Pomezia retrocesso e Catanzaro salvo, almeno per ora. Ma la mannaia della procedura fallimentare, che mai come in questo caso identifica in pieno i fautori dello scempio, pende sulle sorti del calcio giallorosso. Non si può certo festeggiare per una salvezza immeritatamente piovuta dal cielo, ma dentro il cuore di ogni tifoso alberga una piccola fiammella di euforia. E la speranza che qualcuno possa alimentarla ed aprire il nuovo corso. Un nuovo corso ostentato nel 2006 all’inizio dell’era Pittelli, desiderato lo scorso anno prima della fine della stagione, sognato prima della rivoluzione estiva degli organici, svanito il giorno dopo. Una stagione calcistica senza il Catanzaro è stato come un viaggio in Purgatorio, direzione Inferno, vista la gestione politica spartana partorita dalle geniali menti dei nostri concittadini! L’epilogo, inaspettato ed immeritato (lo ribadisco per l’ennesima volta a scanso di equivoci), apre nuovi scenari e l’ennesima ciambella di salvataggio per chi per davvero ha intenzione di far nuovamente rotolare la palla su un rettangolo verde. Il rischio vero, purtroppo, è che come ogni buon Catanzarese pensa, si possa tranquillamente rimandare a dopodomani ciò che in realtà andrebbe fatto domani. E forse sarà proprio questo l’ostacolo da bypassare: vincere lo scetticismo e convincere chi investe (con i soldi veri!) che forse il calcio può rappresentare ancora un affare.
Forse questo l’ha già capito Giovanni Mancuso, ex presidente dell’amata Uesse. La gestione della sua creatura non verrà certo ricordata per i successi maturati sul campo, ma sicuramente per gli investimenti (quelli con la I maiuscola) effettuati per poter dare un’immagine dignitosa alla squadra. Tanta esperienza in campo manageriale, ma poca in ambito calcistico non hanno permesso il salto di qualità. Dopo l’ennesima delusione play-off, la cessione della società al duo Parente-Poggi: semplicemente l’inizio della fine. Oggi dopo la presentazione ufficiale della richiesta di acquisizione del marchio, una domanda è lecita: a che titolo viene presentata una richiesta di acquisizione di un marchio che nonostante abbia veicolato per anni l’immagine del calcio calabrese in giro per l’Italia, oggi rappresenta poco più che un pezzo di carta depositato in un archivio di tribunale?
Certo la città di Soverato è talmente tanto vicina da poter ipotizzare scenari futuri dilettantistici per la gloriosa Uesse 1929. Sognando promozioni a raffica tipo Crotone, illudendosi che partendo dal dilettantismo con una società sana si possano raggiungere traguardi ambizioni, sottovalutando le difficoltà di giocare il cosiddetto “calcio minore”. Ma soprattutto buttando alle ortiche l’ennesima chance di poter ripartire dal Purgatorio, pagando un obolo per l’acquisto di un clone e più o meno trenta denari alla Lega Pro, per riprendere il discorso interrotto all’atto di proclamazione del fallimento.
Il neo-eletto sindaco Traversa non vorrà certo iniziare la sua avventura nella città dei Tre Colli con un nulla di fatto. Dopo aver avuto il “sindaco dei due fallimenti”, Catanzaro vorrebbe evitare di ritrovarsi anche con il “sindaco dei dilettanti”. Il suo programma elettorale, peraltro, prevedeva il rilancio della gloriosa squadra di calcio cittadina. Ed anche se il tempo è tiranno, ci sono forze economiche ed esperienza manageriale da coagulare intorno ad un titolo sportivo: manca solo quella volontà di poter mettere in piedi quanto promesso a più riprese, regalando ai tifosi giallorossi l’emozione di poter parlare solo di calcio. Il tempo della propaganda elettorale è finito, così come si spera siano finite le conferenze stampa, dove si dice tutto senza dire niente, e i tavoli istituzionali serviti solamente ad alimentare illusioni.Adesso servono solamente i fatti!
Uesse o Effeci al momento poco importa. L’unica cosa che conta è vedere di nuovo rotolare quella maledetta palla sul manto erboso del “Ceravolo”. Senza politici di mezzo e avventurieri in società. Ne abbiamo davvero bisogno. Le domeniche senza il Catanzaro sono inutili; le settimane senza il calcio giallorosso sono un continuo girovagare su internet alla ricerca di un passato che, in assenza di un futuro possibile, rappresenta soltanto un’inutile memoria fine a se stessa. Certamente non il punto da cui ripartire.
Il Catanzaro è un bolide fermo a un bivio con le quattro frecce accese. In attesa di un carro attrezzi o di un meccanico (meglio se della Ferrari) per ripartire. Con i suoi tifosi dietro, pronti a rimettersi in marcia.
Massimo Saverino