Provenza, the day after. Dopo aver rimesso il suo mandato nelle mani della società chiedendo la rescissione consensuale del contratto, il tecnico salernitano affida in esclusiva a UsCatanzaro.net le sue riflessioni. Una panoramica a 360° sui rapporti con la proprietà e con i dirigenti, con i tifosi e i giornalisti. Un’analisi della stagione, tra meriti ed errori, tra momenti di gioia e situazioni d’emergenza, tra scomodi paragoni coi cugini cosentini e il maledetto 7 giugno. Pronto a ripartire con gli stessi stimoli se ci saranno le condizioni e se il Catanzaro vorrà.
Provenza: “Mi sembrava un atto dovuto ancorché atipico. Quando ho stipulato il contratto c’erano alcune persone, adesso altre. Volevo agevolare il difficile percorso che la società sta compiendo in questa settimana (ndr: per l’iscrizione), senza essere un peso. Quando saranno definite, le nuove figure societarie potranno scegliere liberamente se rivolgersi ancora a Provenza o fare altre scelte. Con serenità e tranquillità. Mi piacciono le sfide e le idee. Credo in determinati valori”.
.net: Il suo gesto vuole essere uno stimolo per la società oppure c’è qualche squadra dietro?
Provenza: “No. Ho avuto 4 proposte nelle scorse settimane (una di categoria superiore). Ma io non faccio il doppio gioco. Ho sempre risposto di avere un contratto col Catanzaro. Quelle squadre ora hanno fatto altre scelte. Il mio gesto è stato ponderato molto bene. Più che uno stimolo vuole essere un presa di coscienza. Un fatto di coerenza che vada al di là delle parole”.
.net: Qual è la situazione all’interno della società? I rapporti tra soci si sono palesati col “weekend dei comunicati”…
Provenza: “Si, sono alcuni casi. Ma non è una questione di singoli. Si può anche rinunciare ad un calciatore perché costa troppo e magari in quel reparto si può sostituirlo. Ma ci deve essere dietro un progetto complessivo che naturalmente contempli anche valutazioni economiche e non solo tecniche. I calciatori sono un patrimonio della società, non solo tecnico ma anche economico. Mi hanno chiesto di fare dei nomi di giocatori per la prossima stagione. Ma io mi sono opposto perché non aveva senso in quel momento. E invece, nonostante la situazione, si continua a parlare con i procuratori prospettando rialzi ad alcuni calciatori”.
.net: Ha parlato in questi giorni col Presidente Bove?
Provenza: “Si. Ieri mi ha telefonato per la seconda volta in un anno dopo aver saputo che avevo convocato i giornalisti per la chiacchierata di Davoli. Gli ho detto che non avrei parlato di cose che lui già non sapesse. Mi ha risposto di essere rammaricato per non aver mai potuto parlare di calcio con me. Bove è una persona che sta spendendo tutto il suo tempo e le sue energie (anche psicologiche) per il Catanzaro. È assolutamente da apprezzare. Ma spesso la passione e la fede possono essere un fattore negativo e offuscare le menti. Nel calcio serve raziocinio, freddezza, a volte anche spietatezza. I soci sono tre persone genuine e appassionate. Ma servono anche altre cose”.
Provenza: “Questo deve chiederlo ad altri. Comunque penso di sì. La società sta lavorando tanto”.
.net: Da osservatore interno e ancora interessato, secondo lei cosa ci vorrebbe per guarire il Catanzaro?
Provenza: “Come già le dicevo la scorsa volta, sono rimaste le macerie. Alla base di un progetto-calcio, secondo me, c’è bisogno di un’idea gestionale di prospettiva, non legata alla contingenza e a situazioni di continua emergenza. È necessario investire sulle risorse umane, sulle capacità e sulle professionalità. Specie in questo periodo di crisi economica che investe tutti i settori e anche tantissime società di calcio. Bisognerebbe trovarsi in vantaggio, con risposte pronte, per non farsi travolgere dalla crisi”.