfidato dalla società forse troppo a cuor leggero. No, la riflessione (doverosa) c’è stata anche tra la proprietà, perché la Serie B non ammette tentennamenti e comportamenti autolesionistici. Il quadro, del resto, era preoccupante, come la classifica. E quindi dopo il pareggio acciuffato in zona Cesarini con il Modena e con la sosta a fare da cuscinetto, anche l’esonero di Caserta è stato preso in considerazione dalle alte sfere.

Ma prima di fare il passo definitivo, c’è stato giustamente un confronto con la squadra. O meglio, con chi la rappresenta: il capitano. E la risposta è stata chiara: “Le colpe sono nostre che andiamo in campo, al mister va dato altro tempo”. Questa la sintesi. In pratica i calciatori, specie quelli reduci dall’esaltante doppia stagione targata Vivarini, hanno ammesso che cambiare il progetto non era semplice per nessuno e un nuovo scossone poteva essere controproducente. Specie dopo il lavoro fatto nelle ultime settimane, con la semina giusta (leggi modulo, tattica e preparazione atletica mirata, specie sugli ultimi arrivati) che presto dovrebbe dare i frutti sperati. Insomma, il gruppo è dalla parte di Caserta. Così, mentre la sosta è stata fatale a due allenatori (Stroppa e Gorini), il Catanzaro non ha cambiato manico. Il sorriso di Caserta (raro come una giornata senza vento a Catanzaro) spiegava meglio di tante parole perché non si sentisse più seduto su una panchina di spine. C’era un patto con la squadra e quel patto è stato confermato a Bari.

Certo, la classifica resta precaria, serve ora un cambio di passo. L’occasione arriva con le tre gare in una settimana, la prima con il Südtirol che qualche mese fa ci tirò un brutto scherzetto, bloccandoci sul 2-2. Ecco, tocca prenderci il dolcetto, sotto Halloween, dando poi il meglio nella trasferta di Pisa (la capolista) per chiudere questo miniciclo contro il Frosinone, dove è già finita l’avventura di Vivarini. Questo dovrebbe far capire quanto è complicato iniziare da zero un nuovo percorso, specie se la squadra alle prime difficoltà scarica le responsabilità sull’allenatore. La differenza tra le scelte del presidente Noto e di Stirpe è tutta qui. Ma nel calcio le cose cambiano in fretta, il sole può sparire in un battibaleno. L’abbraccio di Bari e il punto conquistato ci hanno riscaldato, però sono già in archivio. Caserta e i giocatori sanno bene che servono nuovi cieli giallorossi. Scherzetto o dolcetto? Lo scopriremo presto.

Foto di Lorenzo Costa per UsCatanzaro.net

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