Un incontro a tratti emozionante quello vissuto ieri nella casa delle culture alla Provincia di Catanzaro. Presiedeva l’incontro la figlia del Presidentissimo Mariella Ceravolo, ottimo padrone di casa è stato Gianni Bruni mentre Pittelli aveva preferito tentare di sgambettare il governo Prodi nella incerta seduta del pomeriggio. Tentativo vano, peraltro, e per questo bene avrebbe fatto il primo presidente della storia dell’effecì a emozionarsi coi vari Martino, Pasquale Ripepe, Bigagnoli, Albano, il vecchio giudice Blasco, Raffaele Zinzi e tanti altri crani canuti fortunati protagonisti di una Catanzaro sparita.
Mancava Pittelli ma mancavano anche e soprattutto tanti ex giocatori di quelle stagioni, i Silipo, i Lorenzo, i Mauro, i Palanca, i Mazzone, i Di Marzio, unica concessione è stata la scontata presenza di Improta, che ha dovuto fare poca strada e poi non lesina certo le sue apparizioni in occasione di celebrazioni, anzi.
Prima del dibattito è stato proiettato un videodocumentario di mezz’ora curato da Vittore Ferrara e Carlo Talarico. Mezz’ora col fiato sospeso. Chi scrive non è mai stato prodigo di elogi a Ferrara, ma i complimenti di oggi sono sinceri e si uniscono al ringraziamento per quella meravigliosa mezz’ora che ha testimoniato in modo perfetto cos’era Catanzaro, chi la rappresentava e a quali inimmaginabili vette era giunto un grande condottiero con un manipolo di avveduti collaboratori e finanziatori.
Grazie ancora, Vittore, grazie ancora, Carlo.
Esce fuori nitida dalle immagini e dai ricordi, al netto dell’ovvia iconizzazione nostalgica di chi non è più, la statura nazionale di chi trattava da pari coi Franchi, Boniperti e Fraizzoli, e che aveva portato la squadra di una piccola città impiegatizia a rappresentare la Calabria in un selezionatissimo campionato di serie A, quello a sedici squadre di quegli anni. Nel caso del rapporto con Boniperti, a dire il vero, il rapporto di parità sembra venire un pò meno, emergendo chiaro dai racconti di Don Nicola un chiaro timore reverenziale del piemontese nei confronti del Nostro, più smaliziato e sottile. Tribuzio, Mammì, la juve soffriva il Catanzaro, a ripeterlo oggi fa un pò strano.
Tornando a noi, i contributi di Ripepe, di un emozionato Tigani e di un affabilissimo Martino precedevano il vero momento choc dell’incontro: l’intervento dell’ex Presidente Albano. Uno vero, uno che abbiamo amato e detestato ma che a vederlo lì ripensi a cosa vuol dire un Presidente e ti emozioni. Racconta come, di notte, con l’ausilio dell’Avvocato Paparo, prese il Catanzaro (“Ma come, Pino, ti sei impazzito? A quest’ora? Richiamami fra dieci minuti che siamo in Consiglio”). Gli chiedono di riprendersi la creatura che abbandonò quindici anni orsono, lui si commuove e non chiude le porte. Anzi dice di essere vicino alla squadra e di aver promesso un premio di cinquantamila euro per i Playoff e una sorpresa in caso di promozione. Tornare? Magari l’anno prossimo, dice. Si respira in sala un afflato più emozionale che razionale, un Albano bis sembra più una concessione ai ricordi che non una concreta possibilità di cambio societario. Ma lui è lucido, altrochè se lo è. Lui era il più emozionato e il più lucido di tutti, di sicuro più presente di chi gli chiedeva un immediato ritorno in sella. Lucido e tagliente, come quando parla del fallimento e dice che lui aveva fatto di tutto per evitare l’ingloriosa fine della storia. Ai posteri e alla storia le sentenze, ardue e complesse. Ieri era solo una festa. A seguire ci si è trasferiti ai piani superiori per la mostra fotografica, che consigliamo per la qualità delle immagini esposte. Mancavano tanti oggetti, ieri, da vedere e da vivere. Magliette d’epoca, palloni, coppe. E l’idea di un museo permanente della storia dell’Uesse Catanzaro sarebbe il giusto omaggio ai giovani di una catanzaro che, come testimoniato ieri da uno degli intervenuti, era “imbevuta di calcio”, nel suo midollo.
Raccontare quel periodo attraverso degli oggetti travalicherebbe il fattore sportivo: sarebbe come raccontare la Catanzaro di quegli anni, e la Storia ha sempre da insegnare. Ma lanciare un’idea è più facile che realizzarla e realizzarla bene, non c’è dubbio. Ma si parte sempre da un’idea, anche se poi rimane relegata in un plastico. Sta agli uomini di buona volontà e di ottime capacità. Se ve ne sono.
Auguri Don Nicola, anche da parte nostra. E da lassù, se puoi, indirizza qualcuno quiggiù a ridare vita a una creatura che, in passato, era l’anima di tutta una città.
Giannantonio Cuomo