Non ci piace che la Calabria sia ancora concepita come piccoli feudi con i signorotti del posto a far da padroni, a chiedere e ottenere qualcosa di interesse particolare che cozza con l’interesse generale della regione e con la sostenibilità. Non ci piace che una Regione che deve ancora prepararsi ad affrontare la sfida europea ragioni per città. Però non possiamo non chiederci, mentre tutto ciò accadeva, mentre la convenzione veniva pensata, poi elaborata e prima che venisse firmata, la deputazione regionale e parlamentare di Catanzaro dov’era? E dov’erano i consiglieri e gli assessori regionali di provenienza catanzarese quando lo scorso 1 giugno Scopelliti firmava il decreto? O si vuol far credere ai catanzaresi che non ci sia stato, in sede istituzionale, un minimo di condivisione di ciò che stava per accadere. Questo certo sarebbe più grave dell’accaduto, perchè significherebbe che nei luoghi di governo la democrazia resta all’uscio. E la domanda che ora poniamo al governo della città è una: chi difende l’ateneo catanzarese non con comunicati o prese di posizioni utili a riempire le pagine dei giornali, ma fattivamente? Quanto la città, che con l’Università ha sempre avuto un rapporto terzo, quasi a considerarla altro dalla cinta urbana, ora è pronta a valorizare quello che in ogni parte d’Italia e d’Europa è un tesoro? E d’altra parte, quanto l’Università è disposta a cedere rispetto a quella condizione di Aventino in cui da tempo si è messa, per dialogare con la città? E si badi che non si sta parlando di spostamenti in blocco che senza un’adeguata politica di integrazione sarebbero l’ennesimo flop di una classe dirigente che non ha mai avuto la lungimiranza di guardare alla nostra realtà accademica con sensibilità e prospettiva. Ognuno per la propria competenza e mantenendo la propria autonomia, oggi più che mai, urge che Comune e Ateneo trovino una sintesi per diventare entrambe più forti, anche per resistere ad attacchi esterni. Qui non si tratta di difendere i confini del Sansinato per non far passare lo straniero. Qui si tratta di scrivere un progetto serio e duraturo. Allo scopo abbiamo già iniziato a capire quali sono i punti di incontro tra due realtà che non possono più permettersi un’antitesi. Ci servirà questo a formulare delle proposte che presenteremo al sindaco, che tagliano la politica per raggiungere un obiettivo che è di tutti. Ringraziamo, intanto, tutti quei movimenti e quelle associazioni, come gli amici di “Catanzaronelcuore”, che con la loro attività di monitoraggio della realtà, lontana da ogni interesse particolare, sono da stimolo all’azione di una politica che oggi non può prescindere dall’ascolto della società, ma che, purtroppo, leggendo la recente cronaca politica locale, pare che tanto fastidio dia a chi in “politica” da troppo tempo è protagonista senza aver collezionato alcun risultato concreto di cui la collettività oggi può godere.
Settembre e ottobre saranno mesi che ci vedranno promotori di iniziative e proposte che saranno portate avanti mai contro qualcuno, ma sempre a favore dell’unica cosa che ci sta a cuore, la crescita della nostra città e della nostra regione con lo scopo di affermare un progetto di crescita del nostro territorio, senza perdere tempo ad inseguire inutili campanilismi. Di pari passo incalzeremo la maggioranza di governo della nostra città perchè, trascorsi i cento giorni dal proprio insediamento, crediamo sia giunta l’ora che la stessa ci indichi, concretamente, che tipo di città universitaria si vuole programmare. Sempre se lo si vuole.