Prima di addentrarci sulla partita e sulla breve analisi tecnica è doveroso spendere due parole sui tifosi giallorossi. Non tanto per le dichiarazioni d’amore di Cosentino rilasciate a fine partita, ma perché ciò che stiamo per raccontare lo abbiamo vissuto direttamente noi di UsCatanzaro.net, presenti come sempre in ogni luogo dove gioca il Catanzaro.
Non stiamo lottando per la promozione ma ci troviamo in una posizione di classifica ibrida per via della graduatoria corta. L’entusiasmo non è alle stelle fra i tifosi giallorossi. C’è però da conquistare una salvezza in Prima Divisione che, pur non essendo un traguardo ambito, è pur sempre un obiettivo importante, specie se rapportato ai lunghi anni d’umiliazione subiti dai tifosi giallorossi. Credevamo che la rappresentanza giallorossa sarebbe stata intorno alle 100 unità, compresi i residenti al centro nord. Sbagliavamo. Arrivati a Prato, nel centro città s’intravedono le prime pattuglie di tifosi con con sciarpa al collo. Manca un’ora alla partita, davanti allo stadio: “il giallo della terra e il rosso del mio cuore” aumentano. Alla fine saremo fra tribuna e settore ospiti circa 300, malgrado Maroni, la sua tessera e tutte le difficoltà contingenti per acquistare un biglietto.
Incontri persone che non vedevi da anni, qualcuno dalla famigerata partita al Flaminio. Si avvicinano per salutare gli amici che arrivano da Catanzaro (una ventina) e dalle altre città d’Italia dove c’è traccia di Catanzaro. Ci si abbraccia e ci si saluta. Qualcuno ha l’accento padano, altri toscano e con l’acca aspirata, ma quando parli di Catanzaro e dei ricordi, tutto diventa nostrano. “Nu simu e Catanzaru” ti dicono quasi con le lacrime agli occhi, e allora capisci che malgrado tanti anni “la scorza” rimane sempre. Volente o nolente la tua squadra del cuore, oltre agli affetti familiari, è forse una delle poche cose che non ti fa spezzare il cordone ombelicale con la tua città e con le tue origini. Ah, se lo capisse chi amministra la nostra città! Infine, davvero emozionante vedere padri di famiglia residenti da anni al Nord, portare i loro figli (“polentoni” a tutti gli effetti) con tanto di sciarpa o bandiera giallorossa. Un esempio per tutti: a loro i nostri ringraziamenti. Siete davvero immensi.
“Noi siamo il Catanzaro” è il coro all’entrata in campo delle squadre, che sovrasta i cori dei pochi tifosi tocani. Qualcuno di loro si avvicina alle grate della tribuna e ci guarda stupefatto e scatta qualche foto ricordo. Ok, può bastare e speriamo di essere stati chiari. “Il Catanzaro c’è solo il Catanzaro”, non si dice tanto per dire. In campo c’è Masini per Fioretti, mentre Quadri e Catacchini sostituiscono gli squalificati Ronaldo e Bacchetti. Fiore è sposato sull’ala destra e vince il ballottaggio con Carboni. Il tecnico Cozza abbandona il 3-5-2 e schiera per la prima volta da quando allena il Catanzaro la difesa a quattro, il modulo è un 4-4-1-1.
La partita è disturbata dal vento e spesso le traiettorie sono falsate. Prato e Catanzaro si affrontano a viso aperto ma nessuna delle due squadre ha un predominio netto sull’altra se non in particolari momenti della partita. Troppo alta la posta in palio, così come la paura di perdere e di compromettere la salvezza. Sino al 40esimo sfida e occasioni da rete sono alla pari con Tiboni autore di una girata al volo che lambisce la porta difesa da Pisseri e con Castiglia che prova da fuori. Il Catanzaro tiene bene il campo e Squillace è intraprendente sulla sua corsia di competenza.
Ciò che accade fra il 30′ e il 40′ potrebbe segnare la partita del Catanzaro. Ancora una volta in una partita tutto sommato corretta si erge a protagonista l’arbitro di turno. Innanzitutto ammonisce Conti per un contrasto aereo, costringendolo al 39′ a far passare l’ala sinistra avversaria per non commettere un fallo che potrebbe pregiudicare la sua partita. Purtroppo il cross arriva, e Sirignano, già ammonito in precedenza per simulazione (quando i giallorossi nell’arco di un minuto avevano reclamato due rigori) tocca di mano. Come avvenuto in altre occasioni, la pena è severissima: “il muro” espulso, Catanzaro in dieci e rigore per il Prato. Pisseri questa volte è grande: intuisce il tiro di Napoli e para. Esultano i catanzaresi sugli spalti ma bisognerà giocare in inferiorità numerica per quasi un’ora di partita.
Finalmente si sveglia Russotto che subisce un fallaccio da parte del suo marcatore Bisoli. Il signor Auereliano, forse per compensare gli errori precedenti, estrae il rosso diretto e la parità numerica è ristabilita. Nell’espulsione a rimetterci sono comunque i giallorossi, che perdono un centrale di difesa mentre l’altro (Conti) deve stare attento poiché ammonito. Nei minuti finali del primo tempo la partita è strana: prima il Catanzaro (quando è ancora sotto di un uomo) colpisce una clamorosa traversa con un gran tiro da fuori di Masini. Poi è il Prato, che approfittando dal pericoloso momento d’imbarazzo per il nuovo posizionamento da tenere in difesa, si riversa in avanti creando angoli a ripetizione e sfiorando il goal alla sinistra del palo difeso da Pisseri con una spizzicata di testa.
Bisogna anche segnalare che nel frattempo Cozza in tre minuti si era giocato due cambi. Mentre Orchi era pronto per subentrare a Squillace, il fallo provocato da Russotto aveva ristabilito la parità numerica. Il Catanzaro aveva già chiesto al collaboratore di linea il cambio, forse un attimo di esitazione, forse dalla panchina si voleva cambiare qualcosa, ma in ogni caso Orchi entra per Squillace. Sulla corsia occupata da terzino di Bagnara, si sposta Fiore, ma in quei pochi minuti pericolose praterie si aprono per i biancoazzurri su ambo le fasce. Cozza se ne accorge e toglie Fiore. Perché non farlo prima senza sprecare un cambio? E’ quello che tanti si chiedono. Tra l’altro Sabatino è un difensore che ha le stesse caratteristiche di Squillace anche se con meno attitudine alla spinta.
Anche nei primi minuti della ripresa si soffre. A centrocampo Quadri, che era partito timoroso, prende coraggio, Benedetti lotta come un leone e alla fine sarà il migliore in campo, mentre Castiglia spesso è fuori dal gioco ed è troppo lezioso indisponendo non poco i tifosi giallorossi. Con il vento a favore i ragazzi in maglia azzurra spingono e ora hanno una netta supremazia. Per fortuna che Cozza se ne accorge e chiede a Sabatino e Catacchini di andare e proporsi sulle fasce per non rimanere schiacciati. Si alza anche la difesa e la pressione diminuisce. Russotto comincia a giocare e ma alla fine provocherà due espulsioni più tutte le ammonizioni subite dai pratesi. Con il baricentro in avanti il Catanzaro crea qualcosa. Sabatino perde l’attimo decisivo dopo una bella incursione e Quadri batterà tre corner di fila senza esito.
La partita va avanti fino all’80’, poi subentra la paura di perdere. Il risultato dell’anticipo di venerdì e le notizie della ormai certa sconfitta interna del Viareggio placano i bollenti spiriti dei ventidue in campo. Inizia una fastidiosa melina, ancor più incomprensibile nel momento in cui il Prato rimane in nove uomini per l’ennesimo fallo subito da Russotto. Cozza in precedenza era stato espulso per aver protestato con il collaboratore di linea. La partita va avanti stancamente e non accade più nulla. Un punto ciascuno può bastare. Per come si era messa al 40′ del primo tempo, stavolta possiamo dire che la dea bendata si è ricordata del Catanzaro e di tutte le volte in cui in inferiorità numerica aveva perso.
E’ un pareggio positivo ma non servirà a nulla se il Catanzaro non conquisterà i tre punti con la Carrarese nell’ennesima finale di questo equilibratissimo campionato, dove addirittura le tre ultime in graduatoria (Carrarese compresa) lottano per qualche obiettivo. Domenica saremo ancora senza alcuni titolari, rientreranno Bacchetti e Ronaldo ma l’augurio è che i 3/4mila che assieperanno il “Ceravolo” avranno lo stesso cuore, la stessa voce e la stessa passione degli eroici tifosi giallorossi di ieri. In poche parole, domenica bisognerà giocare in dodici e sostenere i ragazzi dal primo al novantesimo minuto affinché il “Noi siamo il Catanzaro” trovi ancora una volta conferma.
Salvatore Ferragina